sabato 18 maggio 2013

IL MONDO DI RUBY, RACCONTATO (STAVOLTA) DA LEI


Vera o falsa che sia, questa è la verità di Ruby, resa all'interrogatorio fiume (sei ore, e non è finito) cui è stata sottoposta nell'altro processo che la riguarda, ome supposta parte lesa ( lei non si è costituita parte civile) e dove gli imputati per induzione e sfruttamento del reato di prostituzione sono Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti.
La sintesi la si conosce, perché sono le cose che la ragazza ripete sempre :
1) Mai fatto sesso con Berlusconi
2) Sull'età ha sempre mentito a tutti, aiutata dal suo aspetto fisico, per nulla adolescenziale
3) Ha detto molte bugie, pensando le tornassero utili e per darsi importanza. Lei nipote di Mubarak era tra queste.
4) Ad Arcore le feste potevano avere momenti più caldi, con ragazze che ballavano semispogliate, ma senza mai approcci sessuali di nessuno dei presenti e tanto meno con Berlusconi.
5) Il Cavaliere l'ha aiutata economicamente, come faceva anche con altre persone. Le attenzioni particolari di lui per lei erano millantature
Bene, nessuno le crederà, e personalmente ho molti dubbi su varie cose. Ma il punto non è - non dovrebbe almeno - essere questo in un processo, bensì l'esistenza di prove. Nella fattispecie, la prova contraria a quanto asserisce Ruby NON c'è.
E questo, in uno Stato di Diritto, dovrebbe fare tutta la differenza del mondo. E invece i PM ti strizzano l'occhio e ti dicono "credete a me, anche perché saresti dei grulli a credere a simili fandonie".
Non funziona così il processo. Non basta in civile la semplice verosimiglianza di un fatto, figuriamoci in penale dove la severità sull'assolvimento dell'onere della prova da parte dell'accusa è, costituzionalmente, assai più severo.
Bene ha scritto in proposito Piero Ostellino sul Corsera , riferendosi all'arringa della Boccassini dell'altro giorno : " Ad un certo punto della sua lunga e articolata arringa — nel corso della quale ha dato della bugiarda a Ruby, deducendone che Berlusconi ha fatto sesso con lei, e ha concluso che se il funzionario della Questura che ha ricevuto la telefonata da Berlusconi su «Ruby nipote di Mubarak» nega di essere stato concusso vuol dire che lo è stato — la signora Boccassini ha detto: «Io non ho dubbi». E qui è emersa tutta la differenza fra i Paesi dove la Giustizia è amministrata in nome della rule of law, «il governo della legge», e, processualmente, contano le prove; e quelli in cui la giustizia si fonda sugli uomini («Se dico che il tale è colpevole, credete a me, lo è»).
 Ciò posto, leggiamo le parole della bella giovanotta marocchina, postate sul Corriere della Sera.
Anche solo per curiosità no ?



Ruby: «Mai stata prostituta. I 5 milioni
di Berlusconi? Una cavolata»

Karima ricostruisce le serate di Arcore: «Nicole Minetti era vestita da suora, altre da infermiere sexy»

Karima El Mahroug alias Ruby in tribunale (Fotogramma)Karima El Mahroug alias Ruby in tribunale (Fotogramma)
Karima El Mahroug alias Ruby, la giovane marocchina al centro dei processi milanesi sui presunti festini di Arcore, venerdì mattina è entrata per la prima volta nel Palazzo di Giustizia di Milano per deporre come parte lesa nel dibattimento a carico di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, il cosiddetto processo «Ruby bis». Al processo «Ruby», a carico di Silvio Berlusconi, la ragazza non è mai stata sentita, perché la sua testimonianza non è stata richiesta né dall'accusa né dalla difesa: da qui le proteste della giovane, che ha insistito per poter dare la sua versione e il 4 aprile scorso ha organizzato anche un sit-in davanti al Tribunale. La ragazza, convocata infine dai giudici della V Sezione Penale per testimoniare al processo «Ruby bis», si è presentata accompagnata dal suo compagno Luca Risso e dai suoi due avvocati. Processo Ruby bis, Karima testimonia in aula Processo Ruby bis, Karima testimonia in aula    Processo Ruby bis, Karima testimonia in aula    Processo Ruby bis, Karima testimonia in aula    Processo Ruby bis, Karima testimonia in aula    Processo Ruby bis, Karima testimonia in aula
FALSA IDENTITA' - All'inizio della deposizione i magistrati hanno chiesto alla testimone di ricostruire il periodo dell'arrivo a Milano, la ricerca dei primi lavori e il suo ingresso nell'agenzia di Lele Mora. «Conoscevo dalla Sicilia l'agenzia e volevo incontrare il proprietario, perché la mia speranza era quella di lavorare nel mondo dello spettacolo e della moda», ha detto Ruby. «Mi hanno chiesto delle foto e ho dato quelle del mio profilo Facebook - ha aggiunto - e i documenti, che ho detto di avere dimenticato. Come nome ho dato quello di Ruby, preso da una telenovela, e come cognome Eiek, che è quello di una cantante. Come età - ha concluso - ho detto di avere 19 o 20 anni».

LA PRIMA SERA - Karima ha raccontato il suo ingresso a Villa San Martino il 14 febbraio 2010 per una cena con Silvio Berlusconi e diverse altre ragazze. «Sono arrivata ad Arcore, ero sorpresa di essere a casa del Presidente del Consiglio, non mi sembrava vero, era una cosa stranissima», ha detto. Ruby ricorda bene la serata perché quella sera «avevo con me un grande cuore e volevo portarlo a un ragazzo, Domenico Rizza, di cui ero ancora innamorata e che mi aveva lasciato. Io pensavo di dover andare a fare la solita serata in discoteca con le ragazze di Mora e non vedevo l'ora, finito il lavoro, di portare quel cuore a Rizza». Arrivata ad Arcore, però, «mi inventai una parentela con Mubarak», ha dichiarato, e ha poi raccontato che le ragazze le raccontarono della barzelletta del «bunga bunga» di Berlusconi e la portarono nel locale così soprannominato. 
IL BUNGA BUNGA - «Ho visto Nicole Minetti vestita da suora, che a un certo punto, mentre ballava si è tolta i vestiti ed è rimasta in biancheria intima». Inoltre, la ragazza ha detto che Marystelle Polanco si vestiva da «Obama e Ilda Boccassini, con una parrucca rossa e con quell'affare che ha lei» («Questo affare si chiama toga», ha spiegato il giudice), Iris Berardi da Ronaldinho, mentre altre partecipanti alle serate si travestivano da «infermiere sexy e dottoresse. Ballavano in modo sensuale, ma non ho mai visto contatti fisici con Berlusconi». Al termine della seconda serata ad Arcore Ruby si è fermata a dormire e le è stata data una stanza solo per lei. La ragazza ha raccontato di aver lasciato Villa San Martino nel pomeriggio del giorno successivo, dopo aver fatto colazione e pranzato. «Per dormire mi diedero una tuta per farmi stare più comoda. Al mattino mi svegliò la Polanco, poi salimmo a fare colazione». 
LE BUSTE - La prima sera, ha raccontato Ruby, ricevette da Berlusconi una busta con duemila euro. Inoltre la ragazza ha detto di aver ricevuto 30mila euro dal ragioniere di Berlusconi, Giuseppe Spinelli, per «realizzare il sogno» di aprire un centro estetico. «Ho sempre ricevuto tutte le volte che andavo a cena delle buste con 2000 o 3000 euro. Poi ho insisto io per parlare al presidente Berlusconi e raccontargli il mio sogno di aprire un centro estetico, cosa che per l'età e per la mancanza di documenti non riuscivo a fare». «Lui era sempre stato generoso - ha aggiunto - e gli ho chiesto un aiuto un prestito. Ho insisto io per incontrarlo al di fuori delle cene e delle serate. Lui mi ha detto che voleva qualcosa di scritto, qualcosa di cartaceo e poi ci avrebbe pensato lui». «NON SAPEVO FOSSE MINORENNE» - «All'ufficio casting Ruby aveva dichiarato di avere 24 anni e questo è stato esibito agli atti». Lele Mora, imputato nel processo, ha negato quanto affermato dal pm Ilda Boccassini, che nella requisitoria del processo a carico di Silvio Berlusconi lo aveva indicato come una delle persone dell'entourage dell'ex premier a conoscenza della minore età della ragazza. «Ruby oggi dirà che non l'ho portata io ad Arcore», ha affermato l'ex «guru dei vip».
Ruby protesta davanti al tribunale Ruby protesta davanti al tribunale    Ruby protesta davanti al tribunale    Ruby protesta davanti al tribunale    Ruby protesta davanti al tribunale    Ruby protesta davanti al tribunale
LA NOTTE IN QUESTURA - L'ormai famosa notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 in questura a Milano con Ruby c'erano «Nicole Minetti, Michelle Conceicao e Miriam Loddo», ha detto Ruby. Conceicao, stando al racconto di Ruby, le avrebbe detto: «Non ti preoccupare, faremo di tutto per non farti tornare in comunità». «Non so se ero affidata a Nicole o a Michelle - ha proseguito Ruby - in questura io avevo detto che avevo 17 anni e non mi ricordo che generalità ho lasciato, se il nome di Karima o quello di Ruby». Appena uscita dalla questura e affidata a Nicole Minetti, la ragazza ha detto di aver parlato al telefono con Silvio Berlusconi. Nicole Minetti «lo ha chiamato al telefono e me lo ha passato - ha aggiunto - e lui mi ha detto che era arrabbiato per tutte le cavolate che gli avevo detto». In questo modo ha lasciato intendere che Berlusconi non sapesse che lei era minorenne.
LE ACCUSE RITRATTATE - Nel corso di un passaggio della sua testimonianza Ruby ha parzialmente accusato il pm di Milano. Riguardo alle dichiarazioni rese ai pm tra il luglio e l'agosto 2010 ha affermato: «So che le volte che mi hanno sentito non sono solo quelle quattro o cinque verbalizzate». «Non siamo in una trasmissione tv - ha spiegato con calma il giudice Annamaria Gatto - questo è un processo e dobbiamo accertare la verità. Se lei dice una cosa del genere fa un'accusa molto grave e il tribunale sarà costretto a trasmettere gli atti e poi se la cosa non è vera lei sarà soggetta a conseguenze penali». Così Ruby, che nella sua protesta davanti al tribunale aveva in sostanza affermato che i pm l'avrebbero costretta a mentire, davanti al giudice ha cambiato tono. «Io so che i ricordi sono una cosa e le sensazioni un'altra - ha spiegato - rileggendo i verbali mi sembra che mancavano delle cose». E poi la ragazza ha cambiato argomento: «Oggi comunque sono qui per rettificare le bugie che ho detto in quei verbali».
MAI SESSO CON BERLUSCONI - Rispondendo a una domanda del pm Antonio Sangermano, Ruby ha ribadito di non aver mai avuto rapporti intimi con Silvio Berlusconi, sostenendo che ad Arcore si è limitata a «ballare la danza del ventre» e che «il presidente Berlusconi aveva dei costumi» che lei e le altre ragazze avevano indossato. Sulle intercettazioni «Mi vantavo di cose mai successe - ha spiegato - dicevo di averlo sentito e che era innamorato, dicevo "mi coprirà d'oro", ma erano tutte invenzioni». Ruby ha anche negato di essere mai stata una prostituta. Quando il giudice, infatti, le ha chiesto se «ha mai avuto rapporti sessuali a pagamento con qualcuno», la ragazza ha risposto con un secco «no». Il giudice le ha poi contestato alcune intercettazioni in cui Ruby pareva fare riferimento ad attività di prostituzione e la giovane ha replicato: «Erano solo cavolate, non ero normale in quel periodo».
I 5 MILIONI - Al pm Sangermano che, citando alcune intercettazioni, le ha chiesto se ci fossero trattative tra lei e Berlusconi per ricevere dall'ex premier 5 milioni in cambio del silenzio e di «sembrare pazza» ai pm. Ruby ha risposto di no e ha spiegato che il riferimento ai 5 milioni nelle telefonate era una «cavolata» che raccontava. Mentre il pm le contestava una serie di intercettazioni in cui lei parla di soldi da ricevere da Silvio Berlusconi e fa riferimento a ciò che ha detto nei verbali ai magistrati, Ruby ripeteva che al telefono «dicevo a tutti tante cavolate solo per vantarmi». La ragazza ha spiegato di aver detto bugie «per vanteria» sia al padre che alla madre che all'attuale fidanzato Luca Risso. Il pm, però, per nulla convinto delle risposte della ragazza, a un certo punto le ha chiesto: «Ma lei cosa faceva, portava avanti una strategia di falsi vantandosi a telefono e poi scriveva anche sull'agenda di dover prendere dei soldi?». Il riferimento è a un appunto sequestrato nel quale Ruby scrisse di «4,5 milioni da B.».
SEI ORE - Con un sorriso e con una espressione di sollievo sul viso Ruby ha «accolto» la fine dell'udienza, nella quale ha testimoniato per circa 6 ore. Uscita dalla porta dell'aula della V Sezione Penale di Milano, la ragazza ha abbracciato e baciato il suo fidanzato, Luca Risso, che ha seguito tutta la deposizione. Poi se n'è andata, senza mai voltarsi verso i cronisti, accompagnata anche dal suo legale, l'avvocato Paola Boccardi. Risso, in auto, ha perso la pazienza con i reporter che incalzavano con le loro domande. La presidente Anna Maria Gatto ha aggiornato il processo al prossimo 24 maggio, quando il pm Antonio Sangermano dovrà terminare di interrogare la giovane marocchina. La parola passerà poi all'altro rappresentante della pubblica accusa, il procuratore aggiunto Pietro Forno, alle parti civili e alle difese dei tre imputati, che a loro volta potranno fare domande alla ragazza.

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