domenica 2 giugno 2013

SE ESSERE CRISTIANO E' PECCATO

 
Come la stragrande maggioranza degli italiani, direi pressoché la totalità ancora oggi, sono stato battezzato. La mia famiglia è cattolica, e alcuni di loro sono stati e sono praticanti. Sono andato in Chiesa fino ai 18 anni...poi ho smesso. Da ragazzo lessi i libri di Augusto Guerriero ("Quaesivi et non inveni", "Inquietum est cor nostrum"),  grandissimo giornalista, che aveva vanamente cercato la Fede attraverso la Ragione. E si doleva molto di questo insuccesso. Fu un ammiratore assoluto di Madre Teresa di Calcutta, di cui riconobbe immediatamente la santità , che le fu infatti riconosciuta diversi decenni dopo.
Capii che , come Guerriero, non riuscivo a rispondere a nessuna delle domande che il poter "credere" mi poneva, però allo stesso tempo non ho mai voluto arrivare alle logiche conclusioni. Probabilmente potrei essere definito un agnostico.
Ho grandissima ammirazione e anche "invidia" per chi invece la Fede ce l'ha. Parlo di persone come mia zia, cui la religione ha dato forza e serenità, mai intolleranza e chiusura nei confronti di chi non la pensava come lei, e non solo nel campo religioso. Ammiro chi ha una Fede, religiosa o anche laica, a cui ispira i propri comportamenti. Non apprezzo scetticismo e cinismo. DI fondo, quindi, non mi piaccio molto.
Ricordo spesso la frase che  il Dott. Bordi, psichiatra, docente e uomo di cultura vastissima, mi ripeteva a volte : " Lo scettico ha la gratificazione di avere ragione nove volte su dieci, peccato che la vita valga la pena di essere vissuta per quella decima volta...".
Essendo un appassionato di Storia, non ignoro le grandissime colpe della Chiesa nei secoli passati, e i milioni di morti per le guerre di religione volute anche dai cristiani.
La Santa Inquisizione è solo la punta dell'iceberg di questi periodi bui.
Questa consapevolezza non mi ha fatto diventare un mangia preti e un anticlericale, e   fiero nemico di ogni forma di intolleranza, lo sono anche di questi signori  smaniosi ogni volta   di attaccare la Chiesa Cristiana, specie quella Cattolica.
Una cosa che va sempre più di moda. Nel mondo, la persecuzione contro i cristiani conta centinaia di migliaia di vittime ad opera degli estremisti islamisti e indù. La conversione di un musulmano al cristianesimo è considerata apostasia e in alcuni paesi musulmani è punita con la morte. Massimo Introvigne, commissario dell'OCSE contro la xenofobia, il razzismo e l'intolleranza religiosa, denunciò in un rapporto del 2011 che in un anno erano stati uccisi per la loro fede cristiana 105.000 persone, uno ogni 5 minuti....
Questo nell'indifferenza mondiale e anche di paesi come il nostro dove essere atei sembra una gran figata.
Lasciando da parte la tragedia di questi numeri e della persecuzione fisica dei cristiani in Asia e Africa, tornando  in Occidente e in Italia, nel nome della libertà di tutti, si assiste ad una crescente insofferenza per la libertà dei cristiani.
Nella Francia giacobina di Hollande vengono arrestate dalla polizia persone che indossano magliette che esprimono la preferenza di chi le indossa per la famiglia tradizionale (stilizzate le figure di madre, padre e figli che si tengono per mano). Sappiamo della storia dei crocefissi, dei presepe a Natale, della abolizione in alcune scuole della festa del papà...
La libertà di coscienza, con il diritto all'obiezione e quindi alla non partecipazione a pratiche di aborto, in alcuni paesi è vietata dalla legge.
Ora, comprendo che l'aborto sia previsto dalla legge dello Stato, e se TUTTI i medici facessero obiezione di coscienza sorgerebbe un bel problema. Però : 1) non avviene. Gli obiettori sono parecchi ma non così tanti da impedire l'esercizio del diritto delle donne di abortire 2) Se fossero TUTTI, o la stragrande maggioranza, FORSE ci sarebbe da interrogarsi sul persistente consenso per questa legge ?
In ogni caso il problema è la crescente negazione della libertà dei cristiani di professare apertamente le idee conseguenti al loro credo, e anzi di imporre loro comportamenti contrari alla loro Fede.
Leggo quello che riporta nel suo articolo-denuncia Ernesto Galli della Loggia e mi domando se domani anche le chiese cattoliche saranno obbligate a celebrare nozze tra gay.
Posso capire il timore di affrontare per referendum certi temi - anche se poi non è detto che si perda, come le vittorie dei radicali e dei laici sia sull'aborto che sul divorzio negli anni 70, cioè  40 anni fa, dimostrano - e invocare una legislazione che "anticipi" e imponga i cambiamenti. Comprendo che non si possa sempre sottostare al principio di maggioranza, però nemmeno si può accettare che il pensiero politicamente corretto rifiuti la contestazione, tanto più dal momento che ha così tanta paura di contarsi e scoprire che è maggioranza nei salotti e nei media, clamorosa minoranza per le strade (già successo...).
Buona Lettura



L'INTOLLERANZA VERSO LA RELIGIONE

Una libertà minacciata

Una grande rivoluzione sta silenziosamente giungendo al suo epilogo in Europa. Una rivoluzione della mentalità e del costume collettivi che segna una gigantesca frattura rispetto al passato: la rivoluzione antireligiosa. Una rivoluzione che colpisce indistintamente il fatto religioso in sé, da qualunque confessione rappresentato, ma che per ragioni storiche, e dal momento che è dell'Europa che si parla, si presenta come una rivoluzione essenzialmente anticristiana.
Ormai, non solo le Chiese cristiane sono state progressivamente espulse quasi dappertutto da ogni ambito pubblico appena rilevante, non solo all'insieme della loro fede non viene più assegnato nella maggior parte del continente alcun ruolo realmente significativo nel determinare gli orientamenti delle politiche pubbliche - non solo cioè si è affermata prepotentemente la tendenza a ridurre il cristianesimo e la religione in genere a puro fatto privato - ma contro il cristianesimo stesso, a differenza di tutte le altre religioni, appare oggi lecito rivolgere le offese più aspre, le più sanguinose contumelie.
Ecco alcuni esempi, tra gli innumerevoli che potrebbero farsi, di quanto sto dicendo (tratti in parte da una dettagliata denuncia pubblicata su un recente numero di Avvenire ). In Irlanda le chiese sono obbligate ad affittare le sale per le cerimonie di loro proprietà anche per ricevimenti di nozze tra omosessuali; a Roma, nel corso del concerto del Primo Maggio un cantante ha mimato il gesto rituale della consacrazione dell'ostia durante l'eucarestia avendo però tra le mani un preservativo al posto dell'ostia; in Danimarca il Parlamento ha approvato una legge che obbliga la Chiesa evangelica luterana a celebrare matrimoni omosessuali nonostante un terzo dei ministri di questa si siano detti contrari; in Scozia due ostetriche cattoliche sono state obbligate da una sentenza a prendere parte a un aborto effettuato dalle loro colleghe, mentre dal canto suo l'Ordine dei medici inglese ha stabilito che i medici stessi «devono» essere preparati a mettere da parte il proprio credo personale riguardo alcune aree controverse.
Ancora: in un recente video di David Bowie, in cui la celebre rockstar è abbigliato in modo che ricorda Gesù, la scena mostra un prete che dopo aver percosso un mendicante entra in un bordello e qui seduce una suora sulle cui mani subito dopo si manifestano le stigmate; in Inghilterra, a un'infermiera è stato proibito di portare una croce al collo durante l'orario di lavoro, mentre una piccola tipografia è stata costretta ad affrontare le vie legali per essersi rifiutata di stampare materiale esplicitamente sessuale commissionatole da una rivista gay; in Francia, in base alla legislazione vigente, è di fatto impossibile per i cristiani sostenere pubblicamente che le relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso costituiscono secondo la loro religione un peccato. E così via in un profluvio impressionante di casi (per informarsi dei quali non c'è che andare sul sito wwww.intoleranceagainstchristians.eu ).
Senza contare che ormai in quasi tutti i Paesi europei, al fine proclamato di impedire qualunque pratica discriminatoria, è stata cancellata l'erogazione di fondi alle istituzioni cristiane, così come è stata cancellata la clausola a protezione della libertà di coscienza nelle professioni mediche e paramediche. Non si contano infine in tutte le sedi più o meno ufficiali, a cominciare da quelle scolastiche, i casi di cancellazione, a proposito delle relative festività, della parola Natale, sostituito dal neutrale «vacanze invernali» o simili.
Ce n'è abbastanza da suscitare la preoccupazione di qualunque coscienza liberale. Qui infatti non si tratta tanto di cristianesimo, di Chiesa, o di religione, bensì di qualcosa di ben più importante: si tratta di libertà. E di storia. Di consapevolezza cioè che in Europa la libertà religiosa ha rappresentato storicamente l'origine (e la condizione) di tutte le libertà civili e politiche. Essere assolutamente liberi di adorare il proprio Dio, di propagarne la fede, di osservarne i comandamenti, di aderire alla visione del mondo e al senso dell'esistere che questi definiscono, di praticarne pubblicamente il culto; ma anche naturalmente essere libero di non avere alcun Dio e alcun culto: da qui è partito il cammino della libertà europea. E c'è bisogno di ricordare che si è trattato del Dio cristiano?
La libertà religiosa vuol dire alla fine null'altro che la libertà della coscienza, cioè il non essere obbligati per nessuna ragione ad abbracciare idee o comportamenti contrari ai dettami accettati nel proprio foro interiore. Che è appunto la libertà di autodeterminarsi: e pertanto anche di parlare, di scrivere, di discutere a sostegno delle proprie convinzioni, così come di ascoltare quelle altrui e magari farsene convincere.
Insomma, libertà religiosa da un lato e dall'altro libertà di opinione e di parola - che sono i due pilastri della libertà politica - vanno all'unisono. È innanzi tutto da questo punto di vista, dunque, che è quanto mai preoccupante il fatto che oggi, in Europa, in molti luoghi e per molti versi, la libertà dei cristiani appaia oggettivamente messa in pericolo. E non importa che ciò avvenga per il proposito di proteggere da supposte discriminazioni questa o quella minoranza. È anzi semplicemente paradossale, dal momento che nell'attuale panorama del continente sono i cristiani in quanto tali che appaiono una minoranza. Lo sono di certo - e massimamente i cristiani cattolici e la loro Chiesa - rispetto al mainstream dell'opinione e del costume dominanti e culturalmente accreditati.
Basta vedere come nelle materie più scottanti alcuna voce autorevole, riconosciuta generalmente come tale, si alzi quasi mai a sostegno del loro punto di vista; come ogni accusa nei confronti loro e del loro clero raccolga sempre larghissimo favore; come ogni attribuzione di responsabilità storica per qualunque cosa negativa del passato, anche la più fantasiosa, sia invece sempre di primo acchito giudicata fondatissima.
È forse ora che l'Europa che si dice e si vuole «Europa dei diritti» - ma che finisce troppo spesso per essere solo l'Europa del pensiero unico politicamente corretto - ricordi il celebre ammaestramento di una grande figlia dell'ebraismo rivoluzionario, Rosa Luxemburg. La quale si può presumere che come ebrea e rivoluzionaria sapesse bene ciò di cui parlava: «La libertà è sempre e solo la libertà di chi la pensa diversamente».

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