Leggevo qualche giorno fa la notizia che un Tribunale aveva sollevato la questione di un decreto legge del governo, segnatamente di iniziativa del Ministro Balduzzi, che prevedeva la depenalizzazione dei casi di colpa lieve dei medici per danni alla salute arrecati nell'esercizio della loro funzione, qualora fosse comunque provato che il dottore avesse, nel caso di specie, applicato i criteri "tipici" di intervento, le cd. linee guida pertinenti.
Il Giudice era molto infervorato nell'invocare il principio di rigorosa responsabilità del medico, e del rischio di un allentamento della necessaria e doverosa attenzione di quest'ultimo nel tutelare il bene supremo del cittadino : la salute.
Retorica di sicura presa, per fortuna per dichiarare incostituzionale una norma Demostene non basta.
Ma non voglio parlare della responsabilità dei medici, che la legge prevede, eccome, e che negli anni sta diventando un incubo per coloro che esercitano questa professione.
Voglio parlare di quella dei GIUDICI.
Con quale faccia di tolla un magistrato, che urla all'attentato all'autonomia e all'indipendenza, all'impedimento di svolgere la sua delicatissima missione ogni qual volta che si cerca di stabilire una sua effettiva responsabilità civile per i danni che compie, poi diventa il Torquemada degli altri mestieri ?
Cerchiamo di capire bene...la LIBERTA' è un bene inferiore alla Salute ? Ok, Massimo Troisi direbbe di sì, ma sono certo che avrebbe aggiunto " di poco". E allora ?
E quando i provvedimenti sulla Libertà incidono sulla Salute ? (praticamente sempre, ma in certi casi in modo eclatante e grave ) ?
Infine, perché un giudice deve essere lasciato nella serenità di poter sbagliare se no la sua professionalità finirebbe per essere paralizzata e questo non dovrebbe valere per un medico ?
La mano di un chirurgo sarà più ferma o più esitante se c'è l'avviso di garanzia che lo aspetta fuori della porta ? eppure lui è chiamato a conviverci con questa cosa. Nei casi di colpa grave (che grazie alla giurisprudenza scatta con crescente facilità) scattano sia la denuncia che il risarcimento. Per il giudice nemmeno il secondo.
Discorsi vecchi, che tornano però sempre scorrendo la cronaca....Per procedimenti che durano da anni, di cui gli imputati sono a perfetta conoscenza per cui se dovevano scappare, inquinare, reiterare, avrebbero avuto tutto il tempo per farlo, si vede la procura chiedere e spesso (troppo) ottenere gli arresti . E' accaduto una settimana fa per Cosentino, Tedesco, De Gennaro....ieri è stato chiesto per Dell'Utri. Sono 17 anni che dura il processo di Dell'Utri..DICIASSETTE !!. Dato per assodato che nemmeno presi da demenza totale i PM potrebbero dedurre l'inquinamento di prove che sono state tutte prodotte e sviscerate, né è concepibile la reiterazione di un reato che tra l'altro , è cosa passata in giudicato, se sussistente, non è successivo al 1992, vale a dire più di 20 anni fa, che resta ? Il pericolo di fuga...Ma perché fino a mo' non poteva scappare il picciotto ?
Ma lì dove si arriva alla nefandezza è quando si accaniscono coi malati. Io mi domando sempre perché Callisto Tanzi non possa scontare le pena detentiva a casa. E' un uomo di quasi 75 anni, malato, condannato per reati come bancarotta fraudolenta, che non credo denotino un soggetto che costituisca chissà che pericolo per la società. Ha sbagliato, è stato riconosciuto colpevole, è giusto che sconti la pena ma perché il carcere , visto le pene alternative previste ?
Comunque Tanzi il processo l'ha avuto. Angelo Rizzoli ?
Lui no, di anni ne ha 70 ed è affetto da sclerosi multipla, diabete, ha bisogno per muoversi di sostenersi con un bastone ( e in carcere ovviamente non può averlo), e da solo sulla carrozzella non ce l afa perché è offeso all'arto destro. Dove è stato fino a ieri ? In carcere !
Ed è uscito solo quando l'interessamento di due deputati ha smosso il ministero di Giustizia che ha fatto capire che avrebbe chiesto chiarimenti in merito alla compatibilità tra la condizione carceraria e la custodia cautelare.
Solo allora i PM si sono decisi a concedergli almeno i domiciliari...
Un deputato PD ha steccato il commento, salutando il provvedimento tardivo e coartato dei pubblici ministeri come una pagina di "buona giustizia".
Ma un bel "MA vaffa..." alla Grillo ?
Bene, se Rizzoli, se Tanzi, in carcere ci morissero pensate che qualcuno di questi giudici pagherebbe ?
Da leggere l'intemerata sulla vicenda della brava e combattiva Maria Giovanna Maglie
Buona Lettura
Sta così male Angelo Rizzoli che a casa sua , agli arresti
domiciliari, non lo hanno potuto portare; è stato ricoverato al Policlinico di
Tor Vergata. Non è come dice Walter Verini per il Pd , ovvero che «il parere
favorevole della procura di Roma alla concessione degli arresti domiciliari ad
Angelo Rizzoli è una notizia di buona giustizia».Piuttosto ha ragione il Cav
che usa l’espressione «finalmente hanno concesso i domiciliari a Rizzoli», e
ringrazia il ministro della Giustizia, Paola Severino, perché solo la decisione
finalmente assunta, dopo quaranta giorni, dal ministro di chiedere gli atti
relativi a Rizzoli per una verifica preliminare sulla compatibilità fra il suo
stato di salute e la situazione detentiva, solo la minaccia del controllo
sull’operato dei magistrati e del giudice,insomma, ha fatto cedere i suddetti,
i quali in coscienza non avevano ravvisato quel che era chiaro a chiunque,
ovvero che si trattava di una misura inutile applicata a una persona gravemente
malata a rischio di ucciderla.
Non è buona giustizia, è pessima, dimostra che
il carcere viene usato strumentalmente e crudelmente, dimostra il danno della
impunibilità dei magistrati, mai responsabili civilmente delle proprie azioni,
dimostra che quelle sul’amnistia svuota carceri sono chiacchiere di demagoghi,
perché è sul meccanismo che riempie le carceri di persone che potrebbero e
dovrebbero stare fuori che si deve intervenire a evitare il definitivo
imbarbarimento. Dimostra infine che il garantismo non abita qui.
Angelo Rizzoli ha 70 anni, è malato di sclerosi multipla da
molti anni, soffre di diabete, insufficienza renale, ipertensione arteriosa,
sta veramente male; chiunque lo abbia incontrato negli ultimi anni, sempre
accompagnato amorevolmente da sua moglie, la dottoressa Melania De Nichilo, lo
ha visto dritto e fiero, ma con il braccio destro paralizzato, claudicante, la
vista compromessa. Nell’ospedale del carcere ha vissuto costretto nel letto per
ventiquattro ore al giorno, solo saltuariamente messo su una sedia a rotelle
per qualche decina di minuti al giorno, ma senza potersi spostare perché non
poteva far girare la ruota col braccio destro che non funziona. Non ha mai
potuto alzarsi perché in carcere non si può avere un bastone a disposizione. Le
condizioni della sclerosi multipla si aggravano se non viene fatta un’apposita fisioterapia,
che in una struttura penitenziaria non può essere fatta, e anche le condizioni
dei reni sono peggiorate. .Nei quaranta giorni dall’arresto è stato interrogato
solo una volta, e frettolosamente. Queste informazioni sono confermabili dal
garante dei detenuti, Stefano Marroni, esponente del Pd, e da una visita del
deputato sempre Pd, Ivan Scalfarotto. Serviva aspettare l’avviso di inchiesta
deciso dalla Severino su pressante richiesta a lei e al vice del Csm, Michele
Vietti, dal senatore Sandro Bondi?
Sono così furiosa che come faccio sempre in questi casi ho chiesto a un
avvocato giovane ferratissimo, Giuseppe Staiano, uno che mi ricorda sempre che
il diritto è logica. Mi ha ribadito che condizioni di salute come quelle di
Angelo Rizzoli sono incompatibili dal primo momento con la carcerazione e che
la carcerazione non ha nessuna utilità superiore agli arresti domiciliari,
viste le sue condizioni e visto che le prove in un caso di bancarotta già
avvenuta sono documentabili; che gli arresti domiciliari non inquinano in alcun
modo la forza del processo e le prove perché chi è costretto in casa non può
ricevere né parlare con nessuno, salvo diversa disposizione del magistrato; che
il pericolo di fuga è escluso, tanto per le condizioni di salute che per la
garanzia sufficiente fornita dalla misura dei domiciliari. Allora? Allora, qui
torno a parlare io, è legittimo il sospetto dell’esercizio di potere fine a sé
stesso, dell’accanimento superfluo, del pregiudizio personale, tutti resi
possibili da una delle tragedie che affliggono questo Paese, ovvero la non
responsabilità civile della categoria dei magistrati.
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