Ed ergastolo fu , come da previsioni. Alla lettura della sentenza, alla parola che rappresenta, teoricamente (perché nella realtà non succede mai ) , il carcere a vita , Sabrina piange e la madre, freddissima , la rimbrotta : "che piangi ? tanto si sapeva che sarebbe andata a finire così". Non sarà necessariamente la reazione di un'omicida, ma certo di una donna molto dura sì.Meglio per lei, visto la prova che dovrà affrontare. Altro commento, questo migliore, viene dal procuratore capo della procura che ha seguito l'accusa e che vede accolte le sue richieste : "Non è una partita di calcio, dove si è contenti per la vittoria. Ci può essere la soddisfazione di un lavoro che trova riscontro. Dopodiché la dinamica processuale prosegue, e vedremo cosa accadrà nei prossimi gradi di giudizio". Un bon ton da imitare. Anche i servizi dei telegiornali sembrano più prudenti e corretti del solito, almeno quelli che ho seguito io, evidenziando sempre che si tratta di condanna di primo grado. IL che vorrebbe ricordare ai telespettatori, che solo a condanna definitiva Sabrina e gli altri saranno colpevoli oltre la presunzione contraria prevista dalla nostra Costituzione.
Non che a noi Italiani serva una cosa del genere : per noi i colpevoli e gli innocenti (ma sopratutto COLPEVOLI ) sono tali a prescindere e a dispetto dei processi. Tanto più che adesso è possibile farli in TV, partecipando come giuria dal salotto di casa propria. Una collega pronosticò poco tempo fa : "a quando il televoto al posto dei giudici ?".
Ecco comunque il servizio di cronaca del Corriere on line
Scazzi, ergastolo a Cosima e Sabrina
e in aula si leva un forte applauso
La mamma di Sarah:«Chi uccide merita questo»
Michele Misseri è stato condannato a otto anni
TARANTO - Il presidente Rina Trunfio ha letto la sentenza di primo grado
per l'omicidio di Sarah Scazzi, la 15enne di Avetrana uccisa il 26
agosto 2010. La corte ha condannato Sabrina Misseri e la madre
Cosima Serrano all'ergastolo. Michele Misseri è stato condannato a otto
anni di reclusione per concorso nella soppressione del cadavere della
nipote Sarah Scazzi e per furto aggravato del telefonino della vittima.
La Corte di Assise di Taranto ha disposto anche l'isolamento diurno di 6
mesi in carcere per entrambe le imputate. Un applauso è partito dal
pubblico alla lettura della pena dell'ergastolo per Sabrina e Cosima. Il
presidente della Corte ha interrotto un attimo la lettura della
sentenza per richiamare tutti all'ordine e ha poi proseguito.
COSIMA ALLA FIGLIA AL RIENTRO IN CARCERE - «Perché piangi? Tanto lo sapevamo». Così Cosima Serrano si è rivolta alla figlia, Sabrina Misseri, al rientro in cella nel carcere di Taranto. Per tutto il tragitto dal Palazzo di giustizia alla casa circondariale, Sabrina ha continuato a piangere, sia pure in maniera contenuta, e ad asciugarsi le lacrime. Nessuna reazione emotiva avrebbe lasciato trasparire invece la madre Cosima. Le due donne dividono da qualche tempo la cella con una detenuta italiana.
LA MAMMA DI SARAH - «Speravo in questa sentenza - ha ribadito la madre di Sarah - perché chi uccide merita questo. Certo, ha aggiunto la donna, «questa è comunque una sentenza amara per tutti quanti e in ogni caso non dà nè soddisfazione nè serenità. Nessuno mi ridarà Sarah, il dolore rimarrà per sempre. L'unica cosa che mi porta un pò di sollievo è che Sarah riceva giustizia».
GLI ALTRI IMPUTATI - La Corte di assise ha condannato a sei anni di reclusione ciascuno per concorso in soppressione di cadavere Carmine Misseri e Cosimo Cosma, fratello e nipote di Michele Misseri. Due anni di reclusione sono stati inflitti all'ex difensore di Sabrina, Vito Russo, per intralcio alla giustizia. Per i tre favoreggiatori, la corte ha inflitto un anno di reclusione ciascuno ad Antonio Colazzo e Cosima Prudenzano e un anno e 4 mesi a Giuseppe Nigro, con pena sospesa.
IL PROCURATORE DI TARANTO - «Sembrerebbe che errori macroscopici o grossolani non ne siano stati commessi. Ricordatevi che in Italia vige il principio di presunzione innocenza e questa è solo la sentenza di primo grado». Lo ha detto il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, uscendo
dall' aula di Corte d'Assise dopo la lettura della sentenza. «Le sentenze in ogni caso si rispettano e attendiamo di conoscere le motivazioni per fare una valutazione più completa e serena».
I LEGALI - «Questa sentenza verrà ribaltata totalmente», dice a caldo l'avvocato Franco De Jaco, uno dei legali di Cosima - la Corte si è presa cinque giorni per ribadire le stesse cose che avevano detto i pubblici ministeri». «La posizione di Cosima meritava un'attenzione particolare. La ricostruzione dei pm era affidata a elementi fantasiosi. I giudici hanno seguito l'impostazione dei pubblici ministeri», ha detto l'altro difensore di Cosima, Franco De Iaco. «Siamo tranquillissimi - ha aggiunto De Iaco - e siamo convinti che in appello e in Cassazione riusciremo a ribaltare quest'impostazione».
«Concetta chiedeva una giustizia inflessibile. Questa è una storia che ha generato dolore a 360 gradi. Una storia che purtroppo ha privato la famiglia Scazzi di una bambina, ma le imputate non hanno fatto alcun passo in avanti, non ci hanno permesso di aiutarle». Lo ha sottolineato invece l'avvocato Nicodemo Gentile, legale di parte civile per la famiglia Scazzi. Secondo il legale, «la giustizia umana ha fatto il suo corso perché doveva essere una sentenza giusta per il reato commesso e i comportamenti avuti. Concetta - ha proseguito il legale - è in difficoltà per questo. Sicuramente non andrà a brindare al ristorante con la sua famiglia. La prima partita processuale ci dice quello che abbiamo sempre pensato e che ha pensato la procura: ad uccidere Sarah - ha detto - sono state Sabrina e Cosima». «Per Concetta - ha detto ancora - oggi la ferita è ancora aperta, c'è tantissimo dolore perché in quella casa in cui Concetta mandava la figlia per proteggerla, purtroppo Sarah ha trovato la morte. È arrivata una sentenza dura, severa - ha concluso - però proporzionata alla gravità del fatto e soprattutto alle prove che sono state portate nel processo. Gli imputati hanno avuto un comportamento che ha cercato sempre di assicurare loro impunità e non si è mai preso in considerazione il dolore della famiglia Scazzi e di Sarah».
IL RISARCIMENTO - La Corte di assise di Taranto ha condannato anche Michele Misseri, Cosima Serrano e Sabrina Misseri al risarcimento dei danni, da stabilire in separata sede, alla famiglia Scazzi e al Comune di Avetrana. Nello stesso tempo ha stabilito una provvisionale di 50mila euro ciascuno ai genitori di Sarah, Giacomo Scazzi e Concetta Serrano, e di 30mila euro per il fratello Claudio.
NAZARENO DINOI
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