Lui che rassicurava i montiani su Vendola, era finito a corteggiare i grillini, solleticandone la pancia anti politica e anti berlusconiana. Un uomo di buon senso, che improvvisamente l'ha perso, magari fuorviato da pessimi consiglieri, primo tra tutti l'odiosissimo Miguel Gotor. Era meglio quando si faceva consigliare da D'Alema, che di politica, rispetto al professore di storia, ne capisce mille volte di più...
Lo avesse fatto, l'Italia da febbraio avrebbe avuto il governo che invece avrà nei prossimi giorni, e a guidarlo sarebbe stato proprio lui, l'uomo di Bettolla, quello che non è riuscito a smacchiare il giaguaro, ma che grazie al Porcellum la maggioranza assoluta alla Camera l'aveva pur presa.
E'' andata così, quasi a conferma del memento cristiano per cui Dio acceca coloro che vuole perdere.
Continua intanto, nel travaglio piddino, il sorprendete abbraccio dei giovani turchi a Renzi. Io, che seguo il PD con la stessa passione con cui sto dietro alle vicende della Roma (scherzo, però un po' di verità c'è....) , ricordo perfettamente che l'attrito più forte e duro non era nemmeno tra Renzi e i rottamandi, ma proprio coi coetanei che militavano però su fronti opposti : riformista , non ideologico e non ossessionato da Berlusconi il sindaco di Firenze, l'esatto contrario i vari Orfini, Fassina, Ranieri....
Adesso, per questi ultimi, il premier ideale è Renzi...
Sarà che non lo vogliono a nessun costo alla segreteria....
Nella direzione, sensate le parole di Franceschini, che esplicitamente parla di partito al bivio : si continui su un progetto riformista di governo, o si scelga il movimentismo, inseguendo i grillini.
Magari altri la metterebbero giù in modo diverso, ma la sostanza non cambia.
Sansonetti scrive che da tempo non c'è più la sinistra, evidentemente intendendo quella più ortodossa, radicale, anti mercato, alternativa ecc. Ecco, che torni, e veda quanti voti raccoglie.
Magari tanti, nessuno può saperlo se continua a mimetizzarsi con gente che gli serve solo per accaparrare un po' di voti senza i quali dal 30% finora non ha scollato mai.
Ecco l'articolo dedicato dal Corriere.it sulla Direzione del PD di stasera.
- Corriere della Sera >
- Politica
DOPO LA BOCCIATURA DELLE CANDIDATURE DI MARINI E PRODI DA PARTE DEI FRANCHI TIRATORI
Bersani: «Confermo dimissioni da segretario»
Poi il Pd vota il «sostegno a Napolitano»
Direzione Pd: «Siamo stati sull'orlo di una crisi gravissima». Mozione (non unanime) sul governo
Pier Luigi Bersani ha confermato le dimissioni aprendo la direzione del Pd. Dimissioni annunciate dopo la bocciatura delle candidature di Marini e Prodi per il Colle da parte di 101 franchi tiratori. «Molti dei nostri grandi elettori sono venuti meno a decisioni formali e collettive in un momento cruciale. Siamo stati su orlo di crisi gravissima e senza precedenti».
DIMISSIONI - Qualcuno pensa che «se ci sono degli irresponsabili, la responsabilità è del responsabile, cioè io. E voi capite bene che con tutta la buona volontà, non posso accettare una cosa del genere», ha detto il leader uscente. «Ma quelle giustificazioni - ha aggiunto Bersani - le trovo pericolose, perché rimuovono il problema di fondo che se non viene preso di petto, si riproporrà ancora e ancora fino a esiti letali». Poi: «È per questo problema che io, senza esitazioni, confermo qui le mie dimissioni». «Per quel che posso - ha poi assicurato - darò una mano per alleviare le difficoltà». Alle consultazioni con il Capo dello Stato, intanto, andranno Enrico Letta e i capogruppo del partito alle camere.
Bersani: <Confermo le dimissioni»
Il leader dimissionario ha poi criticato la deriva personalistica del partito, nel quale ha però invitato a credere: «Siamo una storia di successo e nessuno ci toglierà questa cosa», ha detto. «Possiamo dire di aver vinto o perso le elezioni. Ma tocca a noi nelle prossime settimane e mesi dire per primi che cosa si fa». Anche se «noi a questa prima prova non abbiamo retto. E rischiamo di non reggere ancora di fronte al Paese». Ha poi paragonato il tradimento dei franchi tiratori «a un attacco di missili a testata multipla», rispondendo così a un titolo del quotidiano Le Monde, che titolava: «Colpito Prodi per affossare Bersani». Quel che è successo – dice - non è un episodio: «C'è qualcosa di strutturale, e qui c'è il vero dramma». «Le mie dimissioni – ha detto convinto - sono utili al partito per guardare in faccia il problema senza occultarlo illusoriamente. Se non rimuoviamo il problema rischiamo di non reggere nelle prossime settimane».
Il leader dimissionario ha poi criticato la deriva personalistica del partito, nel quale ha però invitato a credere: «Siamo una storia di successo e nessuno ci toglierà questa cosa», ha detto. «Possiamo dire di aver vinto o perso le elezioni. Ma tocca a noi nelle prossime settimane e mesi dire per primi che cosa si fa». Anche se «noi a questa prima prova non abbiamo retto. E rischiamo di non reggere ancora di fronte al Paese». Ha poi paragonato il tradimento dei franchi tiratori «a un attacco di missili a testata multipla», rispondendo così a un titolo del quotidiano Le Monde, che titolava: «Colpito Prodi per affossare Bersani». Quel che è successo – dice - non è un episodio: «C'è qualcosa di strutturale, e qui c'è il vero dramma». «Le mie dimissioni – ha detto convinto - sono utili al partito per guardare in faccia il problema senza occultarlo illusoriamente. Se non rimuoviamo il problema rischiamo di non reggere nelle prossime settimane».
PRINCIPIO D'ORDINE - Bersani ha poi indicato l'atteggiamento che il Pd dovrà tenere rispetto alla creazione del governo: «Ci vuole una ragionata disponibilità a ricercare tutti insieme una soluzione». «Dobbiamo trovare un principio d’ordine, altrimenti non possiamo essere utili a questo paese», ha detto. Prima di congedarsi, Bersani è sembrato rafforzare il ruolo del vicesegretario Enrico Letta: «So di non lasciare il partito in abbandono, abbiamo una direzione operativa che guiderà il percorso politico. Il vicesegretario così come il tesoriere (Antonio Misiani, ndr) sono nella pienezza dei loro poteri», ha detto. La direzione del Pd ha applaudito a lungo il discorso d'addio. E ha poi proposto al voto un documento di «esplicito e pieno sostegno al tentativo del presidente Napolitano di dar vita ad un governo», «secondo le linee del discorso di insediamento pronunciato» alle Camere.
Matteo Orfini (Ansa)
ORFINI: INNOVAZIONE -Intervenendo in direzione,Matteo Orfini, il leader dei «giovani turchi», ha chiesto al Pd di «specificare» meglio la proposta da presentare al presidente Napolitano durante le consultazioni. Ma, pur chiedendo innovazione, non ha fatto esplicitamente la proposta di indicare Matteo Renzi come premier, come invece aveva fatto lunedì sera in tv. Il nome di Renzi, come candidato premier, lo ha fatto invece Umberto Ranieri: «Sarebbe una scelta coraggiosa, risponderebbe alla domanda diffusa nel Paese di un profondo cambiamento», ha spiegato il dirigente del Pd.
FRANCESCHINI: IL BIVIO -Dario Franceschini ha parlato delle scelte che il partito ha di fronte: «Siamo al bivio e in fondo al bivio c’è una scelta riformista di governo e una scelta movimentista». Purtroppo la scelta in questo bivio «ci capita non sulla politica estera o sulle politiche del lavoro, ma sul governo con il Pdl. E noi quella scelta la dobbiamo fare», ha detto. «Facciamoci anche carico dell'impopolarità di una scelta che poi spiegheremo. Oppure andiamo dritti a elezioni e con questa legge elettorale rischiamo di trovarci di fronte a un altro bivio in una posizione di minoranza». «Dobbiamo dire sì al presidente della Repubblica e non ni», ha aggiunto. E nel governo il Pd «deve metterci la faccia», mettendo a disposizione proprie personalità, evitando un governo tecnico, ha dettoAnna Finocchiaro, secondo la quale occorre «partire dal risultato elettorale che ha dato tre forze di uguale peso».
SOSTEGNO PIENO A NAPOLITANO - La direzione del partito si è conclusa con il via libera della direzione del Pd al documento sul «sostegno pieno» al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo tentativo di formare un Governo e sulla disponibilità a partecipare all'Esecutivo. Il dispositivo ha ricevuto sette voti contrari e 14 astensioni. Sulla base dell'approvazione del documento il vicesegretario, Enrico Letta, e i capigruppo al Senato, Luigi Zanda, e alla Camera, Roberto Speranza, hanno ottenuto il mandato per salire al Quirinale per partecipare alle consultazioni.
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