venerdì 15 febbraio 2013

L'IPOCRISIA TANGENZIALE



La vicenda di FINMECCANICA mi turba molto perché il timore di una deindustrializzazione dell'Italia e di un regresso che non solo è in corso ma possa diventare irreversibilie, è sempre più grande.
Ci sono le "crisi" cicliche e quelle STORICHE, dove chi è stato primo anche per secoli (e non è il caso dell'Europa prospera dagli anni '60 del XX secolo in poi ) poi ha lasciato il primo gradino, e per sempre.
Tutti ci auguriamo che così non sia, ma 15 anni di ristagno dove l'Italia è il paese che è cresciuto meno tra quelli più industrializzati, e l'attuale recessione non fanno pensare bene.
Se a questo ci aggiungiamo un certo Caos giudiziario,  bene denunciato nell'editoriale odierno di Polito sul Corsera , e l'evidente incapacità dei nostri giudici di approcciare in modo sensato alla complessità della società moderna, dove le sfumature di grigio non sono un libro mediocre e ciononostante di successo, bensì la mera realtà, il quadro , cupo, è completo.
Davide Giacalone, in una sua breve nota, commenta con lucidità il problema delle mediazioni e delle tangenti.
Le prime sono lecite, le seconde no. Dov'è la differenza , a parte il nome ?
Che nel primo caso si paga trasparentemente un agente perché faccio un'attività di lobbing utile per l'affare perché lo stesso si concluda. Se avviene, scatta il premio, altrimenti no.
Peraltro non è detto che nella sua prestazione volta al buon fine della transazione commerciale, l'agente non promuova attività non lecite. Io , mandante, non le ho autorizzate, ma magari lui lo fa lo stesso, pur di raggiungere lo scopo. In questo caso sono colpevole anche io ?
Si può continuare negli esempi. Senza contare che sarebbe anche bello scoprire come fanno gli altri...quelli che di affari da un po' ne fanno di più, grazia al CAOS ITALIA.
Buona Lettura


Moralismo tangenziale


Le tangenti non possono essere tollerate, se per tali s’intendono i pagamenti a un pubblico ufficiale affinché tradisca la legge e l’imparzialità. Ma se chiamiamo “tangenti” le percentuali pagate per le intermediazioni, ovvero il pagamento di quei mediatori che accendono e curano un affare, lavorando perché vada a buon fine, negarle e condannarle è da ipocriti. E’ in quel modo che funzionano molti settori, in tutto il mondo. Non accedervi serve solo a tagliarsi fuori.
E’ un costume non solo consueto, ma legale. I soldi non girano a mazzette, ma con fatture e bonifici. Per chi paga sono tracciati, poi non è affar suo. Però, attenti a non essere ipocriti al contrario: la forma deve essere anche sostanza. Se pago un mediatore, foss’anche perché conoscitore di uomini e cose, non c’è nulla di male. Purché sia vero e non fittizio. Gli statunitensi ti fanno anche firmare un contratto, dove dichiari che per l’adempimento del compito che ti è stato affidato non corromperai nessuno e non commetterai reati. Se, però, una parte dei soldi pagati per la mediazione sono con l’elastico, nel senso che tornano indietro, a beneficio non della società che li ha pagati, ma di chi l’amministra o di chi gli è amico, allora siamo nel campo della delinquenza.
Nei sistemi che funzionano, e che conoscono i mercati, apprezzandoli, quei pagamenti sono pane quotidiano. Le retrocessioni, invece, sono considerate sufficienti per mandarti in galera. Non in custodia cautelare, ma dopo regolare processo e meritata condanna.
Nessun sistema è perfetto e una zona grigia esiste sempre. L’importante è che tutto non viva nel grigiore del moralismo senza etica e senza faccia. Talché lo scandalo esiste non per il fatto, ma a secondo di chi, o quando, lo mette in atto.  

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