Adesso vedremo cosa farà il GIP Todisco ora che il Governo ha varato un Decreto Legge per il quale l'Ilva deve restare aperta. Il Conflitto di attribuzione dei poteri poteva essere sollevato già mesi fa dall'Esecutivo che però non volle lo scontro e confidò che la nuova attenzione mostrata, l'adozione di un piano finalizzato a ristrutturare gli impianti per ridurre l'inquinamento senza peraltro compromettere irreversibilmente l'esistenza del complesso industriale, avrebbe indotto la magistratura di Taranto, Procura e Giudice, ad un atteggiamento di collaborazione. Siccome gli è stato risposto che "Dura Lex sed Lex " (che poi è da vedere, ma intanto il pallino è in mano a loro) , ecco che per evitare il disastro economico Monti prende coraggio e dice : la legge la faccio io. Adesso vediamo se è saranno i magistrati a portare la questione davanti alla Corte Costituzionale, o contestando loro l'invasione di campo, o sostenendo più semplicemente l'incostituzionalità del provvedimento varato. Un bel casino, dove le "tifoserie" si spaccano ma dove l'ILVA è solo la punta dell'iceberg. Come diceva il buon Landini l'altra sera a Spazio Pubblico da Santoro, non c'è solo l'ILVA in Italia a inquinare, e anzi lo stesso capo Fiom ammetteva che negli anni non è che l'Azienda non avesse fatto proprio nulla per migliorare le cose, ma in maniera del tutto insufficiente. Il problema, sosteneva, forse con maggiore sincerità di altri, il Leader del sindacato più rosso d'Italia, è che nella concorrenza globale, per tenere bassi i costi e competere con paesi dove le regole, l'ambiente, la tutela del lavoro e della salute non sanno nemmeno cosa siano, è praticamente impossibile. Discorso vecchio (il che non lo fa essere meno vero ). Che la questione sia assolutamente controversa lo dimostrano anche le prese di posizione che non ti aspetti. Ieri, sul Corriere della Sera, è apparso un allucinato editoriale di Sergio Rizzo che rimproverava, in prima pagina, Bruno Ferrante, il presidente attuale dell'ILVA, di aver accettato e di conservare una carica così compromessa, lui che era stato per decenni un onorato servitore delle istituzioni in qualità di Prefetto di Milano. Un moralismo d'accatto che giustamente un mio amico e collega, Manuel Sarno, ha definito degno degli Ayatollah iraniani. Ferrante oggi ha elegantemente risposto che proprio per il suo senso dello Stato e quindi del bene del Paese, aveva accettato questa difficile sfida. Dopodiché su un foglio di comunisti nostalgici, come Rinascita, compare l'elogio dell'iniziativa del governo di provvedere con un decreto legge per consentire alla fabbrica di restare aperta e salvare così i posti di lavoro......Mah !
Personalmente, ho scritto più volte come la penso. Un problema incancrenito, con responsabilità diffuse, che solo l'ostinazione di un giudice ideologizzato ha condotto ad un punto in cui "tirare a campare" ( e a morire magari ) non era più possibile. La furia della Todisco ha avuto un suo perché, visto che in Italia solo con la pistola alla tempia ormai facciamo le cose. Poi però quella pistola bisogna abbassarla, e invece questo giudice non pare disposto a farlo. Vedremo ora che LA LEGGE dispone cose diverse.
I provvedimenti «di sequestro e confisca dell'autorità giudiziaria non impediscono all'azienda di procedere adempimenti ambientali e alla produzione e vendita secondo i termini dell'autorizzazione».
Mancava solo che scrivessero "Todisco, mo' hai capito ??? " Il Gip si atterrà alla norma, come suo dovere ? Tutto da vedere.
Ecco la cronaca del Corriere on Line
Ilva, c'è il decreto: la produzione va avanti
Aia diventa legge, superata la decisione del gip
Il governo approva il decreto per salvare la produttività
dell'Ilva: «Il decreto di oggi mira a garantire la continuità produttiva e la
salvaguardia dell'occupazione presso lo stabilimento di Taranto, nel pieno
rispetto delle fondamentali esigenze di tutela della salute e dell'ambiente,
imponendo lo scrupoloso rispetto di tutte le prescrizioni adottate dalle
autorità amministrative competenti». Riferisce una nota di Palazzo Chigi,
giunta dopo una riunione durata sei ore. Si stabilisce che la società Ilva
«abbia la gestione e la responsabilità della conduzione degli impianti e che
sia autorizzata a proseguire la produzione e la vendita per tutto il periodo di
validità dell'Aia. L'Ilva è tenuta a rispettare pienamente le prescrizioni
dell'autorizzazione ambientale».
I provvedimenti «di sequestro e confisca
dell'autorità giudiziaria non impediscono all'azienda di procedere adempimenti ambientali e alla produzione e
vendita secondo i termini dell'autorizzazione».
IL GIP NEGA IL DISSEQUESTRO - Soltanto due ore prima della
riunione del consiglio dei ministri che ha dato il via libera al decreto, il
gip Patrizia Todisco, magistrato che con le sue ordinanze ha aperto la
questione Ilva, aveva respinto un ulteriore richiesta di dissequestro.
LA FIDUCIA DI MONTI - Ma per Monti la nuova decisione del
magistrato tarantino non rappresenta una sorpresa: «In quel momento non c'era
ancora il decreto legge». Nella conferenza stampa che ha seguito la riunione di
Palazzo Chigi, il premier ha detto che la vicenda dell'Ilva «è la dimostrazione
plastica di errori reiterati e delle incoerenze delle realtà imprenditoriali e
delle pubbliche amministrazioni che si sono sottratte alle responsabilità e al
rispetto della legge». Monti ha ricordato che «l'intervento della legge si è
reso necessario in quanto il polo di Taranto è un asset strategico per
l'Italia». E poi perché «non possiamo ammettere che ci siano contrapposizioni
drammatiche tra salute e lavoro, tra ambiente e lavoro e neppure è possibile
che l'Italia possa dare di sé in un sito così emblematico, un'immagine di
inconciliabilità tra valori che sono tutti di grande importanza come
occupazione, ambiente, salute e beninteso il rispetto della legge». Ora, è
l'auspicio del premier, «lavorando con le parti sociali, l'azienda, i
sindacati, le istituzioni locali, si può, e speriamo che la realtà si incarichi
di dimostrarlo, creare il clima serenità necessario per soddisfare tutte le
esigenze».
AIA HA VALORE DI LEGGE- «Con il decreto appena varato,
all'AIA è stato conferito lo status di legge, che obbliga l'azienda al rispetto
inderogabile delle procedure e dei tempi del risanamento. Qualora non venga
rispettato il piano di investimenti necessari alle operazioni di risanamento,
il decreto introduce un meccanismo sanzionatorio che si aggiunge al sistema di
controllo già previsto dall'Aia». Ha spiegato il ministro dell'Ambiente Clini,
illustrando il contenuto del decreto. Palazzo Chigi ha inoltre spiegato che il
provvedimento «mira a garantire la continuità produttiva e la salvaguardia
dell'occupazione presso lo stabilimento di Taranto, nel pieno rispetto delle
fondamentali esigenze di tutela della salute e dell'ambiente, imponendo lo
scrupoloso rispetto di tutte le prescrizioni adottate dalle autorità
amministrative competenti». Si stabilisce che la società Ilva abbia la gestione
e la responsabilità della conduzione degli impianti e che sia autorizzata a
proseguire la produzione e la vendita per tutto il periodo di validità
dell'Aia. L'Ilva è tenuta a rispettare pienamente le prescrizioni
dell'autorizzazione ambientale.
In Italia non ci siamo scannati uno con l'altro (fino adesso) lo dobbiamo ai Magistrati ...
RispondiEliminaVenire a fare i decreti dopo 60anni di assenza E' solo riaffrancarsi politicamente al popolo. Ma non risolve alcun male esistente.!!!
Premesso che non sono un esperto di leggi né, tantomeno, di conflitti di attribuzioni tra i poteri dello Stato, mi domando:come è possibile che un giudice, dopo aver riscontrato violazioni gravi delle leggi e delle normative riguardanti la salute delle persone (Salute si fa per dire. Si tratta di morti!)possa rinunciare ad intervenire fino a che non si effettuano le dovute messe in sicurezza degli impianti pericolosi?
RispondiEliminaE poi, Non credo che sia del tutto vero "che nella concorrenza globale, per tenere bassi i costi e competere con paesi dove le regole, l'ambiente, la tutela del lavoro e della salute non sanno nemmeno cosa siano, è praticamente impossibile" produrre in concorrenza. Germania docet:in quel paese, con i sindacati più potenti dei nostri, con paghe degli operai che i nostri se le sognano, con un welfare efficientissimo (asili, assistenza, formazione, incentivi ecc.)si produce acciaio, nel rispetto delle normative europee, per le grandissime necessità nazionali e lo si esporta anche.
Come mai? Forse l'unica risposta è che loro sono "TEDESCHI". UNCLE
P.S: Le acciaierie che inquinavano le hanno chiuse, bonificate e ne hanno fatto un parchi a tema pieno di visitatori
Secondo me zio hai un mito eccessivo della Germania. Sicuramente è paese migliore del nostro, ma questo anche perché , per esempio, il loro welfare loro lo hanno corretto già una decina di anni fa (quando avevano visto che stava affossando la loro economia). Vedi zio, anche da noi i servizi avrebbero più soldi per funzionare meglio a patto che : 1) non li sprecassimo 2) non li rubassimo 3) i soldi raccolti andassero per la maggior parte al servizio e meno a stipendiare gente per farlo. Inoltre la Germania pare abbia fruito più degli altri della moneta unica per il semplice fatto che ha condotto una trattativa molto seria e per sé vantaggiosa prima di rinunciare al suo MARCO. Quindi cambi dettati da lei, e differenziali di spread avvelenati per le economie in difficoltà. La Germania è competitiva anche perché si finanzia a tasso zero, e questo incide sui loro costi. Certo, poi loro vendono audi, bmw e mercedes, prodotti che non soffrono della concorrenza asiatica per dire. Se continua così soffriranno però anche quelli perché il ceto medio europeo, che prima le comprava anche facendo sacrifici grandi pur di avere l'auto status symbol, domani (un domani vicinissimo ) non lo potrà fare più. Insomma, se l'Europa non si riprende, anche per la Germania verranno momenti meno sereni. Il problema della concorrenza, e dei bassi costi globali, è addirittura una banalità per quanto ormai riconosciuto universalmente. Infine, per quanto riguarda la legge, se oggi menare la Bindi ( o il suo successore già in pista, la Moretti ) è reato ma domani ci fosse una norma che dicesse il contrario , io potrei togliermi una soddisfazione e non andrei in prigione, perché vale la nuova norma zio. Quindi, fino a quando la corte costituzionale non verrà investita e non deciderà se il decreto legge governativo è conforme alla costituzione o meno, a Taranto l'Ilva continuerà a produrre perché così dice LA LEGGE. E i giudici la possono SOLO applicare (salvo, come detto, la possibilità di eccepirne la costituzionalità). Sono contento quando posso esserti utile in campo giuridico ;)
RispondiEliminaPer quanto riguarda la legge, grazie di cuore per la spiegazione. In fondo, sperando che nel prossimo futuro non muoiano in troppi, sono contento, da uomo di sinistra, che si salvaguardi il lavoro.
RispondiEliminaPer la Germania, lungi da me il mito specialmente pensando al secolo scorso, le tue spiegazioni, tutte valide, non sono demeriti per i tedeschi, anzi. Loro l'hanno saputo fare, noi no. Impariamo, copiamo, imitiamo. In una frase: siamo seri! UNCLE
Ohhhhhhh finalmente hai preso coscienza :D :D Sei un uomo di sinistra !!! Mi dicevi che non eri certo di questa definizione. La consapevolezza è il primo passo fondamentale..... Scherzo.
RispondiEliminaLe mie incertezze riguardano l'appartenenza ai partiti di sinistra non all'ideologia di sinistra che è quella che dà maggior valore all'uomo piuttosto che al capitale, ai mezzi di produzione, allo "Stato", ecc. ecc. Comunque nell'essere di sinistra, come indegnamente l'intendo io, sono stato preceduto da ben altro personaggio: Cristo! ...sorriso. UNCLE
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