Tutti un gran parlare del modello siciliano, che in effetti qualcosa dice, ma NON di buono. In realtà in cosa sta funzionando la Sicilia di Crocetta ? Un voto regionale che ha visto l'astensione della META' dei siciliani, e una maggioranza (lì PD - UDC, e Vendola fatto fuori...) pari ad un totale del 30% scarso dei voti (quindi quanti sul totale degli aventi diritto ? nemmeno il 15% ???!! eppure Bersani allora fu capace di gridare alla vittoria !!) e già lì Grillo primo partito col 18% dei voti, con il PD fermo al 13 (!!!).
Insomma, il laboratorio siciliano aveva ancora una volta anticipato, almeno in parte, lo scenario nazionale, con i grillini unici vincitori e tutti gli altri in fortissima caduta.
Poi lì il sistema elettorale comunque sceglie direttamente il Governatore e Crocetta prova a governare, ma facendo ben poco....
Un ritratto realistico di ciò che avviene in Sicilia lo fa Davide Giacalone, che quella terra ben la conosce !
Ecco il suo articolo , che suggerisco di leggere, anche perché fa un interessante previsione sul fenomeno grillino....
Modello siciliano
E' diventato di moda il “modello siciliano”. Come se fosse
una cosa positiva e funzionante, mentre è negativa e non funziona. Sono sei
mesi che vado sostenendo: la Sicilia è solo un’anticipazione, l’Italia finirà
come quella disgraziata isola. Tutto mi passava per la testa tranne che
qualcuno potesse prenderlo come un augurio. E’ una sventura. Scomodai Leonardo
Sciascia, che definendo la Sicilia quale negativa metafora dell’Italia parlava
di una “linea della palma”, capace di spostarsi verso nord. La ribattezzai
“linea della salma”, perché mortifera per la politica. Ora i morituri non solo
salutano, ma gioiscono e si contendono il rapporto con i beccamorti.
Il “modello siciliano” è mezzo ovvio e mezzo orribile. Si
basa sull’assunto: i parlamentari voti solo quel che condividono. Cribbio, che
rivoluzione! Il punto è che così non funziona neanche una famiglia: cari
genitori, da oggi faccio solo quel che condivido; cara moglie, ti assecondo
solo se condivido; caro marito, se non condivido mi metto contro. A quel punto
meglio il divorzio e il giudice tutelare, almeno prima che s’arrivi al delitto
d’onore e il giudice penale (anche questo è un bel modello siciliano). La
responsabilità politica è diversa dall’ordinare le pietanze su un ipotetico menù.
Funziona, dicono, il “modello siciliano” perché Rosario
Crocetta governa. Spero che nessuno li perdoni, proprio perché non sanno quel
che dicono. Crocetta permane, e non è la stessa cosa. Tutto si regge sul fatto
che il presidente è eletto direttamente dal popolo, e benché votato da una
risicata minoranza, Crocetta ha un mandato di quel tipo. Quindi, se ha un senso
il richiamo al “modello siciliano”, ciò significa che la sinistra s’è convinta
della Repubblica presidenziale? Questa sarebbe una notizia. Purtroppo Pierluigi
Bersani è riuscito a sostenere che il modello va bene e il presidenzialismo no.
Sembra il pugile interpretato da Vittorio Gassman ne “I mostri”: so’ contento.
A parte questo, la Sicilia di Crocetta è un’orgia del trasformismo politico, che,
fra le altre cose, ha comportato la distruzione del Partito democratico. Certo,
Bersani potrebbe rispondere che il Pdl non è messo meglio. Vero, ma non basta
per dire: so’ contento. L’unico contento è Beppe Grillo.
Il governo regionale ha preso decisioni, che non esito a
definire giuste: cambio di alcuni vertici burocratici, taglio di alcuni
privilegi, qualche commissariamento. Giusto, bravi. Ma è finita lì. E come non
bastasse litigano su di chi sia il merito di queste scelte dimostrative. Che
lasciano intatta la situazione di non governo, compreso il fatto che gli
assessori non partecipano ai lavoro dell’Assemblea: ieri, dopo tre settimane di
vacanze elettorali, l’Ars si è riunita, ma i quattro assessori convocati non
erano presenti. Impegni istituzionali, dicono. Seduta saltata. Ci vediamo
(forse) alla prossima.
Alcuni assessori si vedono solo in televisione. Franco
Battiato ha scoperto l’incredibile: non ci sono più soldi da spendere. Chi lo
avrebbe mai detto. Sicché è andato a guadagnarne, cantando. Antonino Zichichi,
dal canto suo, appurato che l’evoluzionismo è teoria errata e non discendiamo
dalla scimmia ci ha però presi per babbuini babbei dato che è dovuto
intervenire il Tar di Catania, a gennaio, per bloccare un appalto pubblico cui
concorreva solo la società di suo figlio. In compenso s’è impegnato per
difendere il radar militare (Muos) di Caltanissetta, giacché le onde
elettromagnetiche non offendono la salute (vero, in quella concentrazione). In
compenso, come sostengono gli statunitensi, non istallare quel centro di
controllo offende la sicurezza dell’Italia. Ma vallo a spiegare a Crocetta, che
marciava invocando l’uscita dalla Nato, o a quelli del mitico Movimento 5
Stelle. Perché è questo il risultato del “modello siciliano”: amministratori che
fanno a gara nel solleticare l’irragionevolezza collettiva, nel mostrarsi più
grillini di Grillo, navigando una guazza di parlamentari che migrano da una
parte all’altra, naturalmente inseguendo le loro più profonde convinzioni.
Non è la prima volta che a sinistra ci s’innamora del
“modello siciliano”. Anche il milazzismo rientra in quella categoria. Il
governo di cui facevano parte esponenti del Pci e del Movimento sociale. Mi sa
che quella storia andrebbe raccontata agli smemorati: nasce nel 1958, sembrando
dovesse dominare i secoli; ha un buon successo elettorale nel 1959; cade nel
1960 (anche perché la Dc comprò qualche parlamentare); e alle elezioni del 1963
non beccò un voto. A pensarci bene: mica male, questo “modello siciliano”.
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