Ieri la Cancellieri , ministro della Giustizia, ha fatto la sua brava gaffe. Era riuscita a evitarne per praticamente tutto il periodo di ministro degli Interni che però ben più le si confaceva, come ex prefetto.
La Giustizia è un pessimo dicastero, specie da qualche lustro in qua. L'avvocatura allo sbando, anche perché distrutta dalla propria elefantiasi : 247.000 avvocati iscritti ! Senza citare sempre la Francia (che è un'eccezione, coi suoi soli 60.000 scarsi, su una popolazione di 60 milioni di abitanti ! come fa ?? ), in Germania, Spagna, GB, stiamo attorno ai 150.000, migliaio più migliaio meno, cioè il 60% in MENO !! .
Ci battiamo contro l'abolizione delle tariffe minime, della mediazione obbligatoria, ma il cancro ce lo portiamo dentro ed è il nostro numero pazzesco ! Nel campo medico, qualche tempo fa, c'era lo stesso problema, con i giovani medici disoccupati (tranne quelli ovviamenti ben nati...) . Poi hanno introdotto il numero chiuso, e il problema in pochi anni si è risolto. Chissà che a qualche genio venga in mente di farlo anche a Giurisprudenza. Certo non è l'unica cosa da fare, ma sicuramente, al punto in cui siamo, è la PRIMA.
Ma se gli avvocati stanno messi mali, i giudici non ridono. In 20 anni, da Tortora a Mani pulite per passare alla guerra contro Berlusconi, sono precipitati nell'apprezzamento dell'opinione pubblica. Da istituzione di salvaguardia (stavano ai livelli dell'Arma, giù di lì), a casta contestata poco meno rispetto a quella dei politici.
Parlano bene dei magistrati solo quelli che non hanno a che fare con la giustizia , e qualche strano collega amico del giaguaro (" Signore, perdona loro, perché non sanno di cosa parlano..." ) . Il problema non è (solo) di uomini, ma di sistema, incancrenito anche a causa della difesa delle loro prerogative e privilegi (metodo di reclutamento obsoleto e inadeguato, carriera per anzianità, intoccabilità con la scusa dell'autonomia e dell'indipendenza, loro che stangano tutto e tutti in nome degli errori sul lavoro ...).
Gli avvocati alla fine sono una platea immensa e dolente, ma senza poteri,. i magistrati altroché.
Dicono che loro sono poco presenti in Parlamento come eletti . A parte che è sempre meno vero, come si vede dalle ultime tornate, ma poi, come ricorda proprio la Ministro, contano assai di più le lobbies, i centri di influenza. E in commisisone giustizia i giudici sono ascoltati, avoglia.
Continuando a parlare di lobbies, la Cancellieri ha preso di mira solo quella forense. Sarà pure, ma mi sembra che da un po' funzioni molto male. Io non sono contro la mediazione, e posso anche comprendere che l'obbligatorietà potrebbe essere necessaria come strumento provvisorio per far conoscere questa cosa agli italiani che certo sono assai digiuni della cultura della conciliazione. Però non è stata la lobby togata a dichiararne l'INCOSTITUZIONALITA'. Adesso al governo hanno corretto qualcosa, e pensano che possa andare, ma la Consulta sta ben facendo vedere che la Costituzione più bella del mondo, forse poi così magnifica, NON è (oppure sono molto "brutti" i giudici che se ne occupano), e quindi non è detto che non gliela boccino di nuovo.
Insomma, la Cancellieri ha mostrato di essere un dirigente capace delle cose dell'amministrazione, e il suo scivolone, colpa anche dell'invasività ormai indecente delle telecamere, si può scusare.
Ma al ministero della giustizia anche lei temo fallirà.
Sul tema, il conciso ma incisivo intervento di Davide Giacalone.
Buona Lettura
Conservazione dell’inconservabile
Dice il ministro della giustizia, Annamaria Cancellieri, che le lobbies bloccano le riforme. E’ vero. Lo ha affermato con riferimento diretto agli avvocati, che osteggiano la mediazione. Ha ragione. Ma temo che dire mezza verità sia un mezzo imbroglio.La necessaria riforma della giustizia è avversata dalle toghe corporativizzate. Sia da quelle dei magistrati che degli avvocati. Ma mi è sfuggito il momento in cui il ministro Cancellieri ne ha proposta una seria. Sanno tutti che il processo accusatorio funziona solo e soltanto con la separazione delle carriere, e sanno tutti che l’avvocatura seleziona i migliori anche cancellando le tariffe minime e adottando il pagamento a percentuale (patto di quota lite). Se governi e parlamenti sbracano in entrambe i casi propiziano la forza del peggiore corporativismo, inutile che poi se ne lamentino. Se non si ha lucidità e coraggio si moltiplica l’ottusità e la viltà.
La stessa dottoressa Cancellieri è cresciuta in una categoria, quella dell’alta burocrazia, che non scherza punto, in quanto a corporativismo e antipatia per le riforme. Quella sua competenza potrebbe tornare utile, ora che governa. Ma se dice cose come: “è la politica che fa le sue scelte”, è segno che non s’è resa conto d’essere lei la politica che deve fare le scelte. O crede d’essere divenuta direttore generale di un ministero?
Più in generale ci si deve chiedere perché, da noi, le lobbies della conservazione siano tanto più forti di quelle del cambiamento. Nella risposta c’è il problema: perché la spesa pubblica e la mostruosità burocratica, ivi compresa quella giudiziaria, rendono prevalenti le rendite sull’intrapresa, la carriera per anzianità su quella per merito. Nell’Italia pietrificata ciascuno è contro la lobby degli altri, ma troppi preferiscono l’immobilità, convinti che si possa non cambiare nulla. Se le forze penalizzate, anche da una fiscalità demoniaca e finalizzata a pagare il costo delle lobbies, non trovano modo per contare va a finire che si cede alla tentazione di far saltare tutto.
La Cancellieri, come chiunque al suo posto, può vincere se bastona, con forza ed equilibrio, le lobbies contrapposte. Ma alleate. Se ingiuria gli uni o gli altri, o se maledice la sorte, altro non fa che compartecipare alla conservazione dell’inconservabile.
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