Vera o falsa che sia, questa è la verità di Ruby, resa all'interrogatorio fiume (sei ore, e non è finito) cui è stata sottoposta nell'altro processo che la riguarda, ome supposta parte lesa ( lei non si è costituita parte civile) e dove gli imputati per induzione e sfruttamento del reato di prostituzione sono Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti.
La sintesi la si conosce, perché sono le cose che la ragazza ripete sempre :
1) Mai fatto sesso con Berlusconi
2) Sull'età ha sempre mentito a tutti, aiutata dal suo aspetto fisico, per nulla adolescenziale
3) Ha detto molte bugie, pensando le tornassero utili e per darsi importanza. Lei nipote di Mubarak era tra queste.
4) Ad Arcore le feste potevano avere momenti più caldi, con ragazze che ballavano semispogliate, ma senza mai approcci sessuali di nessuno dei presenti e tanto meno con Berlusconi.
5) Il Cavaliere l'ha aiutata economicamente, come faceva anche con altre persone. Le attenzioni particolari di lui per lei erano millantature
Bene, nessuno le crederà, e personalmente ho molti dubbi su varie cose. Ma il punto non è - non dovrebbe almeno - essere questo in un processo, bensì l'esistenza di prove. Nella fattispecie, la prova contraria a quanto asserisce Ruby NON c'è.
E questo, in uno Stato di Diritto, dovrebbe fare tutta la differenza del mondo. E invece i PM ti strizzano l'occhio e ti dicono "credete a me, anche perché saresti dei grulli a credere a simili fandonie".
Non funziona così il processo. Non basta in civile la semplice verosimiglianza di un fatto, figuriamoci in penale dove la severità sull'assolvimento dell'onere della prova da parte dell'accusa è, costituzionalmente, assai più severo.
Bene ha scritto in proposito Piero Ostellino sul Corsera , riferendosi all'arringa della Boccassini dell'altro giorno : " Ad un certo punto della sua lunga e articolata arringa — nel corso della quale ha dato della bugiarda a Ruby, deducendone che Berlusconi ha fatto sesso con lei, e ha concluso che se il funzionario della Questura che ha ricevuto la telefonata da Berlusconi su «Ruby nipote di Mubarak» nega di essere stato concusso vuol dire che lo è stato — la signora Boccassini ha detto: «Io non ho dubbi». E qui è emersa tutta la differenza fra i Paesi dove la Giustizia è amministrata in nome della rule of law, «il governo della legge», e, processualmente, contano le prove; e quelli in cui la giustizia si fonda sugli uomini («Se dico che il tale è colpevole, credete a me, lo è»).
Ciò posto, leggiamo le parole della bella giovanotta marocchina, postate sul Corriere della Sera.
Anche solo per curiosità no ?
Ruby: «Mai stata prostituta. I 5 milioni
di Berlusconi? Una cavolata»
Karima ricostruisce le serate di Arcore: «Nicole Minetti era vestita da suora, altre da infermiere sexy»
Karima El Mahroug alias Ruby in tribunale (Fotogramma)
Karima El Mahroug alias Ruby, la giovane marocchina al centro dei
processi milanesi sui presunti festini di Arcore, venerdì mattina è
entrata per la prima volta nel Palazzo di Giustizia di Milano per
deporre come parte lesa nel dibattimento a carico di Emilio Fede, Lele
Mora e Nicole Minetti, il cosiddetto processo «Ruby bis». Al processo
«Ruby», a carico di Silvio Berlusconi, la ragazza non è mai stata
sentita, perché la sua testimonianza non è stata richiesta né
dall'accusa né dalla difesa: da qui le proteste della giovane, che ha
insistito per poter dare la sua versione e il 4 aprile scorso ha
organizzato anche un sit-in davanti al Tribunale.
La ragazza, convocata infine dai giudici della V Sezione Penale per
testimoniare al processo «Ruby bis», si è presentata accompagnata dal
suo compagno Luca Risso e dai suoi due avvocati.
Processo Ruby bis, Karima testimonia in aula
FALSA IDENTITA' - All'inizio della deposizione i magistrati hanno chiesto alla testimone di ricostruire il periodo dell'arrivo a Milano, la ricerca dei primi lavori e il suo ingresso nell'agenzia di Lele Mora. «Conoscevo dalla Sicilia l'agenzia e volevo incontrare il proprietario, perché la mia speranza era quella di lavorare nel mondo dello spettacolo e della moda», ha detto Ruby. «Mi hanno chiesto delle foto e ho dato quelle del mio profilo Facebook - ha aggiunto - e i documenti, che ho detto di avere dimenticato. Come nome ho dato quello di Ruby, preso da una telenovela, e come cognome Eiek, che è quello di una cantante. Come età - ha concluso - ho detto di avere 19 o 20 anni».
Ruby protesta davanti al tribunale
LA NOTTE IN QUESTURA - L'ormai famosa notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 in questura a Milano con Ruby c'erano «Nicole Minetti, Michelle Conceicao e Miriam Loddo», ha detto Ruby. Conceicao, stando al racconto di Ruby, le avrebbe detto: «Non ti preoccupare, faremo di tutto per non farti tornare in comunità». «Non so se ero affidata a Nicole o a Michelle - ha proseguito Ruby - in questura io avevo detto che avevo 17 anni e non mi ricordo che generalità ho lasciato, se il nome di Karima o quello di Ruby». Appena uscita dalla questura e affidata a Nicole Minetti, la ragazza ha detto di aver parlato al telefono con Silvio Berlusconi. Nicole Minetti «lo ha chiamato al telefono e me lo ha passato - ha aggiunto - e lui mi ha detto che era arrabbiato per tutte le cavolate che gli avevo detto». In questo modo ha lasciato intendere che Berlusconi non sapesse che lei era minorenne.
I 5 MILIONI - Al pm Sangermano che, citando alcune intercettazioni, le ha chiesto se ci fossero trattative tra lei e Berlusconi per ricevere dall'ex premier 5 milioni in cambio del silenzio e di «sembrare pazza» ai pm. Ruby ha risposto di no e ha spiegato che il riferimento ai 5 milioni nelle telefonate era una «cavolata» che raccontava. Mentre il pm le contestava una serie di intercettazioni in cui lei parla di soldi da ricevere da Silvio Berlusconi e fa riferimento a ciò che ha detto nei verbali ai magistrati, Ruby ripeteva che al telefono «dicevo a tutti tante cavolate solo per vantarmi». La ragazza ha spiegato di aver detto bugie «per vanteria» sia al padre che alla madre che all'attuale fidanzato Luca Risso. Il pm, però, per nulla convinto delle risposte della ragazza, a un certo punto le ha chiesto: «Ma lei cosa faceva, portava avanti una strategia di falsi vantandosi a telefono e poi scriveva anche sull'agenda di dover prendere dei soldi?». Il riferimento è a un appunto sequestrato nel quale Ruby scrisse di «4,5 milioni da B.».
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