giovedì 4 aprile 2013

E RUBY RACCONTA LA SUA VERITA' SULLE SCALE DEL TRIBUNALE DI MILANO


Il Tribunale di Milano sta diventando un luogo ambito per manifestazioni mediatiche. Qualche tempo fa furono i neo eletti del PDL a riunirsi lì per contestare la persecuzione giudiziaria del loro capo, e ovviamente la cosa suscitò scalpore, vista come atto intimidatorio della politica contro i rappresentanti della giustizia.
Volevano andare lì anche quelli del popolo viola, per chiedere il mandato di arresto contro Berlusconi e comunque l'applicazione di una legge addirittura del 1957 riesumata perché cavallo di troia per la dichiarazione di ineleggibilità del Cavaliere. Che nel frattempo, questa legge vigente, è stato appena rieletto solo per la SESTA volta...
Adesso sulle scale del Tribunale Ambrosiano si esibisce la bella Ruby Rubacuori la quale convoca giornalisti e fotografi, che naturalmente si precipitano a frotte, e legge un comunicato nel quale racconta  la sua verità.
Una più ampia sintesi la trovate sotto, ripresa dalla Redazione on line del Corriere della Sera .
Personalmente, ho già detto più volte che questo processo è la pistola fumante della non buona fede dei pubblici ministeri, milanesi in particolare, nei confronti del Cavaliere oscuro. Imbastire un processo per concussione (senza che nessun pubblico ufficiale abbia denunciato di esserlo stato, concusso ) e di sfruttamento della prostituzione minorile, mettendo in campo inquirenti che si sono occupati di mafia e terrorismo dove in genere questa è roba che se non finisce ai pivelli della buon costume (un tempo erano loro che si occupavano di prostituzione) poco ci manca, con migliaia di intercettazioni che hanno sputtanato l'universo mondo senza alcuna connessione coi reati cercati....beh sono cose che rappresentano molto più di meri indizi.
Che Ruby  sia la ragazza ingenua,  povera e sfortunata che lei tratteggia nel suo comunicato, nessuno ci crede.
Però che i Pubblici Ministeri avessero una verità precostituita da far valere e che questa sia stata e sia una pessima storia di sporca lotta politica, questo invece in molti lo crediamo eccome.
Ecco l'articolo


LA RAGAZZA NON RISPONDE ALLE DOMANDE DEI GIORNALISTI

Ruby in Tribunale, accuse ai pm
«Volevano che accusassi Berlusconi»

Karima El Mahroug legge un comunicato: «Violenza dai pm
Domande sulle mie abitudini sessuali quando avevo 17 anni»

«Non è giusto che si nasconda la verità». Una manifestazione di protesta contro i magistrati e gli avvocati, compresi quelli di Berlusconi, che non l'hanno voluta convocare come parte offesa nei processi a carico dell'ex premier e di Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti e anche contro quei giornalisti che l'hanno fatta passare per una prostituta. Lo ha fatto giovedì mattina Karima El Mahroug alias Ruby, la giovane marocchina al centro dei due processi milanesi sui presunti festini a luci rosse ad Arcore, davanti al Palazzo di Giustizia di Milano. La ragazza si è presentata da sola, senza il suo avvocato, e ha letto un comunicato di più pagine, scritto in ottimo italiano, ma se n'è andata senza rispondere a nessuna delle domande dei giornalisti, che pure lei stessa aveva convocato.
IL CARTELLO - La giovane marocchina si è presentata sulla scalinata davanti all'ingresso del tribunale di Milano, in corso di Porta Vittoria, con un cartellone a due facce con la scritta «Caso Ruby: la verità non vi interessa più?» e sull'altro lato «Voglio difendermi dalle bugie e dai pregiudizi». Cartellone che ha lasciato all'esterno della cancellata del tribunale prima di andarsene, senza rispondere alle domande dei moltissimi cronisti.
Ruby protesta davanti al tribunaleRuby protesta davanti al tribunale    Ruby protesta davanti al tribunale    Ruby protesta davanti al tribunale    Ruby protesta davanti al tribunale    Ruby protesta davanti al tribunale
BERLUSCONI - Ecco alcune delle dichiarazioni lette da Karima nel suo lungo comunicato: «Non ho nulla di cui vergognarmi e nulla da nascondere. Chiedo di essere sentita dai giudici di Milano, spero che mi chiamino. Chiedo che qualcuno ascolti quello che ho da dire, e che questo avvenga nelle sedi istituzionali». E ancora: «Non sono una prostituta, devono ascoltarmi. Per colpire Berlusconi la stampa ha fatto del male a me». E poi una delle tanti frasi choc: «Sono stata vittima di uno stile investigativo» e di un «metodo fatto di domande incessanti sulla mià intimità, le propensioni sessuali, le frequentazioni amorose, senza mai tenere conto del pudore e del disagio che tutto ciò provoca in una ragazza di 17 anni». Nei due dibattimenti milanesi la teste, inserita nelle liste di vari difensori e dei pm, è stata poi cancellata in quanto si è preferito rinunciare al suo esame in aula. L'unica possibilità al momento è quella di essere convocata dai giudici della quinta sezione penale dove è in corso il processo «Ruby bis» che vede imputati Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti.
(Salmoirago)(Salmoirago)
«PRESSIONI DAI MAGISTRATI» - «La violenza che più mi ha segnato è stata quella del sistema investigativo. Dei ripetuti interrogatori che ho subito solo alcuni sono stati messi a verbale. Ho subito una tortura psicologica, un atteggiamento apparentemente amichevole ma improvvisamente mutato quando non ho accusato Silvio Berlusconi», ha letto ancora Ruby. «A quel punto sono iniziate le intimidazioni subliminali. Una volta, non potendone più, sono addirittura scappata dalla comunità di Genova. Sono rientrata convinta da un amico e di fronte alla pressione incessante dei magistrati ho ceduto: era più facile dire sì e raccontare storie inverosimili piuttosto che farmi angosciare o peggio fare accettare la verità che avrei voluto raccontare».
«NON SAPEVO» - «A loro non interessava nulla di me», continua lo sfogo di Ruby. «A 17 anni non sapevo nemmeno chi fossero i pubblici ministeri, non leggevo i giornali, a malapena sapevo chi fosse Berlusconi. Oggi ho capito che è in corso una guerra nei suoi confronti che non mi appartiene, ma che mi coinvolge, mi ferisce. Non voglio essere vittima di questa situazione. Non è giusto. Chiedo che qualcuno ascolti quello che ho da dire, voglio raccontare l'unica verità possibile e lo voglio fare in sede istituzionale».
Ruby mostra il vecchio passaporto con la scritta Mubarak (Fotogramma)Ruby mostra il vecchio passaporto con la scritta Mubarak (Fotogramma)
BUGIE - Ruby ha anche mostrato ai cronisti un suo vecchio passaporto, facendo vedere che in quel documento compariva il nome «Mubarak», aggiunto per attribuirsi una finta parentela con l'ex presidente egiziano. «Mi dispiace di aver mentito sulla mia parentela con Mubarak, ho fatto una gran cavolata. Mi scuso anche di altre bugie, mi servivano a costruire una vita parallela, un'origine diversa dalla povertà. Ma non mi vergogno delle mie origini», ha aggiunto Ruby. «Mi spiace aver raccontato queste bugie anche a Silvio Berlusconi il quale, oggi sono sicura, si sarebbe dimostrato rispettoso e disposto ad aiutarmi anche se avessi detto la verità».
A MESSA - La ragazza ha detto di essersi sentita «strumentalizzata da parte della stampa e dalla magistratura» e di aver deciso «dopo due anni di rompere il silenzio», lo ha fatto con questa protesta «per mia figlia Sofia - ha aggiunto - e per la mia famiglia». Si è anche commossa e sul suo viso è spuntata qualche lacrima quando ha spiegato di essere stata insultata durante la Messa a Pasqua. «Ho subito un ennesimo episodio di intolleranza quando la domenica di Pasqua una donna sconosciuta guardando mia figlia si è permessa di dire con disprezzo "Spero che non diventi come sua madre"».
PROSTITUTA - «La colpa della mia sofferenza è anche di quei magistrati che, mossi da intenti che non corrispondono a valori di giustizia, mi hanno attribuito la qualifica di prostituta, nonostante abbia sempre negato di aver avuto rapporti sessuali a pagamento e soprattutto di averne avuti con Silvio Berlusconi», ha affermato ancora Ruby, sempre leggendo dal suo comunicato. Sulla professione all'epoca esercitata da Ruby gli inquirenti hanno raccolto numerose testimonianze e intercettazioni.
FIGLIA - «Non voglio - ha concluso Ruby - essere distrutta, non voglio che venga distrutto il futuro di mia figlia a causa di un gioco pericolosissimo molto più grande di me nel quale sono stata trascinata con violenza quando avevo solo 17 anni. Voglio che mia figlia sia fiera di me».

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