lunedì 12 agosto 2013

PER SCALFARI IL 25 LUGLIO DI BERLUSCONI E' ARRIVATO. NE PRENDA ATTO E SE NE VADA


Nel consueto, lunghissimo, editoriale della domenica Eugenio Scalfari si lancia in un parallelo tra Mussolini e Berlusconi degno di Plutarco...(si fa dell'ironia ovviamente).
A me dispiace che un uomo colto e indubbiamente capace come è ancora Eugenio Scalfari, nonostante un'età decisamente veneranda ( l'aprile prossimo farà 90 anni ! auguri !) , scada in una prosa che bisognerebbe lasciare solo a Travaglio e ai suoi imitatori.
Parlando di Berlusconi , lo definisce "buffone", "gangster"...
Gli elettori che lo hanno votato, milioni e milioni ancora lo scorso 24 febbraio, descritti come i bambini del piccolo pifferaio magico...
Mi dispiace dover pensare di un uomo che ho stimato in passato, che oggi abbia come unico desiderio di poter vedere realizzata , prima di dipartire, la profezia che va ripetendo da 20 anni : Berlusconi  è finito. 
Come se, qualora stavolta avesse ragione (prima o poi , anche per ragioni anagrafiche, tutti "finiamo" ) , si potessero dimenticare tutte le volte (almeno sei ! )   in cui ha miseramente verificato il fallimento del suo vaticinio. 
Ma a parte queste considerazioni, ripeto, sono sorpreso e deluso di vedere quanto sia caduto in basso un uomo che ho sempre ritenuto di grande qualità. 
Ad ogni modo, questo il suo articolo. Ognuno si potrà fare la propria idea.


Il 25 luglio è arrivato, il Cavaliere si rassegni

HO già ricordato qualche giorno fa quanto accadde a Roma il 25 luglio del 1943 di cui ricorre quest'anno il 70° anniversario. Mi sembrava attuale: la liquidazione di Mussolini votata con larga maggioranza dal Gran Consiglio del Fascismo, il supremo organo del regime, ben più importante d'un Parlamento che da tempo era di fatto inesistente. Nello Ajello ha ripercorso quella vicenda con dovizia di particolari e di riflessioni politiche e psicologiche, descrivendo un Duce ormai diventato consapevole d'una sconfitta storica e della rovina che incombeva tragicamente sul paese che per vent'anni aveva ipnotizzato e magato col carisma della sua egolatria e la religione del Capo inviato dalla Provvidenza a riportare l'Impero sui colli fatali di Roma.

Nel frattempo è arrivata la sentenza della corte di Cassazione che condanna definitivamente il "boss" di Arcore a quattro anni di reclusione e alla pena aggiuntiva dell'interdizione dai pubblici uffici; il tema del 25 luglio è così diventato ancora più attuale.
Berlusconi ha ancora cinque processi che incombono sulle sue vicende pubbliche e private, uno più gravoso dell'altro. Le possibilità di scamparla sono inesistenti, i salvacondotti immaginati privi d'ogni consistenza. Ai suoi seguaci non resta che separare la sua sorte personale da quella d'un partito che da vent'anni ha riscosso il consenso di milioni di italiani, conservatori o liberali, moderati o estremisti.

Erano tutti stregati dall'ennesimo uomo della Provvidenza capace di creare ricchezza, gloria, prestigio internazionale, pari opportunità per tutti, solo che lo amassero e riponessero in lui la massima fiducia votandolo di conseguenza.

Il 25 luglio del '43 restituì al Re i poteri che il fascismo gli aveva confiscato. I suoi promotori speravano che la monarchia  -  restaurata da quel voto  -  affidasse a loro il compito di riportare l'Italia sulla giusta via costituzionale e alla fine d'una guerra ormai perduta. Non sapevano che il Re aveva già incaricato Badoglio e con lui l'esercito di accudire al compito disperato della resa e del cambiamento del fronte di guerra.

Ma qui ed ora tutto sarebbe molto più facile. Il capo dello Stato è nel pieno esercizio delle sue prerogative repubblicane, un governo legittimo è in carica con la partecipazione anche del partito fondato da Berlusconi, le sorti di quel governo e il programma ad esso affidato è ampiamente gradito a tutte le potenze occidentali a cominciare dall'Unione europea della quale siamo uno dei principali paesi costitutivi e costituenti.

C'è soltanto da superare il generale discredito riguardante il carismatico buffone che ancora farnetica della sua indispensabilità.
Ma nessuno tra i "berluscones" pensa al ravvedimento. L'ipnosi ancora continua e condurrà al peggio se non sarà interrotta. Il tempo è quasi scaduto, venti giorni per decidere di sgombrare il campo dal gangster che ancora lo occupa o la rissa civile che accrescerà i guai della crisi anziché rafforzare i primi segnali di ripresa che cominciano finalmente a manifestarsi.

Napolitano è deciso, Letta è deciso, Epifani è deciso e con lui maggior parte del Partito democratico. Occorre risolvere difficoltà non lievi ma tutt'altro che insuperabili, con quelli di loro disposti ad un operoso ravvedimento o senza di loro. È da loro che dipende l'alternativa.

L'incontro di due giorni fa a Castel Porziano tra Napolitano e i rappresentanti del Pd ne ha chiarito le premesse e le fasi di svolgimento. Non si naviga al buio ma con una rotta definita e timonieri capaci.

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