domenica 2 settembre 2012

UCCIDE IL VIOLENTATORE, LO DECAPITA E LANCIA LA SUA TESTA NELLA PIAZZA DEL PAESE


Francamente sono rimasto piuttosto sconcertato nel leggere la notizia di questa giovane ragazza turca che, costretta a subire violenze sessuali da un uomo, e rimanerne incinta, alla fine si sbarazza del suo aguzzino mica denunciandolo ma uccidendolo con tanto di pallottole sui genitali prima di finirlo. Dopodiché gli taglia la testa e la butta nella piazza centrale del paese in cui vive, a far vedere che l'onta è stata lavata. Fin qui, potrebbe essere solo una bruttissima storia, finita peggio, che poteva capitare ovunque. Succede che le madri uccidano i figli, potrà anche accadere che una donna violentata uccida il suo stupratore. Sono fatti per fortuna rari, ancorché impressionanti quando accadono. Poi però uno legge l'articolo e apprende che in certe regioni della Turchia la cosa non è così episodica, che la legge del taglione non è magari portata avanti dalla vittima ma dai parenti di lei, e che per evitare questo - e tutte le conseguenze giuridiche del caso -  si arriva all'incredibile estremo opposto : si spinge al suicidio la donna che ha subito la violenza.
Dulcis in fundo, la ragazza di cui trattiamo, alla 14 settimana di gravidanza, non può abortire (superate le 10 settimane) e del resto la Turchia di Erdogan pare intenzionata ad abolire proprio  l' istituto in sé.
Lei, a questa prospettiva, ha minacciato di uccidersi.
Io ricordo, fin dai tempi del liceo, che una cosa faceva regredire le moderne compagne di scuola a irinni vendicatrici : la violenza sessuale. Si andava dalla pena di morte alla meno cruenta ma comunque definitiva castrazione. La fidanzatina di banco, a me che chiedevo ragione di tanto furore irrazionale (non che non capissi la gravità del reato, ma rimanevo colpito da quella che mi pareva la sproporzione della punizione invocata), mi spiegò che lo stupro per una donna è un terrore atavico, ancestrale, trasmesso per inconscio collettivo. E non era ammissibile, in una società finalmente moderna, aperta all'emancipazione femminile, alla libertà delle donne di uscire e vivere con pienezza la propria vita, che le stesse fossero ancora sottoposte a questo incubo.
Immagino quindi l'istintiva solidarietà e compassione per questa giovane donna turca.
Certo che, nel leggere l'articolo di Elmar Burchia sul Corriere on line, la mia contrarietà all'idea di una Unione Europea allargata alla Turchia si è inevitabilmente rafforzata.
Ma giudicate voi.



 TURCHIA E LA LEGGE DEL TAGLIONE:
UCCIDE E TAGLIA LA TESTA AL SUO VIOLENTATORE

 Ma il governo vorrebbe vietarle l'interruzione di gravidanza
Un dramma nella provincia turca scuote tutto il Paese: una ragazza di 26 anni ha sparato al suo stupratore e lo ha ucciso, dopodichè ha tagliato la testa dell’uomo e l’ha gettata sulla piazza del paese. Ora minaccia il suicidio se non può abortire il bambino che tiene in grembo. Un caso spinoso in un Paese dove l’esecutivo è intenzionato a vietare l'interruzione volontaria di gravidanza. 

DELITTO D’ONORE - Ha deciso di farsi giustizia da sola. Con un gesto brutale e draconiano ha regolato i conti col suo aguzzino una volta per tutte. La protagonista della triste vicenda è la giovane Nevin Y'nin. Siamo a Isparta, provincia della Turchia occidentale. L’uomo avrebbe abusato ripetutamente della ragazza, mettendola a tacere con la minaccia di distribuire foto nude di lei ai vicini di casa. Sulla testa della giovane ora pende anche una seria minaccia di morte. Nella Turchia rurale, ma anche in quella delle grandi città, è infatti ancora aperta la piaga dei controversi «delitti d’onore» (in forte aumento dal 2005 secondo le statistiche): le famiglie puniscono le sospette adultere, le donne sessualmente «perverse» e vittime di violenza sessuale, facendole assassinare dai propri famigliari o costringendole al suicidio per evitare così lunghi anni di carcere a padri, mariti e fratelli, chiamati dalla legge d’onore a vendicare l’onta subita. La vera ragione di questi omicidi di mogli, madri, sorelle o figlie - purtroppo - è spesso legata al denaro, al sostentamento delle famiglie coinvolte. 

VIOLENZA - Il martirio di Nevin è iniziato una notte quando il suo stupratore ha fatto irruzione in casa e si è avventato con ferocia e a mano armata su di lei. Da allora l'uomo le ha fatto visita una volta alla settimana costringendola ogni volta ad avere rapporti sessuali. Un tormento andato avanti fino a quando non è stata la stessa Nevin a decidere di rovesciare i termini commettendo anche lei un «delitto d’onore». Come riferisce il quotidiano Hürriyet, alla domanda dei concittadini su chi fosse quella testa gettata in strada, la ragazza ha risposto: «Di uno che si è preso gioco del mio onore». 

ABORTO - La raccapricciante vicenda sta scuotendo in questi giorni tutta la Turchia. La ragazza - nel frattempo in carcere - è infatti al quinto mese di gravidanza e vuole ad ogni costo abortire quel figlio concepito col suo violentatore. Se le verrà impedito - ha minacciato - intende uccidersi. Da qualche mese a questa parte in Turchia è in atto un vero e proprio giro di vite contro l’aborto: il premier islamico conservatore Tayyep Recip Erdogan aveva già annunciato a maggio l’intenzione del suo governo di presentare «in tempi rapidi» un disegno di legge contro interruzione volontaria di gravidanza. Attualmente l’aborto in Turchia è vietato dopo la decima settimana di gravidanza. Secondo quanto racconta l’agenzia di stampa turca, Dogan, Nevin Y'nin avrebbe già dei figli di due e sei anni; voleva abortire prima di assassinare l’uomo, non poteva perchè si trovava già alla 14esima settimana. Prima di decapitare il suo aguzzino la donna ha sparato diversi colpi con un fucile a pallini mirando ai genitali, ha spiegato la polizia. «Minacciava di raccontarlo in giro», ha confessato Nevin nell’interrogatorio. «Quest’anno mia figlia inizia la scuola e tutti l’avrebbero presa in giro. Ora nessuno può più farle del male. Tutti diranno: è la figlia della donna che ha salvato il suo onore».

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