giovedì 29 agosto 2013

A PROPOSITO DI IMU. E SE LA CELLA DIVENTA "PRIMA CASA", COSì CHE IL DETENUTO PAGA L'IMU SUL RESTO ?

 
Il bisogno di denaro degli enti pubblici italiani, territoriali o no che siano, è talmente assoluto da arrivare a storie che sarebbero barzellette se non fossero tragicomicamente vere. 
Succede nel varesotto, dove la sezione Tributi del comune di Monvalle, ha deciso che per i detenuti il carcere è "prima casa". E quindi la minore tassazione (o forse abolizione, se sta cosa dell'IMU va effettivamente in porto, almeno per il 2013) non si applica per la residenza civile, quella di cui il soggetto in prigione è intestatario.
Non vi dimora, e poco male se non lo fa perché costretto.
Una follia, eppure non solo accade, ma di fronte ad una contestazione (magari un errore, un impiegato troppo solerte), quelli dell'ufficio finanziario insistono di avere ragione.
Che ne dice il Dott. Befera, a proposito di buon senso nella interpretazione nell' interpretazione e applicazione delle norme ?
Ecco l'articolo letto su Libero.it (ma la notizia era de Il Giorno).



Imu "bizzarro"

Varesotto, per il fisco la cella diventa una "prima casa"


"La cella è come prima casa": il detenuto deve pagare l'Imu

Amara scoperta per un detenuto del penitenziario di Bollate, alle porte di Milano. Dalla sezione Tributi del comune di Monvalle, piccolo borgo del Varesotto affacciato sul lago Maggiore, è arrivata una richiesta di pagamento Imu a dir poco bizzarra. Per il fisco infatti non sono solo gli appartamenti ad essere considerati "prime case". Perché si può abitare anche dentro una cella. Come riporta nell'edizione di oggi, 28 agosto, Il Giorno, per i funzionari dell'amministrazione, la residenza del detenuto, W. B., è in via Cristina di Belgioioso n. 120. Ma quest'indirizzo non corrisponde a nessuna delle sue due abitazioni, di cui è co-proprietario. E' invece quello del carcere di Bollate, dove, per forza di cose, l'uomo risiede. 
Le ragioni del Fisco - "La cella è la sua prima casa", tagliano corto i funzionari dell'amministrazione. E per le altre due abitazioni, una stangata. Al centro del dilemma, come spiega il giornale milanese, ci sarebbe l'interpretazione del secondo comma dell'articolo 13 del decreto legislativo 201 del 2011, secondo cui le agevolazioni per la prima casa vengono riconosciute sull'unità abitativa "a condizione che il soggetto passivo abbia in quell’unità abitativa la propria residenza anagrafica e vi dimori abitualmente". Le proteste del destinatario della missiva non si sono fatte attendere. E nemmeno il pronto intervento del Garante regionale dei diritti dei detenuti della Lombardia, Donato Giordano, che, fa sapere, questo decreto non può valere per i carcerati: "E' un'ingiustizia, cercheremo di porvi rimedio", ha ribadito. Un prigioniero è proprietario della sua cella? Il difensore regionale punterà proprio a dimostrare quello che è ovvio ai molti: come previsto dall'art. 13 sopra citato, W. B. non vanta nessun diritto reale sulla attuale "abitazione", che non può essere considerata come una vera e propria residenza. Coattiva forse. Ma non di certo abituale.

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