CI SIAMO
I giudici si sono ritirati e tra qualche ora sapremo.
Nell'attesa, pubblico l'ultimo post della vigilia, vergato da una delle persone più sobrie e sensate che ho il privilegio di leggere, Davide Giacalone, che così ha scritto sul Tempo di ieri
Leggetelo, è breve e secondo me pieno di saggezza.
Una sola osservazione : in molti paesi, tra cui la Francia notoriamente, per evitare questo corto circuito tra politica e giustizia, per le cariche più importanti dello Stato è prevista la sospensione di ogni iniziativa giuridica finché la persona interessata riveste la carica istitutzionale. Cessata la quale, il processo si celebra, senza tema di prescrizione che pure rimane congelata durante il periodo sospeso. In questo modo è stato processato e condannato Chirac in Francia, ma anche Kohl in Germania.
In Italia si er atentata una soluzione del genere, ma la Corte Costituzionale ha detto di no. Noi siamo "diversi" dagli altri paesi. Che non significa migliori. Anzi.
Rischi e opportunità
Ci avviciniamo a un rischio. Ma è anche un’opportunità. Quale che sarà la sentenza della cassazione è bene prepararsi (tutti, ma in particolar modo il mondo politico) a che il dopo non somigli al prima.
La democrazia non può funzionare senza Stato di diritto, mentre da noi zoppicano entrambe, intralciandosi a vicenda. Vedere solo l’offesa alla democrazia, quindi alla sovranità del voto, o solo l’offesa al diritto, quindi alla sovranità della legge, significa essere parimenti orbi. Chi da un occhio e chi dall’altro. E’ ora di finirla.
In una democrazia sana il procedimento penale, per fatti gravi, in capo a un leader politico è motivo sufficiente perché si faccia da parte. Pronto a tornare, più forte, una volta che la sua innocenza sarà stata riconosciuta. In uno Stato di diritto funzionante accusare un innocente deve essere pregiudizio alla carriera del magistrato e l’accusa penale non può divenire strumento di lotta politica. Da noi le sovrapposizioni e le interferenze hanno superato la patologia. Sono epidemiche e letali. Non è tollerabile una classe politica popolata da soggetti a giudizio, non è tollerabile una classe giudiziaria popolata da politicanti. Giusto a titolo d’esempio, per chi non comprendesse la gravità della malattia, basti guardare sotto al Vesuvio, nella città amministrata da una magistrato che ha costruito con le inquisizioni fasulle la propria fama. Vale per tutti e per tutta l’Italia: vedi Napoli e poi muori.
E’ un male con radici antiche, ma ora estese al punto da soffocare sia il diritto che la democrazia. E’ tempo di tagliarle. Non da ora, per la verità, ma la paura che si vive in queste ore lo rende evidente. Questo giornale lo ha sostenuto senza giri di parole: oltre ai processi e ai magistrati, come oltre ai politici, c’è l’Italia. L’attesa della sentenza è agli sgoccioli. Credo sarà capace di dare ancora tempo. Non lo si sprechi. Non riguarda l’interesse della destra o della sinistra, ma dell’Italia. Non il prevalere degli uni sugli altri (impossibile), ma del diritto. I rischi di queste ore sono evidenti, è vitale che non sfuggano le opportunità. Riformare è necessario, la politica come la giustizia, perché se ne esca.
Nessun commento:
Posta un commento