martedì 26 novembre 2013

I CANDIDATI ALLA SEGRETERIA PD VISTI DA UN EX COMPAGNO


Grazie all'amico Valeriano, ho la possibilità di leggere con continuità i commenti di Giuseppe Caldarola, che apprezzo molto. Un ex comunista, un uomo tuttora di sinistra, capace di autocritica, di un vero confronto con quelli "dell'altra parte", non afflitto (non so ieri, oggi sicuramente) da nessun complesso di superiorità, né tantomeno colpito dalla sindrome berlusconiana . Un fiero garantista e un nemico di ogni intolleranza, tra cui naturalmente l'antisemitismo. 
Ovviamente, tra le tante riflessioni interessanti che il giornalista suscita, quelle più ricche e significative riguardano il SUO mondo.
In questi ultimi tempi riceve affettuose critiche e inviti al ripensamento per un suo presunto endorsement per Renzi, rispetto al Tradizionale Cuperlo. Lui risponde un tantino infastidito da questa sorta di "ma come proprio tu !?", che viene tra l'altro da compagni piuttosto latitanti da diverso tempo che, caso strano, si fanno vivi ora, che la paura di "Annibale alle porte" fa sì che ogni voto possa essere prezioso (senza contare quelli che un'opinionista della bravura di Caldarola può influenzare).
Il post che dedica ad un veloce confronto tra i tre candidati - operando anche dei preziosi memento sul comunismo italiano che fu - è estremamente efficace e siccome l'8 dicembre si avvicina, credo sia interessante leggerlo

Mettiamo a confronto Renzi, Cuperlo e Civati

 
A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, l’assemblea, o come diavolo si chiama, di sabato del Pd alcune cose positive le ha dette. I tre candidati sono giovani (Cuperlo non lo è, ma ha la faccia simpatica da ragazzino), sono pieni di buone intenzioni, hanno un gusto assai differente ma efficace per la retorica, rappresentano tre aree distinguibili. Civati è la new entry di una sinistra de-vendolizzata, linguaggio efficace, occhio ai movimenti, poca poesia. Cuperlo sa parlare al cuore di chi ha la testa rivolta alle radici. Esalta i militanti, difende la storia della sinistra, tutta (ma qualche errore ci deve essere stato o no?), buona educazione a go-go, tranne quella infelice battuta su Renzi che sarebbe il volto buono della destra, infine il ricorrente e ossessivo appello a serrare le fila. Renzi è quello che è, piaccia o no è il personaggio nuovo, dice le cose che non si possono dire, non adora Napolitano, parla a Letta senza timori reverenziali e soprattutto senza temere di fargli del male, promette un ambaradan subito, che è la cosa che gli italiani di sinistra, credo in maggioranza, vogliono sentirsi dire.
Insomma non starebbe male il Pd se lo scontro fosse fra questi tre, si accordino o no dopo l’8 dicembre. E’ che le cose stanno come scriveva Fabrizio Barca domenica su “Repubblica”: servirebbe un passo lungo e ben disteso all’indietro di tutta la nomenklatura. Ho simpatia per Latorre, ma leggere le sue interviste contro De Luca fa sorridere. Si può far tutto nella vita, cambiare opinione non è un delitto, spesso è addirittura prova di intelligenza, ma non si cambia senza raccontare deve si è personalmente sbagliato prima. Ecco perché ai tanti dalemiani pentiti preferisco D’Alema, almeno ci mette la faccia e prende calci in faccia, che regolarmente restituisce.
Renzi dicono che vincerà. La sinistra che racconta Civati esiste in Italia e ha anche un certo seguito. Il suo compito maggiore è di accantonare definitivamente Vendola e dare un volto meno affabulatorio al gauchismo. In fondo Vendola e il vendolismo si portano appresso la maledizione della fuoriuscita reticente dalla esperienza rifondarola, e so che uso un termine che li irrita. L’esperienza di governo ha arricchito Nichi, la sua conclusione con quella brutta telefonata lo ha rovinato. Comunque il mondo gauchista ha bisogno di una faccia nuova, meglio se del Nord, ironica e auto-ironica, con quell’aria paracula che Civati ha alla massima potenza.
Cuperlo è il meglio della sinistra che c’era. Come quella scantona tutti gli errori storici. Li dà per conosciuti non sapendo che per noi ex comunisti, che pure dobbiamo difendere una storia italiana gloriosa, non si può sfuggire ad alcune forche caudine: ad esempio dal dire che la situazione italiana è rimasta bloccata perché il Pci era filo-sovietico, che alcune riforme le abbiamo osteggiate, che abbiamo avuto il culto della diversità antropologica (che è duro a morire), che vedevamo un ogni avversario l’alba del fascismo, che l’antifascismo era cosa nostra, che nella lotta a Berlusconi ci siamo fatti guidare da Travaglio. Che siamo stati liberali e liberisti negli anni blairiani e clintoniani (anche Cuperlo, Orfini e Fassina), che abbiamo scoperto la sinistra passando per l’Europa come se in questo paese non ci fossero mai stati i socialisti senza i quali non avremmo avuto il divorzio e lo Statuto. Insomma ce n’è per tenere il capo chino e non presentarsi come gli eredi di una storia immacolata.
Renzi pare venuto da Marte. nelle sue file c’è la “qualunque”. Sul suo carrozzone sono saliti i peggio esemplari della nomenklatura. Di lui si sa che ha un cerchio magico fiorentino con anche alcune belle e e intelligenti ragazze, non guasta, che ama Farinetti e Baricco. Troppo poco per guidare l’Italia. Guardate la squadra che affiancò Blair, intellettuali moderni di grande peso. Gente che aveva studiato per fare da suggeritori a un leader efficace. Renzi è in ogni caso il rappresentante del big bang. E’ questo che dà fastidio ai miei ex (scrivo ex perché così mi trattano) compagni. Renzi sa che una storia è finita, che arriva il momento in cui al funerale si accompagna il lauto pasto che prepara la vita che continua. Non so se la caverà. Non conosco il suo mondo. Mi piacciono alcuni suoi amici. Mi piace il modo con cui si rivolge ai cittadini del proprio campo e del campo avverso, trovo ineccepibile come tratta i competitor. Ha energia e non è stato né comunista né democristiano. Non è né un merito né una colpa. E’ che il tempo passa e anche noi con i capelli bianchi dobbiamo farcene una ragione.

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