Il governo è appena nato e ogni giorno ci s'ingegna a buttargli un bastone tra le ruote...Del resto, questo è un esecutivo imposto da Napolitano, a fronte della sua accettazione del reincarico al Quirinale. Il PD in particolare si è piegato a questo compromesso, particolarmente indigesto al popolo di sinistra che per 20 anni ha mangiato pane e anti berlusconismo. Ma anche dall'altra parte c'è molta inquietudine, solleticati dall'idea di tornare subito al voto con sondaggi stavolta favorevoli. Ho scritto che messa così, la cosa mi sembra piuttosto folle. Per due mesi abbiamo sentito da praticamente tutte le parti politiche questi tre concetti:
1) Tornare alle urne con questa legge non si può, il risultato sarebbe probabilmente lo stesso : maggioranza assoluta alla Camera (grazie al mostruoso premio di maggioranza garantito dal Porcellum) ma non al Senato. Quindi un nuovo stallo (chi scrive non la pensa così, ma questa però è la vulgata diffusa).
2) La legge va dunque cambiata. Intanto che lo si fa, alcune cose urgenti in campo economico si possono fare, per cercare di ridare un po' di fiato alle imprese e ai lavoratori, fermare la disoccupazione.
3) La classe politica deve accettare immediate riforme quali : abolizione ( o forte riduzione) del rimborso elettorale, tagli alle prebende di TUTTO il personale politico ( e quindi non solo al migliaio di parlamentari ) , riduzione del numero degli eletti. La scellerataggine del Parlamento ultimo ha toccato il colmo nell'imporre sacrifici fiscali soffocanti alla popolazione mentre lasciava assolutamente immutati i propri privilegi. E infatti Grillo ha preso il 25% dei voti. Lasciare le cose così significherebbe il M5S oltre il 50%.
Bene, come detto, su questi punti c'era consenso unanime. Solo che il PDL riteneva che l'unico governo che le potesse realizzare fosse quello delle due forze maggiori più Lista Civica (insomma, quelli che avevano appoggiato il governo Monti, ma stavolta con propri uomini al comando) , il PD voleva i grillini, e Grillo voleva ...fare da solo (provocatoriamente...per far capire che lui alleanze coi vecchi partiti NON le faceva).
Alla fine lo sgretolamento del PD e la rielezione di Napolitano, hanno portato al governo Letta, il quale, utilmente, propone di fare almeno le cose sopra dette.
Ed ecco che gli acerrimi alleati , PD e PDL, gareggiano a chi intralcia di più. La questione più spinosa, per il momento perché altre ne verranno, è l'IMU.
Berlusconi ne fa una questione d'onore, avendo promesso in campagna elettorale che NON solo avrebbe abolito la tassa sulla prima casa ma restituito agli italiani i soldi spesi per essa !! Si può capire, ma minacciare la crisi di governo senza valutare possibili compromessi mi sembra assurdo, nella situazione in cui siamo.
Dall'altra parte il PD vede l'abolizione di una tassa iniqua (sulla prima casa, mi sembra evidente che tale sia ) come un favore ai ricchi...forse dimenticando che gli italiani proprietari della casa in cui abitano sono circa l'80% (solo i giapponesi ci superano in questa classifica, che ha anche le sue controindicazioni) e non risulta che i paperoni siano così tanti nel nostro bel paese.
Ma che il partito democratico sia in stato confusionale, questo è evidente anche e soprattutto agli iscritti di quella "ditta".
Semmai, non vorrei che veramente quelli di centro destra si facessero tentare troppo dai sondaggi che li danno in testa. In primis, è recentissima la delusione cocente dei dirimpettai, che pure a gennaio avevano numeri assai migliori (il distacco tra cd e cx era dato oltre i 10 punti percentuali), in secundis, il pronostico migliore viene da Piepoli , che tra tutti è quello che di solito toppa di più e mi sa che porta pure sfiga !.
Da ultimo, e Berlusconi questo punto mostra di considerarlo bene....in caso di caduta del governo Letta, per colpa del PDL, è praticamente impossibile che Napolitano "premi" il tradimento della promessa fattagli con l'anticipato scioglimento delle elezioni. E chissà allora che la sinistra non si ricompatti e trovi anche l'appoggio dei voti grillini che servono per tornare all'idea bersaniana del "governo del cambiamento".
Insomma, la caduta di Letta non significa per forza elezioni anticipate...e in questo il Capo del Quirinale avrebbe anche l'appoggio dei peones neo eletti, cui non piacerebbe affatto abbandonare così presto poltrone così sontuose.
Sulla questione dell'IMU, hanno scritto oggi sia Ostelino (sul Corsera) che Giacalone (su Libero).
Vi propongo il secondo
Il totem dell’Imu
L’Imu è diventato un totem, una palo simbolico cui si danza
intorno. Chi per trovare la propria identità e chi per far cadere il
governo. A forza di danzare si perde anche l’orientamento, oltre che la
memoria. Il che induce lo sciamano democristiano, il grande capo Letta
Enrico, a esser fiducioso nel supporre di potere cucinare i danzatori
uno a uno, nel lento fuoco della perdita di tempo. Oggi tutti guardano
sul fronte destro, dove chi ha dissotterrato l’ascia di guerra non
otterrà quel che chiede, ma ci si è distratti sul fronte sinistro, dove
certamente subiranno quel che hanno ufficialmente detto di non
accettare: il decreto legge.
Nell’Imu si concentrano diversi drammi, a cominciare dal fatto che si
tratta di un balzello sotto falso nome: la “u” sta per unica, mentre
non è unica proprio per niente. Questo travestimento induce anche in
errore, tanto che taluni giurano che la patrimoniale sugli immobili, in
Italia, è inferiore alla media europea. Il che non è vero, proprio
perché si somma ad altri prelievi. A questo si aggiunga che viene
calcolata su una base farlocca, visto che i valori catastali sono
immaginifici, talora capovolgenti la realtà del mercato, mentre il
catasto è il regno della polvere e di un’amministrazione che sarebbe
stata considerata arretrata un secolo fa.
Partendo da questa premessa è difficile far qualche cosa di buono. Il
governo Berlusconi la concepì come imposta federale, destinata a
finanziare gli enti locali (“m” sta per municipale). Il governo Monti
interpreto diversamente la citata “m” e la trasformò in mungitrice a
favore dello Stato centrale. Lasciamo perdere il federalismo, che forse
si può farla finita con quella roba, ma l’idea che i bisogni locali
siano finanziati in sede locale, mettendo nelle stesse mani la
responsabilità dell’imposizione e della spesa, gravando sui patrimoni in
ragione dei costi collettivi che comportano, è giusta. La cosa
grottesca, però, è che in un gioco politico normale noi dovremmo avere
la destra che propone di gravare il meno possibile sulle imprese e la
sinistra che prova a difendere i consumatori, invece abbiamo la destra
che reclama la detassazione della prima casa. Non ne faccio una
questione morale, che del moralismo fiscale ho piene (anzi: vuote) le
tasche, ma segnalo quanto il caos confonda le idee. Nella sostanza,
comunque, il gettito Imu è pari a 24 miliardi l’anno, di cui 4 vengono
dalle prime case. Non vedo perché sarebbe risolutivo cancellare i 4 (che
non lo saranno) e lasciare i 20, posto che in alcuni settori, come
quello agricolo, sono più che sufficienti per portare fuori mercato non
pochi produttori.
Dice la sinistra: lasciamo l’Imu ma esentiamo i redditi bassi. Una
bella gara: la destra che propone di cancellare l’imposta e la sinistra
gli imposti, ma intente ad azzuffarsi. Segnalo, però, che in Italia sono
tutti redditi bassi, tranne uno sparuto drappello di masochisti
fiscali. Segnalo, inoltre, che le patrimoniali si commisurano al
patrimonio, non al reddito. Insomma, ballano attorno al totem ma non
sanno più, da una parte e dall’altra, che cavolo di danza stanno
facendo.
Da qui il sorriso sornione dello sciamano: rimandiamo tutto,
approfondiamo, non cancelliamo, ma ripensiamo. Semmai mancassero soldi
li prendiamo da un’altra parte. Così saranno contenti le capre e i
cavoli (scelga ciascuno come distribuire le parti), salvo il fatto che a
pagare saranno, più o meno, le medesime tasche. Gliecché, però, per
potere buttare la palla in tribuna occorre un decreto legge. E si deve
farlo subito, domani, altrimenti tocca fare i conteggi tre volte,
buttando soldi e tempo. E gliecché, oibò, la senatrice Rosy Bindi,
presidente dimissionario della direzione pdinna, di cui lo sciamano era
vice, nel corso del dibattito sulla fiducia fu urticantemente chiara:
Letta, già mi piaci poco, non t’azzardare a far decreti.
Come andrà a finire? E chi vi dice che andrà a finire? Andrà nel
calderone del sistema fiscale da rimodellare, della pressione da far
diminuire, senza che questo comporti diminuzione delle entrate né
affievolimento del rigore, il tutto in un quadro di maggiore sviluppo
che non significa abbassamento della guardia, tenendo anche presente che
… Vabbe’, ci siamo capiti.
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