In questi giorni le notizie si ripetono, in quanto il Paese intero sembra sospeso in attesa della soluzione dell'impasse politico successivo alle elezioni e alla difficoltà di partorire un nuovo governo.
Di fondo, la prevalenza dei commenti terzisti, vale a dire quelli fatti da uomini anche con simpatie "progressiste" ma non schierati ideologicamente a sinistra, è molto critica nei confronti di Bersani. A dire il vero, e l'ho scritto, si è registrato una nota di biasimo anche da giornalisti sempre schierati col PD, parlo di Giannini , vicedirettore di Repubblica, ma la cosa la spiego con il fatto che a L.go Focherini il compagno segretario non è visto come il leader ideale...ancorché non si sappia bene quale potrebbe essere, visto che anche Renzi non è guardato con favore.
Comunque a favore di Bersani ci sono solo i bersaniani e gli alleati di sinistra (giovani turchi nel partito, Sel fuori). Tutti gli altri, all'interno dello stesso PD, disapprovano la linea da lui seguita.
Del resto, uno che parla tanto di responsabilità, di anteporre il bene del paese, e poi ricorre a tutti i trucchi da prima repubblica per provare a portare in porto un progetto che, quand'anche, non si capisce che respiro avrebbe....veramente si può immaginare di governare una nazione così come tira a campare la Sicilia ?
Bersani ha sempre sperato di andare in Parlamento per fare il suo "ricatto" : eccoci, adesso prendetevi la responsabilità di non votarci se avete il coraggio. Napolitano, a cui questa roulette non piace, questa chance non intende dargliela, perché la ritiene una ulteriore perdita di tempo e soprattutto NON la vede una soluzione BUONA per quel famoso paese a cui Bersani dice di tenere tanto.
Piuttosto, cosa accade se è Napolitano, fallito il tentativo bersaniano, a riproporre un candidato simil Monti novembre 2011 , con lo spread che è tornato a salire, le borse a scendere, le aste dei Bot a soffrire (esattamente come allora...) , e lo manda in Parlamento non con i punti cari ai soli grillini ma che vanno bene a tutti gli altri ? Sono sempre quelli : Legge elettorale, riduzione costi della casta politica per cessare lo scandalo dell'esenzione della cd. classe dirigente dai sacrifici chiesti ai cittadini, alcuni provvedimenti economici che potrebbero dare un minimo di ossigeno all'economia, ottenendo un semaforo verde dal'Europa , scambiando un allentamento del fiscal compact con qualche riforma gradita come qualche taglio VERO alle spese e comunque di riduzione del debito pubblico. Nel frattempo magari i partiti si riorganizzano un po', e mutano la proposta anche "umana", di persone e leader, all'elettorato e si torna al voto.
Di fronte a questo, perché il PD "responsabile" voterebbe no ? Perché stavolta il giocattolo toccava a loro ? Non è così, visto che nemmeno stavolta sono riusciti ad avere i voti necessari. E comunque questa sarebbe la loro "responsabilità" ? E' legittimo che una forza politica, che è la più forte in Parlamento, dica il suo progetto e chieda il consenso su di esso. Ma senza retorica e propaganda ! Perché poi deve spiegare come mai questo senso di responsabilità funziona solo in una direzione !
E infatti, nello stesso PD, sono in tanti a rimproverare a Bersani la piega data che , con tutta evidenza, ha solo un senso di autoconservazione, nulla a che vedere con l'interesse generale.
Quindi Bersani bocciato. Vediamo da stasera a chi tocca, o cosa accadrà in alternativa.
Tanto chi ci corre dietro ??
Buona Lettura
UN PAESE ALLA PARALISI
Il bersaglio immobile
Ho fatto un sogno. Bersani torna al Colle (meglio tardi che mai) e ci torna a mani vuote. Senza un «sostegno parlamentare certo» al proprio tentativo, come gli aveva invece chiesto il presidente. Sicché quest'ultimo lo accompagna alla porta, sia pure con rammarico; e si prepara a sparare un secondo colpo di fucile. Subito, perché di gran consulti ne abbiamo visti troppi, e perché di tempo non ce n'è. Dunque Napolitano individua un nuovo vate, ma nel mio sogno pure lui incespica sui veti, pure lui torna al Quirinale senza voti.
Perciò arriviamo più o meno al 5 aprile, quando mancano quaranta giorni all'insediamento del prossimo capo dello Stato. Ma intanto il vecchio presidente non ha più cartucce da sparare, né tantomeno può usare l'arma atomica, lo scioglimento anticipato delle Camere. Non può perché è in semestre bianco; il colpo di grazia, semmai, spetterà al suo successore. E nel frattempo? Stallo totale, blocco senza vie di sblocco. I partiti si danno addosso l'uno all'altro, mentre i mercati infuriano, le cancellerie s'allertano, le imprese fuggono, i disoccupati crescono, le piazze rumoreggiano. L'Italia si trasforma in un bersaglio mobile (anzi no, immobile). Il mio sogno si trasforma in incubo.
No, quaranta giorni così non li possiamo proprio vivere. Sarebbe da pazzi, un suicidio nazionale. Ma sta di fatto che il seme della follia ha ormai attecchito nella nostra vita pubblica. Il Pdl accetta patti col Pd se quest'ultimo patteggia il Quirinale: lo scambio dei presidenti. A sua volta, Bersani inaugura una singolare forma di consultazioni: le consultazioni al singolare. Ossia con singoli individui (Saviano, Ciotti, De Rita), oltre che con il Club alpino e il Wwf. Nel frattempo il suo partito discetta sull'ineleggibilità di un uomo politico (Silvio Berlusconi) già eletto per sei volte. La minuscola pattuglia di Monti viene dilaniata da lotte intestine: la scissione dell'atomo. Il Movimento 5 Stelle disdegna tutti i partiti rappresentati in Parlamento: l'onanismo democratico. E per sovrapprezzo il ministro dimissionario d'un governo dimissionario (Terzi) si dimette in diretta tv: le dimissioni al cubo.
Come ci siamo ridotti in questa condizione? Quale dottor Stranamore ha brevettato il virus che ci sta contagiando? Perché il guaio non è più tanto d'essere un Paese acefalo, senza un governo sulla testa. No, la nostra disgrazia è d'aver perso la testa, letteralmente. Stiamo in guardia: come diceva Euripide, «quelli che Dio vuole distruggere, prima li fa impazzire». Eppure in Italia non mancano intelligenze né eccellenze. C'è un sentimento d'appartenenza nazionale che non vibra unicamente quando gioca la Nazionale. C'è una domanda di governo che sale da tutti i cittadini. E a leggere i programmi dei partiti, i punti di consenso superano di gran lunga quelli di dissenso, come la legge sul conflitto d'interessi: sicché basterebbe lasciarla in quarantena per un altro po' di tempo, in fondo la aspettiamo da vent'anni.
Una cosa, però, dovrebbe essere chiara. Se fallisce il governo dei partiti (quello incarnato da Bersani), c'è spazio solo per un governo del presidente, votato in Parlamento ma sostenuto dall'autorità di Giorgio Napolitano. Anche se quest'ultimo a breve lascerà il suo incarico, anche a costo di sperimentare l'ennesima anomalia istituzionale: il governo dell'ex presidente.
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