Mentre da noi saltano fuori genitori (rappresentanti d'istituto ), che dichiarano che se il professor Giordano di Saluzzo avesse avuto rapporti con la LORO , di figlia, lo avrebbero ucciso, sul Washington Post (qualcuno lo ricorderà come faro della democrazia e della civiltà per il Watergate), una scrittrice, tale Betsy Karasik, spiega che tradurre immediatamente il sesso tra insegnante e allievo come un caso di stupro è sbagliato. Prende spunto da un fatto di cronaca del Montana, dove il prof ha 49 anni e l'allieva 14. Dopo due anni dalla storia peraltro la ragazza si uccide, ma questo, scrive l'autrice del pezzo, non è necessariamente da collegare al rapporto sessuale avuto con il seduttore maturo, quanto semmai al massacro mediatico derivante dal processo e dalla pubblicità della vicenda (non c'è dubbio, a parte ogni altra considerazione, che questo sia un aspetto assolutamente drammatico di questo tipo di vicende).
La giornalista ricorda i tempi della sua giovinezza, gli anni 60 e 70, e come questi fatti fossero addirittura frequenti, senza che suscitassero clamore, processi, media scatenati, per cui poi finivano lì e non accadeva nulla di tragico.
La Karasik con questo non propone di introdurre tra le materie scolastiche l'educazione sessuale applicata, e afferma che un professore che fa sesso con i propri allievi debbano essere rimossi dal loro ruolo e non riammessi fino a quando non sia certa la loro riabilitazione. Ma la criminalizzazione, conclude, è un'altra cosa.
In America l'intervento ha suscitato un mare di critiche, però non risulta che la Karasik debba girare scortata.
Da noi credo non potrebbe farne a meno.
Ecco la notizia postata da Libero.it
Da Saluzzo agli States
L'editoriale del "Washington post": "Non tutti i rapporti tra prof e alunno sono violenze sessuali"
Il caso è quello di un insegnante del Montana che ha adescato l'alunna 14enne, suicidatasi due anni dopo. Stupro o no?
Da Saluzzo a Washington, il passo è breve. Un editoriale pubblicato dalla scrittrice Betsy Karasik sul Washington post ha
fatto infuriare i lettori del noto quotidiano americano, attirando una
miriade di commenti negativi. Protagonista del pezzo, il sesso nelle scuole.
Ma non quello tra adolescenti, della solita età o di qualche anno di
differenza. E' quello, condannato, tra alunne (minorenni) e insegnanti,
di cui si sta parlando, in questi giorni, anche in Italia. Del professore del liceo di Saluzzo, accusato di aver fatto sesso con le sue studentesse, all'epoca minorenni. E in Montana,
stessa storia. Un insegnante 49enne ha avuto rapporti con una sua
alunna 14enne, che poi si è suicidata, mentre l'uomo è stato condannato a
15 anni, con l'obbligo di passare solo 31 giorni in carcere.
Il pezzo contestato - L'autrice dell'editoriale ha un'idea chiara a riguardo: non tutti i rapporti sono "violenze sessuali".
Un parere questo, discutibile o meno, che ha scatenato l'ira dei
lettori: "Non credo che tutte le condotte sessuali tra studenti
minorenni e insegnanti dovrebbero essere classificate come stupro
- scrive la Karasik - e credo che anche in assenza di circostanze
attenuanti, gli atti sessuali tra studenti minorenni e docenti non
dovrebbero essere criminalizzati". Poi continua: "Di certo penso che gli
insegnanti che fanno sesso con gli studenti, non importa se consensuale
o meno, dovrebbero essere rimossi dal loro posto di lavoro e banditi
dall’insegnamento fino a che non dimostrino di essersi completamente
riabilitati. Ma la vera e propria isteria con cui la società risponde a
queste situazioni serve meno a proteggere i bambini che a confortare il
bisogno della società stessa di pensare che li stiamo proteggendo",
prosegue, chiedendosi anche se non sia stata la pressione psicologica
inflitta dal processo a portare la 14enne del Montana al suicidio, due
anni dopo.
La biografia anni '60-'70 - Arriva la parte più contestata dell'editoriale, quella in cui la scrittrice racconta la "sua scuola". Sono gli anni '60 e '70 e i confini sessuali tra gli insegnanti e gli studenti appaiono più scontornati, indefiniti. La stessa Karasik scrive di essere stata testimone di relazioni di questo tipo, consensuali s'intende, ma che, sia alle scuole superiori che all'univesità, non hanno destato scandalo, e nessuno ne è uscito distrutto. Classificare come "strupri" tutti i rapporti sessuali tra docenti e alunni, spiega l'autrice, "manda un messaggio pericoloso agli studenti e pone i presupposti per l'ipocrisia e la distorsione della realtà". Anche perché, continua la Karasik, "molti adolescenti sono, dal punto di vista biologico, sessualmente maturi".
La biografia anni '60-'70 - Arriva la parte più contestata dell'editoriale, quella in cui la scrittrice racconta la "sua scuola". Sono gli anni '60 e '70 e i confini sessuali tra gli insegnanti e gli studenti appaiono più scontornati, indefiniti. La stessa Karasik scrive di essere stata testimone di relazioni di questo tipo, consensuali s'intende, ma che, sia alle scuole superiori che all'univesità, non hanno destato scandalo, e nessuno ne è uscito distrutto. Classificare come "strupri" tutti i rapporti sessuali tra docenti e alunni, spiega l'autrice, "manda un messaggio pericoloso agli studenti e pone i presupposti per l'ipocrisia e la distorsione della realtà". Anche perché, continua la Karasik, "molti adolescenti sono, dal punto di vista biologico, sessualmente maturi".
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