Adesso che si sa che Monti corre come gli altri, leader del terzo polo che lui non vuole che sia definito di centro e tanto meno moderato, che non è né di destra né di sinistra, e quindi non si sa bene come indicare (che anche le sintesi hanno un loro perché ) , sarebbe ancora più importante mettere a fuoco bene la sostanza della famosa Agenda Monti che in 25 pagine il Professore ha illustrato e messo in rete.
Confesso, rispondendo all'obiezione di un preparato e puntuto amico di FB, Giuseppe, di non averla letta. Mi sono fidato della lettura fatta da altri, che stimo : Alberto Bisin, Davide Giacalone.
Succedeva anche a scuola di non leggere Mein Kampf e di fidarsi della illustrazione che ne veniva fatta da Lucio Villari, storico di moda negli anni 70. Avrò fatto male ? Può darsi, ma siccome nessuno ha il tempo di leggere tutto e nemmeno la preparazione di capire materie tecniche, ci si deve anche fidare, magari con l'accortezza di provare a confrontare più fonti e analisi. Ecco, questo io, a differenza di molti altri che conosco e che leggono SOLO ciò che loro gli è gradito, lo faccio.
Tornando all'Agenda, la definì "vuota" perché priva di indicazioni concrete, nelle sue parti buone, Giacalone in un articolo che riportammo nel post : http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/12/unagenda-piena-di-bluff.html . L'opinionista aggiungeva come in essa vi erano altri enunciati, sempre astratti, ma nemmeno buoni, come quelli in materia fiscale.
Alberto Bisin, un altro italiano emigrato in America ed esperto di cose economiche, ha scritto un arguto e analitico intervento, sempre successivo all'integrale lettura del documento, e che si può ritrovare nel Blog NOISEFROMAMERIKA , a cui mi sono iscritto, e appunto intitolato "L'Agenda Monti dopo cena".
Di fatto, ripropone molte delle critiche proposte da Giacalone.
Una sintesi di queste critiche viene espressa in una intervista rilasciata dallo stesso Bisin, che di seguito riporto :
" Il memorandum
montiano commentato nel metodo e nel merito da Alberto Bisin, economista,
animatore di Noisefromamerika e uno dei primi firmatari con Oscar Giannino del
manifesto Fermare il Declino. Gli elogi non abbondano… Chi pensa che liberali e
liberisti doc stiano festeggiando per il Memorandum di Mario Monti, allora deve
ascoltare l’opinione dell’economista Alberto Bisin.
Bisin insegna alla New York
University, è stato uno dei fondatori di Noisefromamerika, un sito ultra
liberale animato da professori italiani che insegnano in America ed è stato uno
dei primi firmatari del manifesto appello Fermare il Declino che si è tramutato
nel movimento politico ora capeggiato dall’intellettuale liberista Oscar
Giannino.Ecco la conversazione con Formiche.net.
Professor Bisin, partiamo dal
metodo Monti. Che ne pensa di questa analisi? Ovvero: Monti come Grillo e
Berlusconi? Programmi calati dall’alto, da un uomo solo al comando?
Non vi è
dubbio che il programma dell’Agenda Monti sia calato dall’alto. Non vi è dubbio
che esso rappresenti una manovra politica acuta e abile per continuare a
governare il Paese. Ma da qui a comparare l’operazione con quella di Grillo e
Berlusconi c’è di mezzo il mare.
Perché?
La forma prende significato nella
sostanza. In Grillo la sostanza è quella di un populismo irrazionale senza
reale analisi della situazione economica del Paese. Mentre in Berlusconi la
sostanza è quella di un populismo irrazionale associato a una analisi al
contempo errata ed intellettualmente disonesta.
E Monti?
Il programma di Monti è
frutto di un’analisi attenta e anche acuta, sostanzialmente condivisibile.
Rimane la questione politica. Se davvero volesse implementare quel programma,
come può Monti pensare di farlo associandosi ai maggiori rappresentanti della
rendita politica e economica del Paese?
Andiamo ai contenuti del Memorandum
montiano.
Il programma è ottimo. C’è tutto quello che ci deve essere. O meglio,
quasi tutto. Nessun riferimento reale alla situazione drammatica e
pericolosissima del mercato finanziario, alla governance delle banche, alle
Fondazioni, alla Cassa Depositi e Prestiti,…
Non si può parlare di tutto in un
Memorandum dal sapore elettorale.
Il problema è la sua vaghezza. Facile dire che
bisogna introdurre il merito all’università e nella scuola e che bisogna continuare
con la valutazione Anvur (della ricerca universitaria) e i test Invalsi, ma
cosa ne facciamo dei risultati di test e valutazione? Capisco che questo è un
programma elettorale ma questo tipo di ambiguità fanno pensare che il Paese
possa essere riformato in profondità senza far male a nessuno. Questa è una
falsità che è gravissimo propagandare da parte di un tecnico.
Non le sembra che
si possa dire che il programma è quello di movimento liberale, moderato,
popolare quasi conservatore?
Su questo sono con Monti al 100%. Non vi è nulla di
conservatore nel programma; in questo momento in Italia un programma liberale
non è conservatore ma è l’unica via di uscita. Negli Stati Uniti si può
razionalmente discutere e dividersi ideologicamente sulla questione se meno Stato
sia bene o male. In Italia no. E’ questione di dati. Abbiamo bisogno di meno
Stato. Chi dice il contrario, come l’onorevole Fassina che non perde occasione
per raccomandare la fine del neo-liberismo, come se un Paese con più della metà
di economia pubblica possa aver avuto qualcosa a che fare col neo-liberismo,
non sa né leggere né scrivere. Mi ha fatto piacere che Monti ieri abbia
riferito esplicitamente a lui tra coloro che ostacolano un politica economica
razionale nel Pd. Perché così è.
Sul fisco c’è di fatto un’apertura a una
imposta patrimoniale. O sbaglio?
Assolutamente. Questo è un male, secondo me,
perché è operazione politica. Una patrimoniale ha senso solo quando il Paese
abbia avviato una seria riduzione della spesa, altrimenti sono soldi alle
ortiche.
Quindi nessuna possibile intesa-alleanza con Fare per Fermare il
Declino?
Questo lo deve chiedere a Oscar Giannino. "
Per chiudere, condivido appieno l'incipit dell'Editoriale di Pierluigi Battista sul Corriere della Sera, quotidiano abbastanza chiaramente schierato a favore del Premier uscente, che pure scrive :
È difficile definire cosa sia il «nuovo» in
politica. Più agevole capire cosa invece rischia di emanare un sapore di
antico. E di già visto. La coalizione che si ispira all'Agenda di Mario Monti
può essere tante cose, e raccogliere molte anime. Può essere il punto di
riferimento né centrista né moderato di una borghesia moderna che, assieme al
rigore finanziario che ha caratterizzato oltre un anno di governo tecnico,
esige più liberalizzazioni, meno bardature burocratiche, uno Stato più snello,
un mercato del lavoro meno punitivo con i giovani, la promozione della
meritocrazia, un fisco meno opprimente. Oppure può annacquare la sua novità
imbarcando nelle sue scialuppe un personale politico logorato. O addirittura
facendo il verso, stavolta con una massa elettorale meno cospicua ma con una
spinta molto accentuata del mondo cattolico e financo dei vertici vaticani, ai
fasti di ciò che fu la Democrazia Cristiana.
I primi passi dell'universo centrista che si sta
raccogliendo attorno alla figura di Monti lasciano immaginare che la strada
imboccata sia la seconda, piuttosto della prima
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