Era ORA !! I due Marò restano a casa. L'Italia ha comunicato agli indiani che i nostri due soldati saranno processati qui, come il diritto internazionale impone. Già sul web si legge del nostro vizietto di non mantenere la parola data...di aver promesso, come a Natale, che i due sarebbero tornati in India terminata la "licenza" ottenuta e invece ... Personalmente, ritengo che l'Italia abbia fatto diversi errori in una situazione che certo era complessa ma nella quale, come spesso ci accade, abbiamo pensato che con una diplomazia soft, e anche un po' di soldi (il risarcimento alle vittime, che suona già un po' come ammissione di colpa) ce la saremmo cavata bene. Ma l'India a sua volta ha dimostrato che aveva problemi politici interni che mal si conciliavano con un atteggiamento di apertura con un paese pure "amico" come siamo (eravamo ? ) noi. La Giustizia, come in genere accade, non c'entrava. E il diritto internazionale dà ragione a noi, dal momento in cui anche gli indiani hanno accettato che l'evento si era realizzato in acque non nazionali. Non so perché oggi si siano decisi alla Farnesina e a Palazzo Chigi di non essere più cedevoli. So che i due Marò prigionieri in India ci sono stati un anno di troppo...L'Italia sarà il caso che pensi in altre circostanze alla propria affidabilità, piuttosto che in questa, sulla pelle dei suoi soldati...Mi viene in mente una battuta omofobica ma è troppo volgare per ripeterla...però renderebbe bene il mio pensiero sulla questione..
Sicuramente ci sarà modo di tornare a parlarne, per le polemiche che già s'intravedono e quando si conosceranno meglio i dettagli dell'ultima puntata della vicenda, nonché delle reazioni indiane.
Intanto, questo è l'articolo di cronaca sul Corriere on line
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NON RIENTRANO A NEW DELHI PER IL PROCESSO
Marò, Terzi: Latorre e Girone restano in Italia
New Delhi: Devono essere processati in India
I due fucilieri: «Siamo felici di tornare al nostro lavoro». Sono sotto accusa a New Delhi per la morte di due pescatori
Latorre e Girone accolti da Monti (Ansa)
I marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non torneranno in India. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri in una nota. «L'Italia ha informato il Governo indiano che, stante la formale instaurazione di una controversia internazionale tra i due Stati - si legge nella nota - i fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non faranno rientro in India alla scadenza del permesso loro concesso».
«DEVONO ESSERE PROCESSATI IN INDIA» - «I due marò italiani devono essere processati in India secondo le leggi indiane», ha commentato a caldo una fonte diplomatica indiana all'Onu. «Ogni commento specifico è prematuro, ma è chiaro che i due dovranno affrontare il processo in India», ha spiegato la fonte. Soddisfazione per la decisione del ministero degli Esteri arriva invece dai familiari dei marò. Nessuna reazione ufficiale invece da New Delhi. Contattato dall'Ansa il ministro degli Esteri indiano Salman Kurshid ha solo dichiarato: «Non sarebbe bene reagire ora».
«FELICI DI TORNARE AL NOSTRO LAVORO» - «Adesso siamo finalmente felici», ha detto Massimiliano Latorre che ha aggiunto: «Consapevoli dell'impegno profuso dallo Stato siamo felici di tornare a fare il nostro mestiere». «Siamo attoniti, non possiamo che esultare. Grazie Italia», ha commentato Franca Latorre, sorella di Massimiliano. «È una bellissima notizia - aggiunge la sorella del marò - Mi sento di ringraziare tutta l'Italia e le istituzioni per questo che è senz'altro un bellissimo evento». «Lo apprendo adesso, non lo sapevo: devo fare le mie verifiche», ha invece commentato la moglie Salvatore Girone, Vania.
Girone e Latorre lasciano il commissariato di Kochi in India (Ap)
LE ACCUSE - Latorre e Girone erano rientrati in Italia il 23 febbraio scorso per poter votare alle elezioni. Come era accaduto al termine della prima «licenzia» che l'India aveva concesso ai fucilieri (due settimane a Natale), i marò sarebbero dovuti tornare in India in questi giorni. Ma il ministero degli Esteri ha deciso diversamente. «L'Italia ha sempre ritenuto che la condotta delle Autorità indiane violasse gli obblighi di diritto internazionale gravanti sull'India in virtù del diritto consuetudinario e pattizio - spiega la Farnesina in una nota - in particolare il principio dell'immunità dalla giurisdizione degli organi dello Stato straniero e le regole della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS) del 1982». I due fucilieri italiani sono sotto accusa per la morte di due pescatori indiani, Valentine Jalstine e Ajesh Binki, uccisi sulla loro barca al largo delle coste del Kerala. Secondo la ricostruzione a sparare ai due uomini sono stati Latorre e Girone che erano in servizio anti-pirateria sulla petroliera Enrica Lexie. I due marò sostengono di aver sparato in aria come avvertimento. Inoltre, il fatto sarebbe avvenuto in acque internazionali a sud dell'India.
LA CONTROVERSIA - La questione della giurisdizione e dell'immunità dei due marò è centrale nella controversia. Il 18 gennaio scorso la Corte Suprema indiana ha stabilito la costituzione di un tribunale speciale chiamato ad esaminare la questione della competenza giurisdizionale (indiana o italiana) sull'incidente. . «All'indomani della sentenza del 18 gennaio 2013 della Corte Suprema indiana - spiega la nota della Farnesina - l'Italia ha proposto formalmente al Governo di New Delhi l'avvio di un dialogo bilaterale per la ricerca di una soluzione diplomatica del caso, come suggerito dalla stessa Corte, là dove richiamava l'ipotesi di una cooperazione tra Stati nella lotta alla pirateria, secondo quanto prevede la citata Convenzione UNCLOS. Alla luce della mancata risposta dell'India alla richiesta italiana di attivare tali forme di cooperazione, il Governo italiano ritiene che sussista una controversia con l'India avente ad oggetto le regole contenute nella predetta Convenzione e i principi generali di diritto internazionale applicabili alla vicenda».
L'ARBITRATO INTERNAZIONALE - Il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura ha spiegato che la decisione di non far rientrare i marò in India «è stata presa in coordinamento stretto con il presidente del Consiglio Mario Monti e d'accordo tutti i ministri coinvolti nella vicenda», cioè Esteri, Difesa e Giustizia. Secondo il governo italiano, ha spiegato De Mistura, a questo punto la «divergenza di opinioni» tra l'Italia e l'India sulle questioni della giurisdizione e dell'immunità «richiede un arbitrato internazionale» o «una sentenza di una corte internazionale». «Le nostre priorità - ha spiegato ancora il sottosegretario - sono da un lato l'incolumità e il ritorno in patria dei nostri marò e dall'altro mantenere un ottimo rapporto di lavoro e di collaborazione con le autorità indiane. L'India - ha aggiunto - è un grande Paese con il quale abbiamo tutta intenzione di avere un ottimo rapporto. E questo - ha concluso - è un motivo in più per lasciare le divergenze nelle mani del diritto internazionale, magari con una sentenza di una corte internazionale».
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