giovedì 1 agosto 2013

PER ANDARE IN VACANZA PIU' SERENI, CI VIENE MEGLIO SPIEGATO COME FUNZIONA IL REDDITOMETRO...


Sul redditometro ci siamo espressi ampliamente, criticandolo. Anche qualche giudice si è pronunciato e chissà se altri lo seguiranno, nei numerosi ricorsi che prevedo arriveranno adesso che il nuovo sistema entra a regime.
Sicuramente è un sistema depressivo dell'economia, in quanto comprime i consumi...lo ha spiegato tante volte Davide Giacalone (i cui articoli sono spesso riportati su questo blog ). I ricchi veri  hanno sistemi antifisco che certo non temono il redditometro, che infatti è fatto per le persone normali, che certo non fanno triangolazioni estere, non hanno conti alle Cayman, non tengono la barca in Croazia anziché a Porto Cervo (cito strumenti banali, che il sistema antimissile degli evasori professionali ormai altro che queste bazzecole).  Viceversa quelli che galleggiano su una linea mediana, pagando le tasse ma difendendosi da una pressione fiscale che rischia di ammazzarli economicamente (a volte non solo ), in tempi di spionaggio del fisco facilmente sceglieranno un profilo più basso. Oppure l'evasione doventa totale, laddove è possibile, con acquisti e vendite che proprio non compaiono. Significativo è come nel 2012, nonostante l'aumento di un punto di IVA, questa imposta abbia registrato un calo di entrate rispetto. Per questo studiano l'ulteriore stretta sull'uso del denaro contante...
Ma abbassare le tasse invece no ? Quello in mente non viene mai ?
Tra le   cose di dubbia legittimità subito evidenziate del nuovo strumento, la sua retroattività - di fatto, entra in vigore adesso, ma prenderà in esame la congruità tra spese e redditi  del 2009 ... - e l'inversione dell'onere della prova. Se ci sarà uno scarto (calcolato come ? dicono che le media Istat non le terranno presenti...) superiore al 20% tra entrate e uscite , l'Agenzia chiederà al contribuente di "spiegare". Una chiacchierata, ma nella quale il cittadino sarà bene abbia le prove di come ha trovato i soldi impiegati. Va bene tutto, anche prestiti dei familiari, vincite al lotto, risparmi ma documentato.
Befera, il Direttore delle Entrate, ha spiegato in TV che non è vero che saranno così "fiscali" (difficile credergli, visto che quello fanno di mestiere...), che in realtà lo scarto tollerato sarà anche maggiore, e che spiegazioni verosimili non avrabbo bisogno di documentazione. Insomma, se il televisore al plasma me lo ha regalato mio padre, se il motorino nuovo è dono del nonno, ci possono credere sulla parola...
Tutto bene allora ? Nemmeno un po'. Il Redditometro, così come gli studi di settore applicati alle professioni, dovrebber essere strumento che attiva l'attenzione del Fisco che poi deve comunque svolgere l'accertamento del reddito superiore. Insomma, se io denuncio all'Erario un guadagno minore rispetto a quello che lo studio di settore mi attribuisce, scatta la verifica e ok, ma non è che IO sono tenuto a dimostrare che ho avuto meno clienti, oppure ho dovuto ridurre le parcelle (tutte cose purtroppo note a tanti professionisti in questi anni) sia per venire incontro ai clienti che per conservarli ( o conquistarli).  Sarà il Fisco che dovrà accertare che non ho fatturato o sottofatturato sulla base delle pratiche che risultato iscritte o quelle comunque presenti in studio.
Viceversa, se ho capito bene, se io spendo 100 e guadagno 70, automaticamente l'Erario mi attribuisce il 30 che manca e starà a me dimostrare come quella differenza è stata coperta senza ricorrere ad un reddito insufficiente. Se non riesco, pago le tasse sul reddito che a quel punto mi viene presuntivamente attribuito, oltre la mora e le sanzioni.
Tutto questo, con una pressione fiscale giunta al 54% sui privati e oltre il 60 sulle imprese.
A me la parola vergogna non piace, perché abusata. Un po' di imbarazzo ?


Come cambia la rilevazione delle imposte

Redditometro, il Fisco utilizzerà
soltanto dati certi

Possibili scostamenti fino al 20%

 
ROMA—Atteso come l’arma letale della lotta contro l’evasione fiscale, il nuovo redditometro entra da oggi nell’arsenale dell’Agenzia delle Entrate. Con la circolare operativa diffusa ieri, il direttore dell’Agenzia, Attilio Befera, ha dato istruzioni agli uffici che da subito potranno avviare la selezione dei contribuenti a maggior rischio di evasione, partendo dai redditi del 2009. Il redditometro è un meccanismo presuntivo di determinazione del reddito basato sulla ricostruzione delle spese sostenute dai contribuenti, gran parte delle quali sono già note all’amministrazione fiscale. In pratica gli ispettori tributari saranno in grado di comparare i redditi dichiarati da ciascun contribuente con le spese ed il tenore di vita effettivo, ricostruito in buona parte, ma non solo, sulla base di elementi certi. E quando questo scostamento tra i redditi denunciati al fisco e la spesa effettuata in un determinato anno eccede il 20%, scatterà l’accertamento vero e proprio. Rispetto al passato, il nuovo redditometro è ben più penetrante e molto meno aleatorio, così che le contestazioni del fisco siano più circostanziate e puntuali. Nello stesso tempo il nuovo meccanismo prevede precise garanzie per i contribuenti, sui quali ricade l’onere della prova, con i quali il fisco instaurerà un doppio contraddittorio. Ad esser presi come riferimento per calcolare lo scarto del 20% saranno solo i redditi determinabili grazie ad elementi certi, come le spese note, e alla disponibilità di beni di cui il fisco conosce esistenza e caratteristiche, rapportati anche al reddito dell’intera famiglia. Il caso può chiudersi subito se il contribuente dimostra la correttezza del suo operato, ma può essere approfondito e dare luogo ad un vero e proprio accertamento, con l’invito da parte del fisco a pagare il dovuto.
Ecco le spese di lusso nel mirino
Così i controlli

Gli accertamenti con il nuovo redditometro scatteranno subito e riguarderanno in questa prima fase i redditi del 2009. Saranno selezionati i contribuenti che presenteranno gli scarti più consistenti tra il reddito dichiarato e quello ricostruito dall’Agenzia sulla base di spese certe e disponibilità di beni di cui il fisco è a conoscenza e di cui conosce le caratteristiche (come barche, auto di lusso, ville). In ogni caso lo scarto registrato dovrà essere superiore al 20% anche su un solo periodo di imposta. Nella selezione dei contribuenti l’Agenzia delle Entrate terrà conto anche del reddito complessivo dichiarato dalla famiglia, per evitare di avviare controlli nei confronti di contribuenti la cui capacità di spesa risulterebbe pienamente coerente a livello di reddito familiare. Nella ricerca dei contribuenti da sottoporre a controlli ulteriori e più incisivi il fisco comunque non considererà le spese per i beni di uso corrente, che vengono calcolate dal redditometro sulla spesa media Istat, e che entrano in gioco , eventualmente, in una fase successiva. Se gli agenti del fisco rilevano lo scarto superiore del 20% invitano il contribuente a presentarsi per offrire spiegazioni, indicando gli elementi e le circostanze rilevanti. Dialogo aperto, ai contribuenti l’onere della prova
L’accertamento sintetico con il redditometro prevede una doppia garanzia per il contribuente, con un doppio contraddittorio con il fisco prima di arrivare alla definizione degli addebiti. Appena ricevuto l’invito a presentarsi e chiarire quella discrasia tra il reddito dichiarato e quello che risulta al fisco sulla base delle spese conosciute e presunte, il contribuente potrà dare tutte le spiegazioni necessarie. Trattandosi di contestazioni basate su spese certe, occorreranno prove certe: una fattura per dimostrare l’inesattezza delle informazioni del fisco, il verbale di sequestro di un mezzo per giustificare la mancata disponibilità. Sarà possibile dimostrare che le spese che risultano al fisco sono state sostenute con redditi maturati in anni diversi, o esenti, o già soggetti a imposta sostitutiva, oppure che siano state sostenute da terzi. Bisognerà esser pronti a rispondere in modo convincente anche sugli investimenti effettuati nel corso del periodo d’imposta oggetto dei controlli e sul risparmio eventualmente accumulato. Se il contribuente fornisce elementi esaustivi il controllo degli ispettori fiscali si chiude qui, in questa primissima fase, senza alcuna conseguenza. L’accertamento con adesione per chiudere la partita
Se le prove prodotte dal contribuente non fossero sufficienti, il fisco deciderà di andare più a fondo e chiederà conto anche delle spese più comuni, come quelle per il vitto ed i trasporti, che vengono stimate sugli indici Istat. In questo caso il contribuente potrà contestare le presunzioni degli ispettori fiscali non necessariamente presentando prove documentali, ma anche argomentazioni logiche. L’uso dell’automobile di un parente, di una mensa aziendale per i pasti. Fermo restando che sarà sempre possibile dimostrare che certe spese sono state sostenute da terzi, o affrontate con redditi esenti o per i quali non c’è obbligo di dichiarazione. Tutto questo avviene sempre nell’ambito del contraddittorio, con incontri verbalizzati. Nel processo di determinazione sintetica del reddito il fisco è obbligato ad attivare l’accertamento con adesione. Se gli ispettori non sono convinti delle argomentazioni dei contribuenti invieranno un nuovo invito al contraddittorio con la quantificazione del maggior reddito accertabile e delle maggiori imposte e la proposta di adesione ai contenuti dell’invito. Occorrerà pagare entro quindici giorni per avere le sanzioni ridotte. Oppure avviare un contenzioso, ricorrendo alla giustizia tributaria.

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