Ieri sera ho seguito Bersani a Porta a Porta spiegare il suo programma. Come già osservato, quello del PD rimane estremamente astratto, perché non danno numeri. Prospettano cose, ma non entrano mai nello specifico dicendo che finché non sono sicuri dei numeri che troveranno (la famosa "polvere sotto il tappeto") non si sentono di essere più precisi. In realtà Bersani e i suoi hanno paura di spaventare quella parte di elettorato che non è "roba loro" ma che pure è intenzionato a votarli , un po' per antiberlusconismo , un po' sperando che comunque il proprio possa essere un voto utile per le riforme. Non so quanti siano ancora a sperare queste cose nel PD. Certo, ci sono molti renziani che, seguendo l'esempio del loro leader, sono rimasti nella casa comune, ancorché emarginati all'interno della stessa (ieri ho avuto il piacere di cenare con uno di loro, l'amico Riccardo, persona fine e squisita come poche).
Bersani non ha carisma, dicono gli esperti. Io lo trovo "rassicurante", Basta non contraddirlo, che se no s'incazza subito, e gli sforzi che fa per celarlo sono vani. Però, se lasciato libero di parlare, allora è tutto un fiorire di "un po'".
Un po' di lavoro, un po' di equità, e "'sto paese" si salva.
E con questo tono alla Peppone di Don Camillo, ti descrive un'Italia simil DDR ma tu nemmeno te ne accorgi. L'idea è quella di rivoltare il paese come un calzino, con un controllo statale totale. La gente potrà anche avere l'impressione di essere marginalmente libera, ma in realtà tutto sarà controllato, più o meno da vicino. " cara impresa noi ti aiutiamo a investire...ma tu facci vedere che hai buone intenzioni...che investi secondo un'idea che è coerente con il NOSTRO piano industriale, che garantisce comunque una certa occupazione....ecc. ecc.". Tutto col sorriso sulle labbra.
Contanti? Via. Da 1000 a 500, ma poi si potrà fare meglio. C'è un paese dove l'uso del contante è proibito ?
Perché Bersani parla molto di imitare gli altri paesi, ma mi pare solo per quello che gli piace a lui...
Il segretario del PD critica, giustamente, Grillo perché si sottrae alle domande, però se Vespa cercava di farsi spiegare meglio quali sono le liberalizzazioni che la sinistra intende fare e in che modo, Bersani resta vago e chiosa che proprio non vuole dirlo, come se fosse una "sorpresa" quella che prepara...Ma si può ??
Ad ogni modo, per fare un esempio concreto di come le idee della sinistra siano di fondo antiche, e le risposte continueranno ad essere assistenza al posto di efficienza e merito, basta concentrarsi sulla letterina che Bersani scrisse poco tempo fa in merito al problema SCUOLA, facendosela pubblicare sul giornale di famiglia, La Repubblica.
Io la lessi su QUINTO STATO, un blog che cito spesso, di chiara fede PIDDINA, ma dove trovo postati molti articoli interessanti dell'area "progressista".
In questo caso c'era invece proprio l'intervento autografo del segretario, e io rimasi assolutamente perplesso per non dire preoccupato. Questo era lo scritto di un "modernizzatore" ? Monti non mi è simpatico ma ha ragione da vendere quando dice che la sinistra attuale è troppo "sinistra" per poter fare le riforme utili a " 'sto paese".
Siccome scrive meglio di me, lascio a Davide Giacalone il commento del documento menzionato.
Buona Lettura
Scuola bersaniana
Parliamo di cose concrete,
dice Pier Luigi Bersani, senza abbandonarci alla sola propaganda. Giusto. Su
Repubblica ha esposto le sue idee sulla scuola. Va preso sul serio, come tutti
quelli che s’impegnano a far proposte. Proprio prendendolo sul serio, però, si
ha l’impressione che condanni la scuola a restare com’è. Se non a peggiorare.
Si concentra su tre proposte.
La prima riguarda l’edilizia scolastica, nella quale investire per metterla a
norma e in sicurezza. Ha ragione, sottoscrivo. Faccio solo osservare che tale
intento rientra, però, nei programmi di edilizia e lavori pubblici, non in
quelli per la scuola. Tanto è vero che lo stesso Bersani estende analoga
proposta agli ospedali. Resta da stabilire dove intende prendere i soldi, ma è
questione diversa (fa un cenno a quelli recuperati dall’evasione e dalla
corruzione, come i democristiani di quaranta anni fa e i confusi nostri
contemporanei).
La seconda è relativa
all’abbandono scolastico, ma non si capisce in cosa consista la proposta. C’è
anche un passaggio surreale: “sono soprattutto i pre-adolescenti e gli
adolescenti che lasciano la scuola”. Per forza: la scuola superiore termina con
la maggiore età e prima della pre-adolescanza si è bambini. Cosa pensava, che
si dovesse fermare la fuga dei bambini? Nella prosa, però, si perde il rimedio.
Dice che le scuole dovrebbero restare aperte tutto il giorno.
Per fare che e
con che soldi?
Se ce ne sono da spendere meglio incentivare le attività
sportive, oltre a lasciare qualche ora per studiare e qualche tempo per essere
giovani e stare con gli amici. Poi aggiunge: “il giusto riconoscimento del
merito deve essere accompagnato dalla valorizzazione delle opportunità che
ciascuno ha di accedere alla formazione”. Si rende conto che non significa
niente?
C’è un punto assai positivo:
il rilancio della formazione tecnica e professionale. Giustissimo. Peccato
siano stati i suoi partiti (plurale, perché è sempre lo stesso, ma ha cambiato
più volte nome) a remare in direzione opposta, supponendo che la promozione
sociale degli svantaggiati coincidesse con la liceizzazione di massa. Errore
esiziale. Se ne è accorto e gliene va reso merito.
Il terzo punto è la mazzata
mortale: si devono formare meglio gli insegnanti, selezionandoli con più attenzione
alla qualità (giustissimo), ma “quello che serve è un nuovo piano pluriennale
di esaurimento delle graduatorie” dei precari. Buona notte, perché in quel modo
si ottiene l’esatto opposto, bloccando per decenni l’accesso di quelli bravi e
giovani. Il solo farsi passare per la testa una cosa simile significa pensare
alla scuola come servizio a chi ci lavora, piuttosto che a chi ci studia.
Una sinistra vera, attenta a
che funzionino gli ascensori sociali e vadano avanti i meritevoli e non i
privilegiati alla nascita, dovrebbe proporre: a. meritocrazia fra i banchi e
fra le cattedre; b. trasparenza e pubblicità dei risultati; c. spesa pubblica
indirizzata verso scuole e insegnanti che meritano, non a pioggia; d.
digitalizzazione massiccia (tutte le scuole italiane sono in rete, ma il libro
di testo digitale continua a essere rinviato, prima dal governo Berlusconi e
poi da quello Monti, se ne sono accorti?); e. integrazione fa scuola e mondo
del lavoro, anche mediante la promozione di borse di studio finanziate dai
privati (e interamente defiscalizzate); f. competizione fra i diversi istituti,
il che comporta la cancellazione del valore legale del titolo di studio. Soldi?
Sì, certo, i soldi servono, ma se non si cambia il modo di spenderli più se ne
mettono e più se ne buttano. Anche per arruolare l’esercito di quelli che sono
in graduatoria senza mai avere passato un concorso, e che Bersani vuole
assorbire ope legis. Forse perché gli studenti non votano.
La nostra scuola contiene eccellenze straordinarie,
ma anche sprechi e ignoranze vergognose. Se continuiamo a occuparci delle
corporazioni, anziché dei risultati, continueremo a figurare ultimi nelle
graduatorie dei paesi civilizzati (salvo poi esportare studenti e insegnanti di
primo livello). La scuola non è un luogo dove tenersi compagnia, ma uno
strumento per rendere più ricca la vita futura. Così, tanto per parlare di cose
concrete.
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