martedì 27 agosto 2013

IL CAOS ARABO E LA PRUDENZA DEL SILENZIO


Finite le ferie anche per Filippo Facci, e torna la sua rubrica graffiante sulla prima pagina di Libero. 
La prima della nuova stagione è dedicata a quei colleghi, Michele Serra in primis, ma anche Antonio Ferrari e Bernardo Valli, che avevano salutato con istintivo plauso i carri armati al palazzo presidenziale egiziano. Vabbé, era un golpe, ma stavolto buono...dalla parte del popolo...
Poi cìè stato agosto, gli spari sulla folla dei dimostranti, i morti anche tra donne e bambini. E si sono zittiti, oppure hanno ripreso un aplomb cronistico più serio, visto che i golpisti buoni si comportavano come i cattivi : reprimendo e uccidendo. 
In Siria, da tempo nessuno azzarda a prendere posizioni nette, tanto è il caos.
L'estate sembra confermare una definizione politicamente scorretta ma azzeccata nel proporre un paragone nell'area mediorientale tra Israele e i vicini . Una villa in mezzo alla giungla. 
Crudele, ma con il tutti contro tutti di questi mesi, difficile non condividerla. 

Facci: le sfingi

Sull'Egitto le firme più progressiste d'Italia hanno dovuto esibirsi in numeri da circo per giustificare il golpe militare contro l'Islam cattivo. E ora con la Siria...



Facci: Michele Serra, Repubblica & Co, che figura da sfingi
L’analisi politica non è certo chiaroveggenza, e se ci mettessimo a censire tutte le previsioni che gli analisti italiani hanno regolarmente cannato, beh, sarebbe un bagno di sangue: ma la maggior parte dei corsivisti, per loro fortuna, tendono a sfangarla perché i loro vecchi articoli non li ricorda nessuno. Va detto che nel caso dell’Egitto, però, certe cazzate sono state scritte poche settimane fa, non negli anni Novanta. Quando una buona parte dei progressisti e dei giornaloni tifò apertamente per dei militari che stavano rovesciando una democrazia, voglio dire, era il luglio scorso. C’era Michele Serra che, pur ammettendo la contraddizione, su Repubblica scriveva: «Alzi la mano chi non fa il tifo per il Cairo... certe barbe fanatiche fanno venir voglia non di uno, ma di dieci eserciti che impediscano con ogni mezzo all’integralismo islamista di prevalere». Antonio Ferrari, sul Corriere della Sera, spiegava che «non è un golpe contro il popolo» e che trattavasi di «golpe popolare», «dolce, grigio». Bernardo Valli, su Repubblica, spiegava che l’esercito mirava solo a «ripristinare il processo democratico», come a dire che si rovesciava una democrazia per instaurare una democrazia. Da capogiro anche Pasquale Ferrara su l’Unità. Bene: piacerebbe sapere, dopo le stragi agostane, se abbiano qualcosa da aggiungere o se rimarranno, come ora, muti come sfingi. Per poi ricominciare a discettare: sulla Siria, magari.

Nessun commento:

Posta un commento