Curioso di storie. Mi piace ascoltarle e commentarle, con chiunque lo vorrà fare con me.
venerdì 20 settembre 2013
MA CHI INVOCA LA CONSERVAZIONE DEL GOVERNO LETTA SU CHE SI BASA ?
L'ottimo Antonio Polito insiste con la sua invocazione alla stabilità e il camerlengo continua a rispondere che almeno in questo Renzi continua a dire una cosa giusta : che non si faccia rima con immobilità.
Io, chi segue il blog lo sa, apprezzo, e molto, Polito, in genere. Ma non sono d'accordo con lui su questa campagna pro esecutivo che sta conducendo per conto del Corriere. La stabilità è un valore in quanto favorisce il FARE. Se questo non accade, perché i due nemici costretti alla coabitazione non trovano mai accordo sulla rotta, come si fa ? Polito non può non conoscere i numeri . In due anni di larghe maggioranze in Italia l'unica riforma (tra l'altro portata a termine, non inventata) è stata quella delle pensioni (e anche con errori non da poco, come gli esodati). Poi nulla. In compenso la pressione fiscale è superiore al 50%, il debito pubblico ha sforato il muro dei 2000 miliardi, la spesa non scende e nemmeno il deficit, che le entrate, ancorché aumentate, non coprono. Il rapporto debito PIL dal famoso 120% è salito al 130%. Disoccupazione, specie quella giovanile, pure in crescita. Consumi, data la gelata delle tasse, in discesa. Come bilancio direi maluccio...
Dice "ma anche lo spread è in discesa". Questo semmai dimostra due cose : 1) Draghi santo subito 2) non erano i numeri del debito a farlo salire, visto che dopo due anni (senza il demone al governo), è aumentato sia in valore asosluto che in percentuale rispetto al PIL.
Diciamo che se a Palazzo Chigi siede qualcuno più gradito a Bruxelles, per i nostri titoli è meglio...
Stabilità, solo da noi fa orrore
Il governo Letta si è appena salvato da una crisi che già ci si interroga sulla prossima. Berlusconi fa capire che la potrebbe aprire sulle tasse, Renzi che la potrebbe aprire per vincere le elezioni, e il premier fa capire che ha capito e che quindi «giocherà all'attacco». La politica all'italiana è l'opposto del calcio all'italiana: tutti all'attacco, e nessuno che pensa mai a difendere. Ben diversa è quella tedesca. Nonostante l'incertezza sull'esito del voto di domenica, dal quale nessuno sa che maggioranza parlamentare uscirà, c'è infatti in Germania certezza di stabilità politica: tutti sanno che Angela Merkel sarà per la terza volta Cancelliera, e che la sua politica proseguirà grosso modo immutata. Questo paradosso meriterebbe una riflessione, soprattutto da parte di chi in Italia lamenta che la stabilità è sì una buona cosa, ma poi non tanto, perché sospende la lotta politica, inceppa l'alternanza, offende i sentimenti identitari degli elettori. C'è invece in Europa un grande Paese dove la gente la pensa diversamente: viva il conflitto e l'identità, ma è più importante ciò che il governo fa, e se lo fa a vantaggio della nazione. Così se i liberali, attuali alleati della Merkel, resteranno fuori dal Bundestag, la Cdu farà l'alleanza con i suoi avversari socialdemocratici, e sarebbe la terza volta nella storia; d'altro canto la Spd, se pure servisse per vincere, esclude di allearsi con la sinistra della Linke preferendole la Cdu; e nessuno si alleerà mai con il nuovo partito anti euro, qualsiasi sia il suo risultato. Si può credere che i due maggiori partiti tedeschi siano più indecisi sulle loro radici, meno dotati di un retaggio ideale e culturale, e che per questo accettino di mescolarsi in modi innaturali, a differenza dei nostri, tetragoni, teutonici addirittura nel difendere le loro identità? Difficile: perché i partiti tedeschi esistono da sempre, si chiamano sempre allo stesso modo, e fanno parte delle famiglie politiche europee. Mentre quelli italiani hanno pochi anni di vita, cambiano nome di continuo e in Europa non sanno dove sedersi.
Dunque la peculiarità del sistema politico tedesco deve essere un'altra: e cioè che costringe i partiti a confrontarsi costantemente con il bene comune, e chi non riesce a servirlo paga un prezzo. È la prova che la stabilità, prima ancora che delle leggi elettorali, è frutto di cultura politica. In Germania il premio di maggioranza non c'è, e capita spesso che non ci sia una maggioranza dopo il voto. Ciò non impedisce al nostro sistema, col premio, di essere molto più instabile di quello tedesco. Capisco che per noi italiani una politica così stabile debba sembrare noiosissima. Basti pensare che i tedeschi chiamano la Merkel mutti, la mamma, per riferirsi a quel suo stile «frugale, sobrio, volutamente sciatto». Un tipo così da noi non susciterebbe l'interesse di un Signorini o di un Briatore. Ma del resto non si può avere tutto nella vita: si vede che i tedeschi hanno rinunciato a un po' di divertimento in cambio di un po' di benessere.
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