venerdì 3 maggio 2013

TRAVAGLIO DI NUOVO ALL'ATTACCO DEL QUIRINALE : "SU D'AMBROSIO IO COSCIENZA TRANQUILLA.. ALTRI NO"


Può capitare di avere torto no ? Di essere convinti di una cosa e accorgersi di avere sbagliato. Specie poi se una certa idea ce la siamo fatta su una materia complessa, dove magari abbiamo delle nozioni ma non siamo ferratissimi. Succede a tutti, o quasi. A Marco Travaglio per esempio no. Eppure il nostro si muove su terreni scivolosi, assume posizioni acrobatiche, non banali, il che potrebbe essere anche un merito, che però comporta rischi più alti di errore. Eppure lui non sbaglia mai. In tutte le sue inchieste, campagne, denunce di complotti e collusioni varie, lui è certo di essere sempre nel giusto. Un Fenomeno !
E se capita che anche si parli di Diritto, materia che conoscerà pure ma insomma si è laureato il Lettere non in Giurisprudenza, e non ha mai esercitato una professione giuridica, con la quale il copia e incolla dei verbali della procura non c'entra, checché abbia pensato in questi anni, lui è sempre convinto di saperla più lunga degli altri. Addirittura, da ultimo, dei Giudici della Corte Costituzionale. Già, nella lunga tenzone tra Quirinale e Procura di Palermo, finita per iniziativa del Presidente Napolitano davanti ai custodi della Carta per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, i giudici - in genere estremamente cari a Travaglioski - si sono pronunciati a favore del primo e bocciando la posizione assunta dai secondi.
Pensate che il nostro si sia fatto venire un qualche dubbio ? Una introspezione del tipo "Marco , forse stavolta peppiniello tuo ha toppato...qui non c'era di mezzo Berlusconi, si poteva pure mollare l'osso...". Nemmeno per idea. E l'indomani dell'accusa rivoltagli dall'ex portavoce del Quirinale nei rapporti con la Stampa, Pasquale Cascella, di avere dato vita ad una campagna stampa infamante la persona dell'ex giudice D'Ambrosio, consulente giuridico del Presidente, Travaglio replica ribaltando l'accusa e giocando al rialzo.
Lui non ha infamato nessuno, e se qualcuno ha sulla coscienza la morte (per infarto) di D'Ambrosio, quello certo non è lui ma semmai chi lo "usò come scudo umano e parafulmine".
Niente male no ? Si attendono repliche dal Quirinale, ma forse non ci saranno. In fondo, i nemici di Napolitano finora hanno tutti fatto una brutta fine...guardate Di Pietro, spazzato via dalle urne, dopo essere stato scaricato dal PD proprio per i suoi ripetuti attacchi al colle, e l'amicissimo di Travaglio, Peppino Ingroia, triturato alle elezioni e con una scrivania esilio che lo attende in Valle d'Aosta.
Il Presidente, appena rieletto, ha tempo....
Ecco la notizia come riportata su Libero.it




FOLLIE NERO SU BIANCO

Travaglio (tra le righe) accusa Giorgio Napolitano per la morte di D'Ambrosio

Marco Manetta risponde alle critiche di Cascella e poi attacca il Capo dello Stato: "Che cosa dice chi ha usato il consigliere come scudo umano?"



L'accusa tra le righe di Travaglio
per la morte di Loris D'Ambrosio
La colpa? E' di Napolitano

Siamo abituati agli editoriali di Marco Travaglio: una colata di piombo in cui, quotidianamente, il vicedirettore del Fatto declina il suo concetto di informazione replicando ai molti che lo criticano. L'editoriale è il suo personalissimo campo di battaglia. L'articolo di fondo con cui il permaloso Marco risponde con parole di fuoco a chi lo attacca è una costante. L'ultimo personaggio a finire nel mirino di Marco Manetta è Pasquale Cascella, ex portavoce di Giorgio Napolitano, ora candidato sindaco a Barletta. Il "Portabugie", secondo Travaglio. Dopo la consueta razione di sputtanamento, Travaglio passa al cuore della controffenisva. Che ha fatto, il Cascella? A La Zanzara, su Radio24, ha detto: "La vicenda D'Ambrosio? Bisogna chedere a Travaglio se non ha problemi di coscienza per il modo in cui ha fatto informazione, non credo sia un modo di fare giornalismo. E' stato un attacco mirato alla persona, a Napolitano. Mi chiedo come alcuni facciano informazione sul Fatto, come facciano a convivere con la propria coscienza e deontologia professionale, che nel caso di D'Ambrosio è stata violata".
Chi era D'Ambrosio - Necessario promemoria: Loris D'Ambrosio era il consulente giuridico di Giorgio Napolitano, implicato nella vicenda delle intercettazioni della procura di Parlermo a Nicola Mancino, l'ex ministro dell'Interno indagato per falsa testimonianza (secondo le toghe avrebbe cercato di deviare le indagini sulla trattativa Stato-mafia). D'Ambrosio, ex magistrato, è morto il 16 luglio 2012, stroncato da un infarto che lo ha colto proprio nei giorni in cui la campagna di stampa sulle intercettazioni a Napolitano (la Corte Costituzionale, Carta alla mano, ne ha ordinato la distruzione) aveva raggiunto gli apici della sua intensità. Il Capo dello Stato fu colpito dalla vicenda, ne uscì a pezzi, ed espresse "atroce rammarico per le insinuazioni" apparse su quotidiani e televisioni.
Stato-mafia - Cascella, in sintesi, alla radio attacca i metodi giornalistici di Travaglio e difende D'Ambrosio. Apriti cielo. Sul Fatto di venerdì 3 maggio, Marco Manetta non ha dubbi: D'Ambrosio fu "sorpreso" ad "attivarsi su richiesta dell'ex ministro" Mancino "per deviare le indagini sulla trattativa Stato-mafia". Quindi il vicedirettore ricorda di aver chiesto a D'Ambrosio quale fosse il ruolo di Napolitano, che emergeva come "mandante delle sue mosse". Come ovvio, D'Ambrosio spiegò che la domanda era irricevibile per - scrive Travaglio - "un presunto segreto e un imprecisata immunità presidenziale". Travaglio aggiunge che D'Ambrosio si impegnò a rispondere alle domande nel caso fosse arrivato il via libera di Napolitano, ma che poi "al suo posto intervenne Cascella per opporre il silenzio stampa". D'Ambrosio, nel tritacarne mediatico, offrì le sue dimissioni a Napolitano, ma vennero rifiutate con la contestuale conferma di "affetto e stima intangibili"
"Obbediva agli ordini" - Fin qui la lunga premesse. Perché dall'attacco a Cascella si passa a un paludato attacco a Napolitano stesso, un attacco da leggere tra le righe. Un attacco di rara violenza. Marco Manetta scrive: "Quando D'Ambrosio svelava a Mancino di aver parlato a GrassoEsposito Ciani in nome e per contro del Presidente che ha preso a cuore la questione sa tutto, millantava credito o diceva la verità?". Il vicedirettore nella sua personale reinterpretazione della storia repubblicana non ha il minimo dubbio. Fa domande e si dà risposte, nel turbinio di un soliloquio spaventoso: "Il fatto che Napolitano gli confermasse fiducia significa che D'Ambrosio non millantava: obbediva agli ordini". Già, lo riscriviamo nel caso in cui vi fosse sfuggito: "Obbediva agli ordini", scrive Travaglio. 
Lo scudo umano - "Forse - continua il vicedirettore del Fatto - tutto sarebbe ancor più chiaro se il Colle avesse divulgato il contenuto delle quattro telefonate Napolitano-Mancino". Nell'editoriale si arriva poi al giorno della morte di D'Ambrosio. Travaglio continua: "Non contento, quando D'Ambrosio morì d'infarto Napolitano tentò di scaricare la colpa su chi lo aveva criticato". Se il messaggio non fosse chiaro, Marco Manetta aggiunge, rivolgendosi a Cascella (e dunque anche al Capo dello Stato): "Noi siamo a posto con la nostra coscienza, avendo esercitato il dovere di cronaca, il diritto di critica e di replica. Chissà se può dire altrettanto chi usò D'Ambrosio come scudo umano e parafulmine". Come è noto il destino dello scudo umano è atroce e invariabile: la morte. Lo scudo umano, nella storia secondo Travaglio, è D'Ambrosio. Il riparato, invece, Napolitano.

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