Leggendo l'Incipit dell'articolo odierno di Davide Giacalone , il riferimento a Formigoni, pensavo che uno dei miei opinionisti più apprezzati si fosse dedicato all'argomento politico del giorno , vale a dire l'azzeramento della giunta lombarda, e la nuova versione del "resistere, resistere, resistere" di Borelliana memoria in salsa "Celeste". Francamente l'argomento NON mi appassiona. Capisco che la Lombardia sia la principale regione italiana per PIL, che governarla è come governare la Baviera, che l'idea di poter scalzare Formigoni e vincere (a proposito, ci provò politicamente non giudizialmente, Penati..., qualcosa questo nome vi ricorda ? ) nel regno della Padania è un sogno per la sinistra che a Nord, il cuore economico dell'Italia, non vede luce da 20 anni, quindi il dibattito ferve. Però che volete, rimango più colpito dalla Corte Costituzionale che dichiara illegittimo un provvedimento legislativo che decurta i lauti stipendi degli alti magistrati che non che un assessore rubi. Certo, qui si parla di ìndrangheta calata al Pirellone, cosa grave, indubbiamente e anche pericolosa. Però resta che i numeri lombardi, per produttività, per livello sanitario, pure in tempo di crisi, li vorrei per il mio Lazio, e quindi credo che i 15 anni di Formigoni alla fine avranno, al di là del mesto epilogo, un bilancio buono. E io da ragazzo ammiravo Giolitti, nonostante la Banca Romana. Lo so, sono poco "etico". Mi piacciono quelli che sanno far funzionare le cose, e pazienza se a volte fanno compromessi. Vi dirò di più, pazienza anche se fanno soldi. Per me l'importante è che sappiano governare la res publica ( chi ama la storia romana sa a cosa mi riferisco ).
Per fede nello scrittore, sono andato oltre l'inizio e sono stato premiato con un post molto bello sulla questione GIUSTIZIA. Scritto in modo provocatorio, come spesso è stile del "nostro", graffiante, vero.
Si parla della colpa del centro destra , della sua responsabilità politica di non aver combattuto veramente, coraggiosamente, la battaglia della riforma giudiziaria.
Una verità amara, da ripassare
Buona Lettura
La colpa politica
Roberto Formigoni avrà pure cinque assessori finiti in
cella, ma Nichi Vendola è accusato di avere intrallazzato nella sanità e Vasco
Errani di avere finanziato il fratello. Perché appuntare tutta l’attenzione sul
primo e lasciare che sguscino via gli altri? Inoltre: perché chiedere che si
dimetta Formigoni, senza chiedere che si dimettano anche altri che, dal punto
di vista giudiziario, sono più inguaiati di lui? Leggo e sento che si
diffondono ragionamenti simili. Che sono radicalmente sbagliati, perché
moralistici e non politici, legati ancora alla devianza giustizialista e poco
ancorati alla regolarità della vita pubblica. Credo che Formigoni debba dimettersi.
Anche ribadendo, se lo crede, la propria totale innocenza (a parte l’idea di
andare in vacanza con un fornitore, che forse non è un reato, ma è una colpa).
Deve andarsene perché sul suo caso il centro destra deve misurare l’interezza
del proprio fallimento in tema di giustizia: dopo tante battaglie, dopo mesi
passati in trincea, siamo ancora fermi all’Italia dell’accusa, priva di
sentenze. E’ una responsabilità politica enorme, che devono pagare.
Trovo incivile e vergognoso che un imprenditore e un assessore
soggiornino da quasi un anno in galera, non a scontare una pena, ma ad
attendere l’esito delle indagini. Come loro tanti altri, e come tanti ora uno è
stato scarcerato, per cominciare ad attendere una sentenza che verrà. E trovo
ancora più rivoltante che non si abbia il coraggio di denunciarlo. Ma chi lo
deve fare? Una sinistra che ne gode? Che dal 1992 ha coltivato il lato
peggiore del proprio hegelismo (da loro praticato più nella versione fascista,
che in quella comunista), preferendo la vittoria contro avversari che pagavano
il prezzo del loro opporsi al giustizialismo? O lo deve fare la destra, quella
nuova corrente nata proprio dal crollo delle forze politiche precedenti, fatte
fuori per via giudiziaria, ma poi affermatasi nel rifiuto di tale sistema?
Quella stessa destra, che non sa difendere un proprio parlamentare
dall’arresto, non sa difendere i propri uomini, non sa difendere neanche le
proprie proposte? Così tocca a noi, come è sempre stato. E lo facciamo per
convinzione e amore del diritto. Ma mica siamo fessi: il centro destra ha
tradito le proprie promesse, non ha condotto le giuste battaglie, non ha
riformato la giustizia. E queste sono colpe.
Si dirà: la magistratura ha martellato la destra assai più
della sinistra. Vero. Più che altro funziona così: se capita che s’inquisisca a
sinistra l’interessato si sospende, i suoi capi lo ringraziano e gli confermano
stima, tutti s’inginocchiano davanti al giudice e i giornali non esagerano
nello sfruculiare; se inquisiscono uno di destra l’interessato nega anche
d’essere nato, i suoi capi dicono di non averlo conosciuto, tutti strillano per
una persecuzione che è tanto evidente quanto meritata e i giornali vanno a
interrogare anche i fidanzatini dell’adolescenza, per stabilire se già sui
banchi faceva certe cose. Quindi sì, è vero.
Ma anche questa è una colpa. E
siccome dovrebbero essere consapevoli di tali loro debolezze, i signori del
centro destra avrebbero dovuto provare non a fare l’imitazione dei
professionisti della dissimulazione, che stanno dall’altra parte, ma a
rimettere il treno della giustizia sui giusti binari. Dopo di che: chi è
colpevole va in galera e chi è innocente fa causa a chi gli ha procurato danni
irragionevoli.
Quante volte lo abbiamo detto e scritto? Invece, nisba.
Eppure rimediare era facile, le cose da farsi le abbiamo elencate decine di
volte, al punto che possiamo recitarle a braccia conserte, come le poesie alle
elementari. Ma loro hanno fatto guerre epocali per fregnacce sesquipedali. E
hanno pure perso. L’hanno sfangata portandosi appresso la nomea di criminali,
che non è un gran successo. E oggi sono in grado di dirti: non è colpa nostra,
ci hanno combattuti, divisi, comprati, ricattati. Tutto vero, ma tutte colpe.
Questa storia andava chiusa prima, con una rottura dura e chiara, chiedendo
agli elettori di giudicare. E sarebbe stato trionfo dello Stato di diritto.
Invece hanno accomodato, abbozzato, tirato a campare. Quindi, per colpa
politica, ora si dimettano. E capiscano che l’elettorato moderato e riformista,
in Italia, era e resta largamente maggioritario. Ma non si fida di loro.
Neanche degli avversari, certamente. E sai che bella consolazione.
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