giovedì 1 agosto 2013

"TROPPA CACIARA". E IL PROF. COPPI SCOPRE IL ROMANESCO MENTRE LA CORTE SI RITIRA PER DECIDERE


Tra poco la Corte di Cassazione si ritirerà per decidere, e nel tardo pomeriggio, serata, uscirà finalmente questa sentenza tanto attesa e tanto temuta. Comunque vada, mezza Italia sarà delusa e l'altra trionfante. E' un fatto, sul quale è inutile polemizzare (con i fatti sempre lo è). Così come altro fatto è, con buona pace di quegli amici e colleghi che invocano la fiducia nelle istituzioni, che nessuno , ma veramente NESSUNO, cambierà idea a seguito della decisione dei giudici della Legge. Chi avrà avuto soddisfazione, avrà un argomento in più al suo arco, ma nulla più di questo. Basta vedere i precedenti. Mica è il primo processo questo a Berlusconi, in 20 anni, e altri si sono conclusi, senza che archiviazioni e assoluzioni abbiano mai scalfito la convinzione di coloro che ritengono il Cavaliere un criminale incallito ( citando i casi di prescrizione, che poi sempre assoluzioni sono..e comunque, mai accertamenti di colpevolezza ). Lo stesso vale per le sentenze di condanna, per i difensori del Cav. frutto della persecuzione politico-giudiziaria.
Ieri si sono concluse le arringhe difensive degli avvocati di Berlusconi, Ghedini e Coppi. Nell'articolo che segue, tratto dal sito on line del Corriere, ne sono riportati alcuni punti, ma parliamo di argomentazioni giuridiche protrattesi per ore, il cui compendio non sarebbe possibile.
Sicuramente Coppi ostenta una certa sicurezza (non così Ghedini, che ormai pare convinto che per il suo cliente un giudice imparziale non esista...) , e già la richiesta della Procura, di diminuire il periodo di interdizione da 5 a 3 anni, l'ha vista e interpretata come il primo cedimento, più probabile quando gli argomenti si fanno strettamente giuridici, del teorema accusatorio. Naturalmente il Professore non usa mai questo termine, preferendo quello più politically correct di "pregiudizio". Che comunque, attirbuito a dei magistrati, pm e giudici che siano, bello non è.
Buona Lettura

Ghedini: «Questo Processo è il mio incubo notturno, nessuna prova raccolta»

Processo Mediaset , il giorno delle difese
Coppi: «Troppa caciara, rinuncia al rinvio»

Parlano gli avvocati: «Berlusconi si occupa di politica
a tempo pieno dal 1994, non poteva seguire anche l'azienda»

 
Gli avvocati Niccolò Ghedini e Franco Coppi lasciano il palazzo della Cassazione al termine dell'udienza del processo Mediaset mercoledì sera (Ansa)Gli avvocati Niccolò Ghedini e Franco Coppi lasciano il palazzo della Cassazione al termine dell'udienza del processo Mediaset mercoledì sera (Ansa)

«Silvio Berlusconi va assolto», la sentenza di condanna emessa in appello «è incorsa in una serie di travisamenti di prove». Questa la tesi sostenuta dal professor Franco Coppi, difensore del leader del Pdl, davanti ai giudici della Cassazione nella seconda giornata di udienza sulla vicenda Mediaset legata ai diritti tv che vede tra i quattro imputati l'ex premier Silvio Berlusconi, condannato in primo e secondo grado a 4 anni di reclusione per frode fiscale e a 5 di interdizione dai pubblici uffici. Interdizione che la Procura generale della Cassazione martedì ha chiesto di ricalcolare al ribasso portandola a 3 anni. È poi venuto il turno dei sette legali degli imputati. Il primo a parlare è stato l'avvocato Luca Mucci che difende Daniele Lorenzano (ha una condanna di 3 anni e 8 mesi e a 5 di interdizione). Gli ultimi a parlare sono stati i difensori dell'ex premier Niccolò Ghedini e Franco Coppi. Proprio Coppi, nell'arringa, ha detto che «nessuna prova è stata raccolta. Chiedo che la sentenza venga annullata perché il fatto così come prospettato in mancanza di una violazione di una specifica norma antielusiva non è reato, è penalmente irrilevante». Mentre Ghedini, nell'arringa precedente in cui ha definito il processo «il mio incubo notturno», ha detto che «manca nel tessuto della sentenza un elemento probatorio che Berlusconi possa aver partecipato al reato proprio». VERDETTO GIOVEDÌ - Il verdetto è atteso per giovedì pomeriggio, visto che mercoledì sera, infatti, si sono concluse le arringhe dei difensori. Poi, fanno sapere fonti della Cassazione, il collegio tornerà a riunirsi in camera di consiglio giovedì mattina intorno a mezzogiorno, dopo aver tenuto una breve udienza, alle ore 10, per altre cause già fissate. Coppi ha fatto sapere che Berlusconi non si presenterà in Cassazione.
COPPI: «CACIARA ATTORNO AL PROCESSO» - «Vista la caciara intorno a questo processo abbiamo rinunciato a chiedere il rinvio e affrontare serenamente il processo in questa data e in questa aula di giustizia. Ci aspettavamo l'assoluzione di Berlusconi fin dal primo grado». Così Franco Coppi, legale di Silvio Berlusconi, ha iniziato la sua arringa davanti ai giudici della Corte di cassazione, dove si celebra il processo Mediaset. «Avevamo pensato di chiedere il rinvio - ha spiegato l'avvocato - per avere qualche giorno in più per fornire alla Corte memorie e motivi per il giudizio». E ancora: «Tutta la sentenza d'appello muove da un pregiudizio». «Il pregiudizio - ha spiegato Coppi - è che ci sia un meccanismo truffaldino ideato negli anni 80; che sia stato ideato da Berlusconi; che il suo scopo fosse quello di frodare il fisco; che Berlusconi stesso ne sia stato il "dominus" anche perché, si chiedono i giudici d'appello, "cui prodest?", chi poteva trarne vantaggio se non lui stesso. Ecco perché - ha concluso Coppi - non sono state ammesse le prove con cui la difesa avrebbe potuto ribaltare quel pregiudizio».
«TATÒ NON FU TESTE COMPIACENTE» - «Berlusconi, come tutti sanno, dal 1994 si dedica interamente alla politica e non si occupa più di gestione societaria. Figuriamoci se metteva bocca nelle quote di ammortamento del 2002-2003 quando ormai da 10 anni aveva accantonato queste preoccupazioni, se mai si fosse occupato di cose del genere!»: questo uno dei passaggi dell'arringa di Coppi, che cita anche la testimonianza resa al processo dal manager Franco Tatò, che prese in mano gli «affari» di Berlusconi sceso in politica. Tatò ha affermato che con il Cavaliere «era difficile addirittura avere un contatto fisico - ricorda Coppi - si poteva discutere per telefono solo di qualche strategia di carattere generale. Tatò non rese una testimonianza compiacente e infatti non è stato accusato di falsa testimonianza».
«SEMPRE SUL FILO DELLA PRESCRIZIONE» - Secondo Ghedini - nell'arringa in cui ha più volte ribadito che «non abbiamo avuto la possibilità di difenderci» - «questo processo lo abbiamo vissuto sulla scansione della prescrizione: abbiamo fatto udienze nei giorni più disparati e con grande fretta». E ancora: «Ci sono anche sentenze della Cassazione che dicono che Berlusconi non gestiva le aziende e queste» non sono state prese in considerazione. «Se Berlusconi non gestiva le aziende - ha aggiunto l'avvocato - non poteva decidere sugli ammortamenti». «Sostengono il procuratore generale e la Corte d'appello che Berlusconi non poteva non avvedersene - ha detto ancora Ghedini -: dicono che era un buon imprenditore, come poteva non avvedersi dei ricavi gonfiati? Spero che quello del non avvedersi non diventi un nuovo principio giurisprudenziale e che non venga accolto da questa corte».
L'ACCUSA - Martedì, al termine di una lunga requisitoria, il p.g. della Cassazione Antonello Mura aveva chiesto che l'interdizione dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi, decisa dalla Corte d'appello di Milano, andasse «rideterminata» da 5 a 3 anni. Rigettato, invece, il ricorso della difesa dell'ex presidente del Consiglio per quanto riguarda la condanna di 4 anni. La strada auspicata da Mura è che sia la stessa Cassazione a rideterminare l'interdizione: una strada che i giudici della Suprema Corte potranno perseguire o, al contrario, rimandare la questione all'appello di Milano.
I 3 SCENARI POSSIBILI - Gli scenari possibili sono tre:
1) Il proscioglimento: la Cassazione può accogliere i motivi di ricorso della difesa e assolvere definitivamente Berlusconi.
2) Il nuovo Appello: la Corte può assolverlo con rinvio del procedimento a un nuovo Appello su punti specifici.
3) La condanna: in caso di conferma della condanna a 4 anni di reclusione e a 5 di interdizione dai pubblici uffici, il condono cancella 3 dei 4 anni e per l'anno residuo c'è l'affidamento ai servizi sociali o i domiciliari (l'ex premier ha più di 70 anni). L'interdizione, cioè la decadenza da senatore e l'incandidabilità per 5 anni, deve essere votata dal Parlamento. Sempre che il numero di anni sia confermato.

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