Premessa doverosa, ancorché noiosa : le notizie dei giornali, specie quelle di cronaca giudiziaria vanno prese con ampissimo beneficio d'inventario. Questo nasce dalla scarsa preparazione dei cronisti e dal loro discutibile imperativo di centrare la loro attenzione sull'appeal mediatico della notizia piuttosto che sulla precisione della stessa.
Ciò posto, veniamo a quanto scritto sul Corsera edizione di Brescia. Un sergente dell'esercito italiano è stato condannato a 20 mesi di carcere per un bacio sul collo ad una soldatessa, evidentemente non consenziente.
La descrizione del fatto evidentemente è quella dell'accusa, ritenuta attendibile ancorché negata dall'imputato. Quest'ultimo comunque aveva patteggiato la pena, 14 mesi, ma, non ho capito bene come, la cosa è stata impugnata davanti alla Cassazione che ha ritenuto fondato il ricorso e rimesso le parti avanti al Giudice di Brescia che ha comminato la pena di 20 mesi.
Io non faccio penale e quindi chiedo ausilio ai miei amici e colleghi specializzati per avere dei chiarimenti sul quesito che mi sorge . Il fatto che il Giudice abbia facoltà di NON accettare la pena concordata tra accusa e difesa mi è noto. Per fare un esempio, accadde con Conte nel processo sportivo per la sua asserita omessa denuncia di un illecito. Procura Federale e Difesa patteggiarono una pena , tre mesi, ma la Disciplinare affermò che la squalifica concordata era troppo breve per la gravità del fatto, e appioppò all'allenatore della Juve 10 mesi.. Conte naturalmente appellò e alla fine la condanna è stata di 4 mesi, 1 in più rispetto a quel "troppo poco" che era stato convenuto tra le parti (bello schiaffone per i giudici della disciplinare...). Ma tornando al caso che ci occupa, nell'articolo si legge che il sergente aveva patteggiato (un anno e due mesi appunto) ma poi si era finiti in Cassazione. In che modo ?
Detto questo, nell'articolo non c'è nessuna indicazione su come, in mancanza di confessione (il patteggiamento notoriamente non ha questa valenza) , sia stata accertato il fatto.
Un bacio sul collo non lascia tracce di solito (gli uomini non usano il rossetto) , e i due mi sembra di capire, dalla scena descritta, fossero soli . Quindi la parola di lei. So che la parte lesa è anche testimone nel processo penale, però so anche che una singola testimonianza, specie poi se unica e comunque di parte, viene valutata con rigorosa e giusta severità.
Io capisco che in questo modo per le vittime di questo tipo di reato - che la legge definisce oggi "violenza sessuale", mettendo insieme, secondo me a torto, sia le molestie che gli stupri - la possibilità di ottenere giustizia si complichi, ma sono veramente troppi i casi di calunnia accertati in questo campo.
Quindi DEVE esserci stato qualche altro elemento che ha suffragato la testimonianza della donna. Quale ?
Inutile cercarlo nell'articolo. Poi, 20 mesi. Un bacio sul collo, per quanto rubato, vale 20 mesi di prigione ?
Francamente auspico una realtà dei fatti molto diversa, per la quale le molestie dell'uomo fossero varie e ripetute, e l'episodio del bacio sia stato quello più esplicito e messo in risalto.
Altrimenti c'è da rimanere sconcertati. Ma al riguardo chiedo l'opinione delle donne, sperando in un contributo sufficientemente sereno, per quanto so bene che l'argomento è delicatissimo e tocca corde ipersensibili.
Questa, per il momento, la notizia di cronaca sul Corriere on line
- Corriere Della Sera >
- Brescia
IL PROCESSO
Baciò sul collo la soldatessa: condannato
Un anno e otto mesi a un sergente dell'esercito italiano
Il Palagiustizia (Fotogramma/Bs)
BRESCIA - Un bacio rubato in servizio, mentre in tenuta mimetica pattugliavano la polveriera militare di Ome. Un bacio non richiesto e imposto che per i giudici di Brescia è violenza sessuale. Il bacio, schioccato sul collo di una soldato semplice nel luglio di sei anni fa, ieri mattina è costato una condanna a un anno e otto mesi (pena sospesa) a un sergente dell’esercito italiano e il pagamento di una provvisionale di 2.500 euro alla parte offesa, mentre il risarcimento del danno verrà deciso in sede civile. La violenza è stata consumata nel luglio del 2007, quando la soldatessa era in servizio nel Bresciano, impegnata con una squadra completamente al femminile, ad eccezione del sergente finito a processo.
LA VICENDA - In una giornata di servizio di pattuglia al perimetro della polveriera militare, la ventenne era rimasta sola con il sergente, di dieci anni più anziano. I due erano su un Defender, quando il sergente aveva iniziato a fare complimenti al soldato. La ragazza, lunghi capelli scuri e occhi profondi, intimidita anche dal grado del superiore era rimasta in silenzio, limitandosi - come ha spiegato nella sua denuncia – a girarsi verso il finestrino. Ma il sergente non si era limitato ai complimenti e, accostato il Defender, si era sporto verso la giovane con le labbra socchiuse. Era andato a segno: il bagno schioccato sul collo del soldato semplice. La ragazza era tornata in caserma molto scossa e aveva deciso di sporgere denuncia. Nel 2009 il sergente, che ha sempre negato ogni accusa dicendo di aver avuto il massimo rispetto nei confronti della collega in divisa, aveva patteggiato un anno e due mesi. Poi il ricorso in Cassazione, i giudici romani avevano annullato il patteggiamento. Giovedì il processo davanti alla prima sezione penale del tribunale di Brescia. E la condanna del sergente per violenza sessuale.
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