martedì 23 luglio 2013

DOPO 43 ANNI L'ARTICOLO 19 E' UTILE PER I "PADRONI" ? NO PROBLEM, LO ELIMINIAMO

 
Da più parti negli ultimi tempi sento accusare la burocrazia italiana come tra le cause più serie della irriformabilità di questo Paese. Devo dire che non è proprio una novità : dei burosauri sentivo parlare male anche da ragazzo, e di anni ne sono passati 40 da allora... La situazione però si è ormai talmente incancrenita che non sembra possibile rimediarla. Tra i vizi esiziali dei nostri burocrati - tra i quali vanno inseriti, in senso lato, anche parte dei giudici, in particolare amministrativi - c'è la loro formazione prettamente giuridica , e quindi formalistica, ingessando la vita sociale e soprattutto economica di cittadini e imprese che  avrebbero piuttosto bisogno di spazio, di libertà, di elasticità.
Certo che se tra gli agenti della conservazione iscriviamo anche i giudici della Consulta, stiamo messi molto male. Penso alle sentenze che si susseguono e finiscono spesso per intralciare i pochi tentativi che i governi effettuano per scongelare questo disgraziato Paese. Provvedimenti magari anche formalmente corretti, come quello recente sulle province, ma che fanno perdere, nella migliore delle ipotesi, una infinità di tempo. Forse il problema è anche nella Carta fondativa, che uno può sacralizzare quanto vuole, ma è pur sempre stata fatta da uomini, che appartenevano ad un altro tempo. Sicuramente certi diritti fondamentali vanno preservati ma vanno anche rielaborati alla luce dei cambiamenti siderali che la società (ma il mondo !!)  che ci circonda ha effettuato.
Questo per tenersi sui principi generali, senza formulare sospetti di politicizzazione della giurisdizione costituzionale che pure non sembrano così assurdi. Io ho fatto caso ad una cosa : nelle questioni più controverse, e politicamente sensibili, i giornali sanno azzeccare quasi sempre l'esito della decisione, pure quando è estremamente controversa al punto di spaccare la Corte. I giudici sono massimo 15 (e minimo 11), presidente compreso, e su certe vicende si hanno pronunce con maggioranze di 6 giudici contro 5 (e già questa NON è una bella cosa non trovate ? ) . Bene, alla vigilia della decisione certi giornalisti sanno prevedere esattamente come andrà e non per arte divinatoria ma perché conoscono la "quota" politica dei singoli giudici....Triste vero ?
Adesso c'è questa sentenza che ha dichiarato incostituzionale l'art. 19 dello Statuto dei Lavoratori perché lede la libertà sindacale. LO STATUTO DEI LAVORATORI !! Un assembramento di norme che sarebbero andate  bene nell'Unione Sovietica, lede i diritti dei lavoratori !!
E quando se ne accorge la Corte ? Dopo 43 anni dal suo varo e i suoi spessi nefasti effetti per il fare impresa in Italia, oggi che la Fiom si è ritrovato per la prima volta di fronte un imprenditore , Marchionne, che applicando alla lettera la legge, lo ha neutralizzato. Beh, che problema c'è, la legge, andata bene per i lavoratori per oltre 40 anni, la buttiamo !
La Fiat ha naturalmente fatto notare che una sentenza siffatta non fa che dimostrare che l'Azienda si era attenuta rigorosamente alla norma, che adesso si scopre incostituzionale...Bene, vedranno il da farsi...
Io, nato negli anni 60, sono cresciuto con il mito (d'accordo, con tante ombre e distinguo, ma pur sempre la prima industria italiana ) della Fiat e degli Agnelli e mi dispiace assistere alla fine di tutto questo, però lo comprendo e al loro posto farei lo stesso. 
Io credo che continuando così, CHIUNQUE, ma veramente chiunque ne avrà la possibilità , andrà a lavorare lontano da un paese che si sta suicidando in questo modo...Svizzera, Austria, Slovenia, Irlanda, anche GB. Qui no.
Ecco l'articolo riportato dal Corsera.it


«L’articolo 19 lede la libertà sindacale»
La Corte Costituzionale dà ragione alla Fiom

«Se si consentisse la rappresentanza sindacale aziendale solo ai sindacati firmatari del contratto, questi sarebbero privilegiati»

 

Consentendo la rappresentanza sindacale aziendali ai soli sindacati firmatari del contratto applicato in azienda, l’art.19 dello statuto dei lavoratori contrasta coi «valori del pluralismo e libertà di azione della organizzazione sindacale». Così la Consulta nella sentenza sul giudizio di illegittimità dell’art. 19 comma 1 dello Statuto. La sentenza, i cui contenuti essenziali erano stati resi noti il 3 luglio, è stata depositata oggi. Alla base il ricorso della Fiom contro la Fiat. Redattore della sentenza - la 231/2013 - il giudice Mario Rosario Morelli. Il comma 1 dell’art. 19 dello statuto dei lavoratori è stato dichiarato illegittimo perché appunto se si consentisse la rappresentanza sindacale aziendale (Rsa) solo ai sindacati firmatari del contratto applicato nell’unità produttiva, i sindacati «sarebbero privilegiati o discriminati sulla base non già del rapporto con i lavoratori, che rimanda al dato oggettivo (e valoriale) della loro rappresentatività e, quindi, giustifica la stessa partecipazione alla trattativa, bensì del rapporto con l’azienda, per il rilievo condizionante attribuito al dato contingente di avere prestato il proprio consenso alla conclusione di un contratto con la stessa», spiega la sentenza.
E se «il modello disegnato dall’art. 19, che prevede la stipulazione del contratto collettivo quale unica premessa per il conseguimento dei diritti sindacali, condiziona il beneficio esclusivamente ad un atteggiamento consonante con l’impresa, o quanto meno presupponente il suo assenso alla fruizione della partecipazione sindacale, risulta evidente anche il vulnus all’art. 39, primo e quarto comma, della Costituzione, per il contrasto che, sul piano negoziale, ne deriva ai valori del pluralismo e della libertà di azione della organizzazione sindacale». Questo si traduce «in una forma impropria di sanzione del dissenso, che innegabilmente incide, condizionandola, sulla libertà del sindacato in ordine alla scelta delle forme di tutela ritenute più appropriate per i suoi rappresentati; mentre, per l’altro verso, sconta il rischio di raggiungere un punto di equilibrio attraverso un illegittimo accordo ad excludendum».
LA REPLICA DELLA FIAT- La risposta della Fiat alle decisioni dei giudici arriva in serata con una nota. La posizione è chiara «la sentenza riconosce la correttezza del comportamento della Fiat che ha soltanto applicato la legge». Parla di accuse infondate «a cominciare da quella infamante di violazione della Costituzione, che sono state rivolte da più parti». Ma dal Lingotto attendono di sapere «come sarà interpretato il nuovo criterio di rappresentatività e in che misura potrà modificare l’attuale assetto delle relazioni sindacali e, in prospettiva, le strategie industriali in Italia» del gruppo. E torna a chiedere certezze: «È necessario che, come anche la Corte suggerisce, il legislatore affronti rapidamente il generale problema della rappresentanza sindacale garantendo la certezza del diritto e l’uniformità dell’interpretazione normativa».
LANDINI: «LA SENTENZA VA APPLICATA»- «Ora la Fiat applichi la sentenza della Corte costituzionale. Si ripristinino in tutti gli stabilimenti del Gruppo i diritti, le libertà sindacali e le pari agibilità per tutte le organizzazioni». A chiederlo è Maurizio Landini, segretario della Fiom che chiede un incontro con l'azienda e lancia un appello al governo: «Convochi un tavolo nazionale sulle prospettive occupazionali e gli investimenti del gruppo Fiat in Italia e si faccia garante della piena applicazione della sentenza anche attraverso una legge sulla rappresentanza».

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