Puntata quotidiana del delitto delle Thelma e Louise del Friulano. Il Giudice per le indagini preliminari crede alla versione delle ragazze, e quindi all'omicidio come reazione agli approcci sessuali da parte dell'uomo, ma non riconosce la legittima difesa. Le giovani ben avrebbero potuto fuggire, in due, in una zona aperta, frequentata (infatti il gruppetto era stato visto da più persone e il corpo del Sacher trovato praticamente subito dopo il delitto ) , ben più agili di un uomo massiccio di 67 anni. Però non si è trattato di omicidio volontario, con lo scopo di rapinare l'uomo, in effetti, non verosimile, anche se vorrei capire se le ragazze si siano impossessate del portafogli di lui , che il Gip sostiene "essere rimasto in auto", perché anche questa cosa non rientra nella normalità. Noi uomini il portafoglio lo portiamo addosso, quasi sempre.
Si tratterebbe, è l'ipotesi del Magistrato, di omicidio preterintenzionale, vale a dire la conseguenza di una condotta violenta andata oltre l'intenzione. Ci sta. Allo stesso tempo, ritiene le ragazze capaci di "commettere altri reati simili e di inquinare le prove" (come ?? forse parlandosi tra di loro, aggiustando la versione dei fatti...in che altro modo potrebbero ormai farlo) . E questo mi suona meno. Insomma, la sensazione è che siamo alle solite. Di fronte ad un delitto che impressiona, legittimamente, il pubblico, i giudici abbondano nella custodia cautelare (in questo caso ovviamente non il carcere, trattandosi di due minorenni).
Quanto finora emerso fa pensare effettivamente a due ragazze troppo "disinvolte" , con un rapporto con l'anziano uomo non specchiato. Però da qui a ritenerle due "pericolose" forse un po' ce ne corre.
L'idea personalissima (con la quale non si condanna nessuno, ci mancherebbe altro ! ) è che il terzetto fosse uso a scambi di favore...qualche soldino, qualche regalo dell'uomo in cambio di piccoli consensi sessuali. Poca roba, mostrarsi un po', qualche carezza ...non di più. Magari quel giorno l'uomo, preso da alcol e droga (circostanze rivelate da una delle due e confermate dall'autopsia ), è andato oltre, e il rifiuto delle ragazze avrebbe innescato la collutazione e la reazione violenta, fino all'involontario omicidio.
So che moltissime donne non condivideranno la negazione della legittima difesa fatta dal GIP. Per loro, ed è comprensibile, ogni forma di violenza sessuale giustifica qualunque reazione. Però non è quello che dice la legge. E se ci si pensa bene, senza eccessi emotivi (che ripeto, sono assolutamente comprensibili), è giusto che sia così. Ma sicuramente ci saranno polemiche.
Ecco l'articolo sul Corriere.it
Corriere della Sera >- Cronache
IL DELITTO DI UDINE - IL GIUDICE: «POTREBBERO COMMETTERE ALTRI REATI»
Delitto di Udine, il gip sulle 15enni: «Reazione all'approccio non volevano uccidere»
Droga e lambrusco prima del delitto. Le ultime parole di Sacher: «Non voglio che mi mettiate più le mani nel portafoglio»
La struttura protetta dove le due ragazze trascorreranno i prossimi due mesi (Ansa)
TRIESTE - Il giudice di Trieste non ha dubbi: «La colluttazione è scaturita da un approccio sessuale dell'uomo, non voluto dalle ragazze, e da una sua insistenza volta a perpetrare violenza sessuale nei loro confronti». Ma nonostante questa certezza «non sono emersi, perlomeno allo stato, elementi a favore delle imputate, né cause di giustificazione o di non punibilità. Risulta infatti che le quindicenni ben avrebbero potuto sottrarsi e agevolmente all'uomo e alla sua presa, perché si trovavano in un'area aperta e libera per la fuga, peraltro ben visibile, in pieno giorno e frequentata da varie persone per passeggiate, corse in bicicletta e a piedi e pertanto avrebbero potuto anche chiedere aiuto». Secondo il magistrato, inoltre, le ragazze potrebbero commettere «altri gravi delitti della stessa specie di quello per cui si procede» e inquinare le prove. Per queste ragioni il gip del Tribunale per i minorenni del capoluogo giuliano, Laura Raddino, in 13 pagine di ordinanza ha deciso ieri due cose.
Da una parte ha convalidato il fermo delle studentesse che domenica hanno ucciso nelle campagne di Udine Mirco Sacher, sessantasettenne pensionato e amico di famiglia, disponendo per loro il trasferimento per due mesi in due strutture protette e bocciando la legittima difesa invocata dagli avvocati Federica Tosel, Luigi Rossi e Santina Campo. Dall'altra ha derubricato l'omicidio volontario in omicidio preterintenzionale, cioè come conseguenza non voluta di un'azione comunque violenta. Azione che il pm dei minori, Chiara De Grassi, aveva così ipotizzato nel suo atto d'accusa: «Anna (i nomi delle minorenni sono di fantasia, ndr ) lo ha gettato a terra dopo che l'uomo le avrebbe fatto sbattere la testa contro un palo e, quindi, saltandogli entrambe addosso, una sul torace e l'altra sull'addome, afferrandolo una per le mani e l'altra per il collo e poi stringendo anche la seconda il collo fino alla morte».
Ma per il giudice le studentesse non volevano arrivare a uccidere il pensionato, amico della nonna di Anna e nonno acquisito pure lui, avendola vista crescere. Ma per difendersi avrebbero potuto evitare anche di aggredirlo: «Erano in due - scrive il giudice - ben più agili di Sacher e dimostratesi anche particolarmente energiche». Cancellati anche i reati di furto o rapina aggravati, contestati invece dalla procura: le due ragazze «per trarne profitto... si impossessavano della Fiat Punto di Sacher e degli oggetti che lui aveva lasciato in sosta con le chiavi inserite, nonché della tessera bancomat intestata all'uomo, sottraendola a mettendola nel portafogli di Anna».
Per il gip non sono né ladre né rapinatrici: la Punto è stata usata per fuggire. E il portafogli è rimasto in macchina. Sulla fuga sembra invece non esserci più alcun dubbio: «Alla guida c'era Anna - aggiunge Raddino -. Si sono spostate per ore con alcune soste, in cui vennero notate da alcuni tifosi di calcio (del Chievo, ndr) i quali le avrebbero aiutate a uscire dal parcheggio». La ragione? Semplice: non sapevano usare la retromarcia. «Hanno poi lasciato la macchina senza benzina nell'autogrill di Limenella», nel Padovano, con l'obiettivo di «raggiungere in treno la Toscana». Ma a Mestre hanno incontrato i giovani di Pordenone che le hanno convinte a consegnarsi.
Nell'ordinanza anche le ultime parole della vittima. Le ha sentite la cassiera di un supermercato, dove Sacher e le due ragazze avevano fatto la spesa. La signora alla cassa ricorda bene il terzetto perché le sono rimaste impresse le parole dell'uomo. Sacher aveva detto: «Non voglio che mi mettiate più la mani nel portafoglio». Poi sono andati a casa di lui e hanno bevuto e, le ragazze, fumato delle canne: droga e lambrusco prima del delitto. L'ha confessato una delle ragazze, l'ha confermato l'autopsia.
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