mercoledì 27 marzo 2013

GIOVANNI SARTORI SI ISCRIVE NELLE SCHIERE DEI DELUSI D'ELL'EUROPA


Non penso che Giovanni Sartori, noto ai più come esperto di sistemi elettorali e vivace critico (per usare un eufemismo) di  Silvio Berlusconi, possa essere considerato un populista anti europeo....
Pure, da un po' scrive interessanti articoli dove spiega le falle di una costruzione unitaria del Vecchio Continente che da anni stenta in modo palese e anche rovinoso per l'economia e per i cittadini che ne fanno parte.
Dei molti problemi, da tanti ormai denunciati, Sartori pone la lente di ingrandimento su due. Uno, famoso ormai, è la moneta unica, che può andare bene in sistemi politicamente federati, e NON nell'Unione attuale.
L'altro, sottovalutato e non so perché, è la mancanza di una lingua comune. Poche cose sono identitarie come parlare lo stesso idioma, e pochi lo sanno bene come noi italiani.
Le criticità dell'Unione si sono sommate ai vizi antiche dei singoli paesi, specie quelli dell'area mediterranea, e questi sono gli amarissimi risultati.
Tra le soluzioni, Sartori non esita ad adombrare al recupero di un sistema tipo serpente monetario, dove ai paesi membri era consentita una fluttuazione monetaria, con un almeno parziale ricorso alla svalutazione da parte dei paesi in difficoltà.
Da leggere il suo editoriale odierno, pubblicato sul Corriere della Sera


EDITORIALE

Governicchi e governacci

Economia e politica, le ragioni della crisi

Mentre il parto del nuovo governo si ingarbuglia sempre più, il presidente di Confindustria, Squinzi, dichiara che «siamo alla fine, non c'è più tempo né ossigeno». Sembra anche a me. E per sostenere questa conclusione vorrei cominciare dal ricordare alcuni antefatti dei problemi che ci affliggono.
L'EUROPA E GLI IMPEGNI - Forse molti non sanno che l'Unione Europea (Ue) non comporta l'adozione di una moneta comune (l'euro). I Paesi Eu che hanno adottato l'euro sono 17, mentre i Paesi senza euro sono 10. A parte l'Inghilterra che mantiene la sterlina e che è il caso più importante, sono fuori euro Danimarca, Svezia, Polonia, Ungheria, Romania e altri piccoli Stati. L'Unione Europea nacque quando venne di moda (diciamo così) la «globalizzazione». S'intende che la globalizzazione finanziaria venne da sé, con la tecnologia che la rendeva non solo possibile ma anche ineluttabile. La globalizzazione economica è tutt'altra cosa, avendo in mente, per l'Europa, il modello Stati Uniti.
IL MODELLO USA - Il problema è che un sistema federale richiede un linguaggio comune. Gli Stati Uniti parlano l'inglese, la Germania il tedesco, l'India ha ereditato l'inglese, il Messico lo spagnolo, il Brasile il portoghese. L'Europa parla invece circa 22 lingue, che certo non possono alimentare una aggregazione federale. Invece l'Europa può diventare una comunità economica, che oggi è la comunità dell'euro. Ma purtroppo la messa in opera di questa unione è stata frettolosa e insufficientemente pensata. Tutti gli Stati del mondo controllano la propria moneta e si possono difendere, economicamente, con dazi, dogane, e anche svalutando o rivalutando la propria moneta. Così gli Stati Uniti tengono il dollaro «basso» per facilitare le proprie esportazioni. Invece l'Unione Europea è una comunità economica indifesa. I singoli Stati che la compongono non possono stampare moneta, né difendere le proprie industrie con barriere doganali, né impedire che le popolazioni più povere dell'Unione si trasferiscano dove lo Stato sociale paga meglio. Difatti quattro Paesi (Germania, Gran Bretagna, Austria e Olanda) chiedono di poter rifiutare il welfare agli immigrati comunitari.
LE NOSTRE COLPE - In questa vicenda tutti hanno le proprie colpe. Ma ne hanno di più i Paesi mediterranei, Italia inclusa, che si sono dati alla bella vita indebitandosi oltre il lecito. L'ora della verità è scoccata, ahimè, troppo tardi per i Paesi che sono riusciti ad accumulare un debito pubblico (Buoni del Tesoro) che supera abbondantemente il Pil, il Prodotto interno lordo. Come possono risalire la china nella quale sono colpevolmente precipitati? In Italia oramai la pressione fiscale è altissima, a livelli che soffocano la crescita. E l'evasione fiscale resta largamente impunita.
IL CARO EURO - Dovremmo esportare di più. Ma qui l'ostacolo è, come ho già accennato, che la nostra moneta, l'euro, è sopravvalutata rispetto al dollaro. In passato (nel 1972) avevamo escogitato il «serpente monetario» europeo che consentiva fluttuazioni delle monete entro una fascia del 2.25 per cento. L'esperimento fu utile, ma venne sostituito nel 1979 dal sistema monetario europeo (Sme) che venne a sua volta sostituito, da ultimo, dalla Banca centrale europea di Francoforte.
CRESCITA ZERO - Varrebbe la pena di risuscitare un nuovo «serpente» sotto il controllo, beninteso, di Francoforte? Non lo so. Ma varrebbe la pena di pensarci. Perché da 14 anni la crescita dell'Italia è vicina allo zero.Aggiungo che il nostro Paese è particolarmente a rischio anche per le ragioni che passo rapidamente a elencare. Primo, risultiamo, nelle graduatorie internazionali, tra i Paesi più corrotti al mondo. Tra l'altro siamo anche gli inventori della «onorata società», volgarmente mafia, e per essa un Paese forse più tassato dal pizzo che dallo Stato. Aggiungi una altissima inefficienza burocratico-amministrativa. A tal punto che i fornitori dello Stato vengono pagati con nove-dodici mesi di ritardo. Un vero scandalo. Tutto sommato, allora, non vedo proprio come gli investitori stranieri siano, in queste condizioni, tentati di investire in Italia.


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