Chi legge il Camerlengo, sa che sono un grande estimatore di Antonio Polito, uno degli editorialisti del Corriere della Sera, di cui seguo anche la saggistica. E' rarissimo che non condivida il suo pensiero però, per fortuna, capita. Accadde a suo tempo con Monti, di cui il giornalista era un convinto fautore (ed in questo caso ha sbagliato, né mi risulta che l'abbia mai ammesso).Una settimana fa, a Ballarò, gli ho sentito addirittura ripetere il refrain trito delle sentenze da rispettare, perché pronunciate "nel nome del popolo italiano". Vabbé, le brutte serate capitano a tutti. Serve spiegare ad uno come Polito che bisogna intendersi sulla parola rispetto? . Se si vuol dire che bisogna obbedire ad una sentenza, questo lo dice la legge e tanto dovrebbe bastare (poi così non è, e lo sappiamo bene noi avvocati, ma è un altro discorso) . Se invece parliamo del rispetto come "stima" e allora non ci siamo, perché questa non è MAI a prescindere, tanto meno per ruolo o carica, ma uno se la deve guadagnare ! Che i giudici debbano essere imparziali è cosa ovvia, che lo siano effettivamente non è che ciò avvenga per miracolo indotto dalla toga. Quindi non solo possono sbagliare - e accade pure troppo spesso - ma capita anche che l'errore sia facilitato da pregiudizi.
Oggi è la volta della difesa del governo Letta, quale unico governo possibile, così come un anno e mezzo fa lo diceva di quello di Monti.
Caro Polito, perché mai ? Un governo non è cosa buona IN SE'. Lo è se governa decentemente. Nel caso di specie, le critiche proprio dell'ex Premier Monti, fatte con intento costruttivo e rivolte non tanto all'esecutivo ma ai partiti di maggioranza, sono corrette, ancorché è facile osservare (e infatti il giornalista non manca di farlo) che in una situazione analoga ad un certo punto si era trovato anche il governo dei tecnici .In buona sostanza , e lo scrivono tutti, un governo di coalizione ha ragione d'essere solo per il tentativo di fare cose insieme che da soli non si potrebbero. Lo si diceva anche del governo tecnico, che alla fine sempre da Pd e PDL era sostenuto fondamentalmente, con Casini (oggi Monti) a fare da imbellettamento.
In realtà andò così solo per la riforma delle pensioni, dopodiché fine delle riforme, che quella sul lavoro della Fornero non c'è un cane che la difenda e giustamente la stanno smantellando. Per il resto ?
Polito scriveva , dopo qualche mese del governo Monti , che bisognava dargli tempo, e lo stesso oggi ripete con Letta. In teoria è giustissimo, ma si è visto poi come male quel tempo è stato impiegato dal Premier bocconiano, cui pure la linea di credito aperta fu assai ampia !
Letta paga la scottatura montiana, essendone una riedizione politica e in quanto tale ancora più fragile.
Non si può assistere al balletto continuo dei falchi del PDL che agitano la loro pistola scarica (perché tale è) delle elezioni anticipate, né ai massaggi minatori, addirittura per il tramite del presidente del Senato, che avvertono come un nuovo governo sarebbe comunque possibile...
Ha quindi ragione Monti quando esorta un incontro per decidere cosa s'intende effettivamente fare e chi ci sta !
L'avrebbe dovuto fare anche lui quando era al posto di Letta ? Certamente, ma non è che un errore ne giustifichi un altro.
Questo è il governo dei veti reciproci, così come lo era stato dopo il primo quadrimestre quello di Monti, e non è certo quello che ci serve.
Nuove elezioni sarebbero inutili ? Perché Polito ne è così sicuro ? Se si presenta Renzi la coalizione di centro sinistra perde Sel e acquista Monti e vince le elezioni. Col Porcellum le stravince.
A quel punto ci sarà una coalizione che, come in Spagna, Francia, Germania e GB ha i voti per provare a governare, nei limiti di sovranità che sono rimasti.
Meglio rispetto all'attuale palude no ? Il problema è che la sinistra radicale NON vuole fare oggi le elezioni costretta ad avere leader Renzi. C'è gente lì dentro, Bersani tra questi, che quasi quasi voterebbe Berlusconi pur di non vedere il sindaco di Firenze a Palazzo Chigi...
Comunque, come sempre, ecco l'articolo di Polito, così che ognuno giudichi da solo.
L'assurdo tiro al bersaglio
Il meglio è nemico del bene. E invece in Italia la maggioranza parlamentare, anche più dell'opposizione, pullula di autorevoli esponenti che pur di avere un governo migliore minacciano di eliminare l'unico governo che abbiamo. Non che abbiano torto, nel sostenere che si può fare di più. Si vede che il governo Letta ha seri limiti congeniti, non disponendo di un programma votato dagli elettori, bussola di ogni esecutivo che si rispetti. E si vede anche che finora ha pensato più a rinviare i nodi fiscali lasciatigli in eredità dai governi precedenti che ad affrontare l'azione di tagli alla spesa pubblica che nessun governo precedente gli ha purtroppo lasciato in eredità. E però anche nella polemica politica dovrebbe vigere il principio alla base dell'istituto tedesco della «sfiducia costruttiva»: chi dice che se Letta non cambia marcia se ne va, dovrebbe anche dire per andare dove, per fare quale governo, e perché sarebbe migliore. Al momento, le due ipotesi più probabili in caso di caduta dell'esecutivo sono infatti nuove elezioni con la vecchia legge, un bis in idem , o nuova maggioranza basata sui trasformisti in uscita dal Movimento di Grillo. Chi pensa che per l'Italia una delle due soluzioni sia migliore della condizione attuale, alzi la mano.
L'ultimo aut aut è venuto dal senatore Mario Monti, che pure conosce così bene il sistema tedesco da aver chiesto al governo un Koalitionsvertrag , e cioè un vero e proprio contratto scritto come quello che regge le grandi coalizioni a Berlino. La sua iniziativa ha sorpreso tutti perché proviene da un uomo che ha prestato il suo servizio allo Stato, anche pagando un prezzo personale in termini di popolarità, proprio per garantire la stabilità politica interna e la conseguente credibilità internazionale. Ciò non di meno ha prodotto un «vertice di maggioranza» convocato per giovedì, che in Italia è sinonimo solo di maggiore confusione. Sono infatti proprio le tensioni e le divisioni dei partiti l'elemento di maggiore fragilità del governo. È da lì che nascono surreali assi tra Brunetta e Fassina, o inedite convergenze tra i falchi del Pdl e Mario Monti, oppure ancora lo stillicidio di Matteo Renzi, aspirante leader del Pd, contro i «piccoli passi» del compagno di partito che sta a Palazzo Chigi.
È evidente che il governo non ha avuto una partenza sprint, e che deve ancora trovare la sua missione in politica economica. I governi di grande coalizione servono a moltiplicare le virtù dei due partiti maggiori consentendo loro di fare le scelte dolorose che da soli non potrebbero fare, non certo a sommare le promesse demagogiche di entrambi. Al presidente del Consiglio dunque spetta di indicare al più presto degli obiettivi di riforma della spesa che giustifichino l'ambizione di ridurre la pressione fiscale, unico vero volano di crescita. Ma è altrettanto evidente che chi lo giudica dopo 60 giorni con il metro su cui hanno fallito governi che sono stati in carica per anni, lo vorrebbe balneare proprio mentre fa mostra di preoccuparsene. La durata non è tutto, per un governo. Ma senza durata non c'è niente, meno che mai le «grandi riforme» che tutti reclamano con urgenza dal governo.
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