venerdì 10 maggio 2013

ALLA VIGILIA DI UNA DIREZIONE DRAMMATICA, L'ANALISI DEL VOTO MOSTRA SEMPRE DI PIù IL PD COME PARTITO DI PROFESSORI E PENSIONATI


Alla vigilia della Direzione Nazionale del PD, che minaccia ( o promette, a seconda della curva che si occupa...l'altro giorno  in un circolo del PD, nella perfieria romana, visitato da Barca, alla notizia della condanna al carcere di Berlusconi è partito uno spontaneo, liberatorio applauso...i guai del "nemico" sono sempre ben visti ) di essere addirittura esiziale per l'unione dei democratici, Antonio Polito offre un contributo che sarebbe prezioso a quel consesso per chiaririsi le idee, ma c'è da scommettere che verrà ignorato.
In realtà, il valente giornalista non fa che analizzare il voto del 24 febbraio, una "roba" che da quella parti sarebbe stata  immediatamente fatta in altri tempi. Ma ora, un po' per pochezza un po' per opportunismo personale dei nuovi protagonisti, le analisi approfondite, per capire al fine di decidere (esortazione einaudiana, ma in realtà di mero buon senso) sono esercizio non considerato. Puppato, Civati , che accarezzano tanto la pancia degli elettori del PD più vicini a Grillo ( e viceversa  ! gli ortotteri in libera uscita nel pianeta pentastelluto che andrebbero recuperati) , sanno che sulla base degli istituti che studiano i flussi elettorali , si rivolgono a un bacino elettorale che, se messo in pista, non arriverebbe al 20% nazionale ? Come avevano denunciato sia Pagnoncelli con Ipsos che  Ilvo Diamanti, testa d'uovo di Demos & PI. , solo un terzo degli elettori del M5S viene da sinitra : gli altri sono di destra, oppure provengono dall'area del non voto e elettori nuovi. Un terzo del 20% degli aventi diritto (tanti sono i voti grillini usciti dalle urne, considerato il 25% di astenuti) fa un 6% dell'elettorato nazionale. Questo giochino va ripetuto per il PD, dove però potremmo dire che l'elettorato più radicalmente di sinistra rappresenti almeno la metà dell'intero, quindi un altro 10% sempre in proiezione nazionale . Allarghiamoci pure e alle prossime elezioni una cosa così arriverebbe al 20%. Una bella , coesa, abbondante MINORANZA, che MAI potrebbe vincere le elezioni.
Puppato e Civati questi conti li hanno fatti ?  probabilmente no, per limiti evidenti, ma va aggiunto che se anche li facessero poco gli importerebbe perché a loro interessa mettersi in luce , addirittura provare ad essere i leader di un nuovo movimento piuttosto che restare ai margini di un partito più grande e magari vittorioso, a patto di accettare la triste realtà che la sinistra "dura e pura" in Italia non ha mai avuto più di un terzo dei voti.
D' Alema, vero stratega delle coalizioni di centro sinistra vittoriose (ancorché di poco)  affidate a Prodi, memore delle ore passate a "studiare" politica alle Frattocchie, non lo ha mai dimenticato. Questi , un po' ottusi,  un po', come detto, opportunisti di piccolo corso, da questo orecchio proprio non ci vogliono sentire.
Il bello è che anche i giovani turchi, in via mi sembra di  slabbramento (Orsini, Orlando e Fassina non mi sembrano più unisoni come ai bei tempi...) , mostrano più realismo, tanto da considerare Renzi, il nemico di ieri, come l'unico candidato spendibile in caso di ravvicinato ritorno alle urne.
Domani se ne vedranno delle belle. Personalmente, l'ho scritto varie volte, la fusione voluta da Veltroni , Rutelli, Prodi nel 2007, che portò alla nascita del Partito Democratico a vocazione maggioritaria ( che quindi andasse OLTRE la sinistra tradizionale e anche superasse l'antiberlusconismo viscerale e militante , che tanto invece scuote le viscere degli iscritti ) , non regge più. Il "cuore" nuovo è stato rigettato dall'organismo vecchio. Il disfacimento del PDL dopo la diaspora finiana e la crisi di Berlusconi, indebolito dai processi e dalla crisi ( vogliamo metterci pure le promesse di "rivoluzione" liberale mai mantenute ??) , aveva fatto sperare ad un PD anemico (  dopo il 2008, dove pur perdendo Veltroni aveva toccato quota 33%, il Partito non era mai andato oltre il 25, e in certi momenti dando l'idea di poter scendere sotto il 20 !) di riacquistare sangue e vita in prospettiva di una vittoria finalmente netta. In fondo bastava essere umili e non dimenticare la lezione : mai da soli ! E quindi scegliere Renzi anziché l'identitario Bersani. Risultato, Berlusconi di nuovo in campo, ferito ma non domo, per poco (0,3% !!!!!) non vince anche stavolta, riuscendo comunque a fare del Senato terra di nessuno. Il resto lo fa il trionfo di Grillo. Ma sbaglia chi nel PD s'illude che i due elettorati, M5S e Democratici, siano sommabili... E' un'illusione data dal colore dei parlamentari, più tendenti al rosso, che però NON sono espressione autentica ed omogenea dei loro elettori. Ed è per questo che, accortamente, Grillo non ha acconsentito a formare una maggioranza di governo, o anche solo ad appoggiare Bersani, che pure era supplice ai suoi piedi.
Domani, comunque, promette di essere una bella arena



  “Il Pd non sa cosa è successo nelle Urne elettorali”

È davvero sorprendente che undici settimane dopo il più grande terremoto elettorale della storia della Repubblica, nessun organo dirigente del Pd abbia ancora fatto un'analisi del voto. Domani riparte la giostra dei nomi, dei segretari, dei reggenti, degli organigrammi. Le correnti sono in piena attività. Tutti vogliono decidere chi guiderà il partito, ma per fare che cosa nessuno lo sa. E finché non si studierà cosa è successo nelle urne alla sinistra italiana, è impossibile saperlo.
La prima cosa che bisognerebbe discutere è questa: la sinistra italiana ha ottenuto il suo risultato peggiore proprio quando ha creduto di poter fare da sola. La coalizione di Bersani ha infatti raggiunto una percentuale di voti alla Camera (il 29,5%) inferiore perfino alla tanto vituperata macchina da guerra di Occhetto, che ottenne il 32,75 nel 1994, all'alba della Seconda Repubblica. Il solo Pd di Veltroni ebbe cinque anni fa un risultato di gran lunga migliore di Bersani e Vendola messi insieme. Perfino Togliatti e Nenni, nella sconfitta storica del 1948, fecero un po' meglio sfiorando il 31%. A occhio e croce si direbbe che il primo cruccio del Pd dovrebbe essere quello di ricostruire un sistema di alleanze che gli consenta di uscire fuori dal recinto elettorale della sinistra, ormai dimostratosi troppo angusto per poter mai vincere le elezioni. D'altra parte, la coalizione con Vendola in Parlamento già non esiste più, ed è dunque inservibile come progetto politico su cui ricostruire.
La seconda osservazione andrebbe fatta sulla distribuzione geografica del voto per la sinistra: è sostanzialmente uguale a quella che era subito dopo il fascismo, nel 1948, e anche subito prima, nel 1919: al di fuori del quadrilatero delle regioni rosse, la sinistra è minoritaria ovunque (cito elaborazioni del Cise di D'Alimonte). Ma, rispetto a cinque anni fa, il deterioramento è stato minore nel Nord-Est, dove il Pd ha perso «solo» il 4% dei suoi voti, ampio al Nord Ovest (meno 8,3%), amplissimo al Sud (meno 9,5%), e più ampio che mai nelle regioni rosse (meno 10%). Questo vuol dire che la sinistra deve considerare a rischio perfino ciò che finora dava per scontato, perché è emerso un concorrente più in grado dell'avversario tradizionale di penetrare nelle sue roccaforti. Il Movimento 5 Stelle è stato infatti il primo partito in tutte le provincie delle Marche, in una provincia dell'Emilia Romagna e in una della Toscana (è il primo partito in 50 provincie contro le 40 del Pd). Tutto ciò nonostante che al vertice democratico stavolta ci fossero gli «emiliani».
La lezione da trarne è che la vera novità del competitore grillino non sta solo nel fatto di avere un messaggio più radicale, che si presume più «di sinistra» e che più d'uno nel Pd vorrebbe ora imitare; ma ancor di più sta nel fatto che è una forza più trasversale, capace cioè di attrarre elettori di destra oltre che di sinistra, qualità che al Pd invece manca. Dei quasi nove milioni di voti andati al M5S (cito elaborazioni dell'Ipsos di Pagnoncelli), il 30% viene da chi ha votato a sinistra nel 2008, ma il 31% viene da chi votò a destra, per Berlusconi e per Bossi; più un altro 36% che viene dal non voto e dal nuovo voto. Sarebbe bastato aver studiato questi dati per evitare qualche brutta figura e capire che per Grillo era impossibile dare via libera a un governo Bersani: i 5 Stelle non possono allearsi in Parlamento con nessuno, perché qualsiasi alleanza scontenterebbe un terzo del loro elettorato (è questo, tra l'altro, il vero punto debole del Movimento sulla lunga distanza).
Il partito di Grillo ha insomma raggiunto quell'interclassismo e quel trasversalismo sociale che erano l'ambizione alla base della nascita del Pd: ottiene più voti tra gli imprenditori e i dirigenti (25% M5S; 23% Pd) e tra i lavoratori autonomi (39% M5S; solo 15% il Pd); ma anche tra gli operai (29% M5S contro il 20% del Pd, che qui è battuto anche dal Pdl al 24%) e tra i disoccupati (33% al M5S e il 23% al Pd). L'unica categoria sociale in cui il Pd svetta rispetto ai concorrenti è quella dei pensionati: vi ottiene il 37% dei voti, contro il 25% del Pdl e un magrissimo 11% di Grillo. Non era dunque vero che si sarebbe intercettato meglio lo stato d'animo del paese spostandosi più a sinistra e identificandosi di più con la Cgil (sindacato nel quale, d'altra parte, i pensionati sono la maggioranza degli iscritti).
L'ultima lezione che il Pd potrebbe trarre da un'analisi del voto, se e quando la vorrà fare, è l'impressionante invecchiamento anagrafico del suo elettorato: la metà è composta da persone al di sopra dei 55 anni (e tra quelle oltre i 65% la percentuale è del 32%). Gli ultra-cinquantacinquenni sono invece solo il 19% dell'elettorato grillino; e tra i giovani che hanno votato per la prima volta il Pd raccoglie l'8% dei suoi voti, contro il 13% del M5S. Infatti alla sinistra è andata molto peggio alla Camera, dove votano i diciottenni, che al Senato: una differenza del 2,1%. Il che obbligherebbe a una revisione complessiva dei linguaggi, delle forme, dello stile della politica, dai comizi all'ossessione televisiva fino a un uso così ingenuamente ludico del web da sembrare provocatorio.
Alleanze, proposta, messaggio: prima di darsi un nuovo segretario il Pd dovrebbe decidere che fare. E quel che va fatto sta scritto nei dati elettorali. Bisognerebbe cominciare a leggerli.

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