Non sono contento della sentenza della Corte d'Appello di Napoli che dimezza la condanna di Luciano Moggi (da 5 anni a 2 e quattro mesi) ma di fatto conferma l'accusa : associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Non mi sono mai occupato di Calciopoli perché ben consapevole che la mia avversione per i metodi da plotone d'esecuzione della giustizia sportiva sarebbero stati contestati come prova di partigianeria. Ho preferito quindi altri casi per biasimare quel ramo infetto dello già storto albero giudiziario.
Nei processi penali sono emerse infatti anche altre cose, tra cui l'esistenza di intercettazioni che dimostravano come altre squadre, tra cui segnatamente l'Inter, avevano fatto ricorso al "telefono amico" per raccomandarsi presso il designatore o il presidente della FIGC. Fatti per i quali si sarebbe dovuto procedere, secondo il procuratore Palazzi, se non fosse intervenuta la prescrizione.
Questo però non dimostra(va) l'innocenza di Moggi e compagni, quando semmai l'estensione del fenomeno.
Che dire, come si ascolta in una intercettazione "dì al tuo uomo (l'arbitro ndC) che se sbaglia, non lo faccia a favore di chi sta davanti (la Juve, prima in classifica) " non è il massimo della vita.
Insomma, se il paragone può passare, è un po' come ai tempi di tangentopoli, quando l'accusa si concentrò su alcuni, lasciando in pace gli altri. Ma questo non rende i primi più innocenti.
Riporto la notizia come postata da La Stampa, giornale che non credo possa essere considerato nemico della Juventus. Prima però dò spazio ad un ampio stralcio tratto da Libero, che ha sempre avuto una posizione filo moggiana, e che ha il pregio di sintetizzare la storia del processo, riportando anche i capisaldi della sentenza di condanna di primo grado : l'indizio più grave contro Moggi furono le sim estere, l' esistenza di tanti cellulari donati ad arbitri e designatori immagino con l'idea di restare più facilmente "in contatto".
Consolazione non piccola : viene rigettato l'appello di quei club che in primo grado avevano chiesto, senza esito, la condanna della Juventus come responsabile civile per i danni derivanti dall'alterazione delle partite.
Permane dunque l'affermazione dell'inesistenza di PROVE su questa importante circostanza, e cioè che dei match, nel campionato incriminato (che è solo quello fossero stati effettivamente truccati per favorire la società bianconera.
Insomma, quella Juve era talmente forte che non ebbe bisogno della (illecita) rete di "protezione" che Moggi & Co. le avevano allestito "per ogni evenienza".
Questo, al secondo round, sono le decisioni.
Adesso toccherà alla Cassazione.
Questocomunque l'articolo di (stralcio)
La storia dell'inchiesta -
Lo scandalo inizia il 18 settembre del 2004, quando da una indagine su
clan e calcioscommesse del 2000, si inizia a indagare su Moggi per il
reato di associazione a delinquere. Quasi due anni dopo, l'11 maggio del 2006, si arriva a 41 avvisi di garanzia dopo l'inchiesta penale di Napoli che prende il nome di Off side. Dopo due mesi le prime decisione del giudice sportivo: Juventus in Serie B e scudetto revocato nella stagione 2006/2007. Nel 2007 si apre un nuovo filone, definito poi Calciopoli bis,
e il 13 aprile vengono alla luce alcune schede telefoniche straniere
che alcuni arbitri avrebbero ricevuto da Moggi, in modo che l’ex dg
della Juventus potesse conversare con loro. Il 3 ottobre del 2008 Moggi
viene rinviato a giudizio e il 20 gennaio del 2009 inizia il
dibattimento davanti alla nona sezione penale del Tribunale di Napoli.
La sentenza di primo grado sarà pronunciata l’8 novembre del 2011. Per
la condanna di primo grado, così come si legge nelle oltre 550 pagine
di motivazioni, furono determinanti proprio le schede telefoniche
estere fornite ad arbitri e designatori, e le intercettazioni e gli
incontri con gli stessi designatori. L'elemento "più pregnante e
decisivo", è rappresentato "dall’uso delle sim straniere
procurate da Moggi". Oltre a questa circostanza si sottolineano gli
incontri dello stesso Moggi "con i designatori fuori delle sedi
istituzionali, che emergono dalle intercettazioni telefoniche in
prossimità delle partite, l'uso delle schede straniere fornite a arbitri
e designatori, il continuo e prolungato chiacchierare... che
effettivamente può configurare la trasmissione del messaggio
potenzialmente idoneo a spingere i designatori, e talora anche gli
arbitri, a muoversi in determinate direzioni piuttosto che in altre".
Sul reato di associazione per delinquere la Procura ha indicato "quelli
che si ritengono gli elementi di prova della responsabilità di Moggi,
utili a conferirgli la qualifica di capo dell’associazione". E mette in
risalto "il rapporto diffusamente amichevole degli arbitri con Moggi,
che non perde valore indiziante solo perchè dagli atti emerge il
rapporto di altri arbitri non imputati e addirittura di taluno degli
arbitri imputati, come De Santis".
e questa la notizia postata su La Stampa
Calciopoli, pena dimezzata per Moggi
Confermata l’associazione a delinquere, prescritta la frode sportiva:
condanna ridotta in appello a due anni e 4 mesi. Nessuna sanzione per
Della Valle e Lotito
Sei condanne, tra cui quella di 2 anni e 4 mesi all’ex
direttore generale della Juventus Luciano Moggi, e una raffica di
prescrizioni nel verdetto d’appello del processo a Calciopoli, lo
scandalo che travolse il calcio nel 2006 facendo emergere un sistema in
grado di condizionare il regolare svolgimento del campionato. La
sentenza della sesta sezione penale della Corte d’appello di Napoli è
giunta in serata dopo otto ore di camera di consiglio.
Oltre a Moggi, che non era in aula al momento della lettura del verdetto e che è stato condannato per associazione a delinquere (le frodi sportive sono andate prescritte nel frattempo), sono stati riconosciuti colpevoli anche nel giudizio di secondo grado l’ex designatore arbitrale Pierluigi Pairetto (pena di 2 anni), l’ex vicepresidente della Figc Innocenzo Mazzini (2 anni), gli ex arbitri Massimo De Santis (1 anno), Paolo Bertini e Antonio Dattilo (10 mesi). Dichiarata nulla, invece, per un vizio di forma, la sentenza di primo grado emessa nei confronti dell’ex designatore arbitrale Paolo Bergamo: per lui tutto da rifare e atti trasmessi al pubblico ministero.
Oltre alle condanne il verdetto di appello ha disposto una serie di dichiarazioni di intervenuta prescrizione delle singole frodi sportive. In particolare per il patron della Fiorentina Diego Della Valle e suo fratello Andrea, per il presidente della Lazio Claudio Lotito, per l’ex dirigente del Milan Leonardo Meani, per il patron della Reggina Lillo Foti, per gli ex guardalinee Claudio Puglisi e Stefano Titomanlio e per il loro designatore Gennaro Mazzei, per l’ex arbitro Salvatore Racalbuto, e per Sandro Mencucci, dirigente viola, e Mariano Fabiani, ex ds del Messina.
Anche la sentenza di appello, dunque, ha riconosciuto la validità dell’impianto accusatorio che dalla lettura del dispositivo appare perfino rafforzato. La riduzione di alcune pene rispetto al primo grado (come per Moggi, condannato nel 2011 a 5 anni e 4 mesi) si spiega con la prescrizione delle frodi sportive. Con la sentenza di oggi, la sesta sezione penale della Corte di Appello di Napoli, presieduta da Silvana Gentile, ha riconosciuto l’esistenza di una associazione per delinquere che condizionava gli esiti dei campionati. In particolare i giudici hanno aggravato il ruolo di Pairetto e Mazzini ritenendoli promotori del sodalizio alla pari di Moggi. Quello emesso in serata è il quarto verdetto della giustizia ordinaria (in precedenza c’erano stati i giudizi abbreviati di primo e secondo grado e la sentenza della quinta sezione del tribunale) che accoglie le argomentazioni alla base dell’inchiesta.
La Corte, infine, ha dichiarato inammissibile l’appello proposto dal Lecce e dal Brescia Calcio, quest’ultimo limitatamente al responsabile civile Juventus accogliendo la richiesta formulata dall’avvocato Giuseppe Vitiello. Inammissibile anche l’appello proposto dalla curatela della società Vittoria 2000.
Oltre a Moggi, che non era in aula al momento della lettura del verdetto e che è stato condannato per associazione a delinquere (le frodi sportive sono andate prescritte nel frattempo), sono stati riconosciuti colpevoli anche nel giudizio di secondo grado l’ex designatore arbitrale Pierluigi Pairetto (pena di 2 anni), l’ex vicepresidente della Figc Innocenzo Mazzini (2 anni), gli ex arbitri Massimo De Santis (1 anno), Paolo Bertini e Antonio Dattilo (10 mesi). Dichiarata nulla, invece, per un vizio di forma, la sentenza di primo grado emessa nei confronti dell’ex designatore arbitrale Paolo Bergamo: per lui tutto da rifare e atti trasmessi al pubblico ministero.
Oltre alle condanne il verdetto di appello ha disposto una serie di dichiarazioni di intervenuta prescrizione delle singole frodi sportive. In particolare per il patron della Fiorentina Diego Della Valle e suo fratello Andrea, per il presidente della Lazio Claudio Lotito, per l’ex dirigente del Milan Leonardo Meani, per il patron della Reggina Lillo Foti, per gli ex guardalinee Claudio Puglisi e Stefano Titomanlio e per il loro designatore Gennaro Mazzei, per l’ex arbitro Salvatore Racalbuto, e per Sandro Mencucci, dirigente viola, e Mariano Fabiani, ex ds del Messina.
Anche la sentenza di appello, dunque, ha riconosciuto la validità dell’impianto accusatorio che dalla lettura del dispositivo appare perfino rafforzato. La riduzione di alcune pene rispetto al primo grado (come per Moggi, condannato nel 2011 a 5 anni e 4 mesi) si spiega con la prescrizione delle frodi sportive. Con la sentenza di oggi, la sesta sezione penale della Corte di Appello di Napoli, presieduta da Silvana Gentile, ha riconosciuto l’esistenza di una associazione per delinquere che condizionava gli esiti dei campionati. In particolare i giudici hanno aggravato il ruolo di Pairetto e Mazzini ritenendoli promotori del sodalizio alla pari di Moggi. Quello emesso in serata è il quarto verdetto della giustizia ordinaria (in precedenza c’erano stati i giudizi abbreviati di primo e secondo grado e la sentenza della quinta sezione del tribunale) che accoglie le argomentazioni alla base dell’inchiesta.
La Corte, infine, ha dichiarato inammissibile l’appello proposto dal Lecce e dal Brescia Calcio, quest’ultimo limitatamente al responsabile civile Juventus accogliendo la richiesta formulata dall’avvocato Giuseppe Vitiello. Inammissibile anche l’appello proposto dalla curatela della società Vittoria 2000.
Nessun commento:
Posta un commento