martedì 14 gennaio 2014

LA CORTE COSTITUZIONALE LO SPIEGA BENE : NON SACRIFICABILE LA RAPPRESENTATIVITA' DEL VOTO. GLI ORFANI DEL PORCELLUM HANNO CAPITO BENE ?



Tutti in attesa spasmodica delle motivazioni della sentenza della Consulta che aveva dichiarato l'illegittimità costituzionale del Porcellum , creando inaspettatamente più orfani dell'uragano Katrin. Personalmente sarei rimasto sorpreso di leggere cose diverse da quelle che da tempo si leggevano ancora prima che i giudici della Carta fossero specificamente chiamati a pronunciarsi in merito . Insomma che il premio di maggioranza senza limiti di soglia fosse in grande sospetto di illegittimità era stato detto e ridetto, sia pure a latere di altri pronunciamenti. Perché Alimonte e Renzi, ma mica solo loro,  si sono stracciati le vesti quando, coerentemente, la Consulta lo ha ribadito in via ufficiale e definitiva ?
Il motivo di questa decisione era ed è abbastanza evidente e ragionevole : il principio di uguaglianza vuole che ogni vota conti per uno, e pertanto ci deve essere una corrispondenza ragonevolmente fedele tra voti ed eletti. Quando tu, a prescindere dai voti presi, regali la maggioranza assoluta ad una parte che vince ma non in misura adeguata, ecco che quel principio salta. 
Certo, la governabilità è un valore  importante quanto , o quasi,   la rappresentatività, e quindi puoi anche immaginare un sistema che favorisca questo aspetto, ma salvaguardando entrambi i valori in campo.
Il porcellum sviliva il principio rappresentativo. Chiaramente ai leader di Partito in odore di vittoria invece quel sistema piaceva tanto, che uno anche con meno del 30% dei voti si portava via tutto il cucuzzaro. E' successo a Prodi nel 2006 e a Bersani nel 2013 : con 23.000 e 100.000 voti di maggioranza (su 40 milioni di elettori) hanno ottenuto il 55% dei seggi alla Camera. Una mostruosità che infatti la Corte ha bocciato.
Adesso che questa cosa è sancita in una sentenza, gli alchimisti di sistemi elettorali dovranno tenerne conto, e infatti si legge di premi al vincitore non superiori al 15% (sempre altino, magari il 10 sarebbe più corretto ma accettiamolo), oppure un premio di maggioranza che scatta solo se si raggiunge almeno il 40% dei consensi.
Anche sulle preferenze la Corte si è espressa, ricordando che sono gli elettori ad avere dignità costituzionale primaria e non certo i partiti, con annesse segreterie. Per cui si deve lasciare la possibilità al cittadino che vota di esprimere almeno una preferenza.
Tutto chiaro no ? Mica tanto, che poi i politici se la cantano e se la suonano sempre. La lesione della rappresentatività del Porcellum è stato l'elemento del vulnus costituzionale eppure, intervistato, l'ineffabile Luciano Violante che ti ritira fuori ? Il mantra della governabilità ! E quindi la sponsorizzazione del sistema che prevede il secondo turno di ballottaggio per garantire un vincitore che sia poi in grado di governare. Insomma, il "sindaco d'Italia" ma senza sindaco ! Che il voto andrebbe alla coalizione vincente e non al leader (questo almeno nella forma, ma si tratta di problema che Berlusconi aveva giù superato, e gli altri lo hanno seguito, con il nome personale sulla lista) ma soprattutto con i poteri del premier che restano inferiori a quelli del primo cittadino dei comuni. Insomma, la solita solfa della sinistra : sì al doppio turno, che ritengono li favorisca, no al presidenzialismo o premierato... Al di là di questo, come la mettiamo col 60% dei seggi assegnati al vincitore al ballottaggio ?? Con gli altri partiti a dividersi il 40% restante ? Non si ripropone un premio monstre rispetto all'effettivo consenso ? Vinci col 50% dei voti e ti prendi quello, o il 55, al massimo. Perché addirittura il 60 ? La Consulta che ha parlato a fare ?
Violante contesta il metodo spagnolo e il mattarellum, alternativi alla sua proposta, perché oggi abbiamo tre partiti maggiori e quindi si correrebbe il rischio, con quei sistemi, di un'elezione senza vincitore assoluto.
Sono stanco di spiegare a coloro che la pensano come questi signori che questa è semplicemente la democrazia. In Germania è accaduto, e non si sono suicidati, in Gran Bretagna anche, che per la prima volta è stato necessaria una coalizione tra il primo partito e il terzo, i liberali. In Spagna Rajoi governa con l'appoggio fondamentale dei partiti autonomi. Insomma, sta cosa tutta italiana di creare un sistema dove PER FORZA alla fine esca un unico vincitore anche se questo NON ha un forte consenso elettorale, non mi piace.
Oggi c'è un sistema tripolare, e allora ? Dobbiamo fare una legge elettorale alla carta, quella del ristorante non quella costituzionale ? Una legge dovrebbe essere congegnata con un respiro più ampio della contingenza del momento, che non è che ogni volta ci dobbiamo porre il problema di come mutarla.
Da ultimo, la Corte avrebbe anche spiegato che non va nemmeno bene il doppio sistema previsto dal Porcellum, col premio di maggioranza attribuito per la Camera  su base nazionale e  al Senato  su quella regionale. Perfetto, va benissimo, ricordiamo però con l'occasione che chi volle questo sdoppiamento non fu il promotore della legge ai tempi, il famigerato Calderoli, ma CIAMPI, presidente emerito della Repubblica, che sostenne dubbi di legittimità costituzionale di un sistema unificato dal momento che il voto per la Camera Alta veniva appunto espresso regionalmente e quindi così doveva essere anche per il premio. Il risultato fu che sia nel 2006 che nel 2013 al Senato non si sia realizzata la maggioranza granitica formatasi invece alla Camera.
Per tantissimi uomini politici e i loro alchimisti sodali, in realtà SOLO questa era la cosa da cambiare del Porcellum, che per il resto sia il premio senza soglia che il blocco delle liste ai partiti maggiori andava BENISSIMO.
E invece il Porcellum glielo hanno ammazzato. E loro lo piangono, nemmeno troppo di nascosto, senza vergogna. 
Una prece

Bello l'articolo di Ainis, titolato opportunamente :

Schiaffo ai partiti



Le carte, a questo punto, stanno tutte lì sul tavolo. Adesso tocca ai giocatori, dunque alla politica. Perché la Consulta ha messo nero su bianco le sue motivazioni, e senza risparmiare sull’inchiostro: 26 pagine. Una sentenza che ne richiama altre cento (perfino del Tribunale costituzionale tedesco), che insomma cerca d’appoggiarsi ai precedenti, pur essendo una decisione senza precedenti. Ma in ultimo la costruzione è persuasiva: non c’è più il Porcellum, pace all’anima sua. Non c’è però alcun vuoto normativo, giacché residua un sistema elettorale pronto all’uso. E tale sistema è finalmente in armonia con la Costituzione, benché il Parlamento possa modificarlo anche domani.
Quale? Un proporzionale con voto di preferenza. Questa sentenza è infatti un coltello con due lame: la prima recide il ramo da cui pendeva il premio di maggioranza senza soglia; la seconda intaglia il ramo delle liste bloccate, scolpendovi lo spazio per esprimere un voto, almeno uno. Sicché gli elettori recuperano la voce, però diventa afona la voce dei partiti. D’altronde, fin qui, avevano urlato pure troppo. C’è un passaggio, al punto 5 della motivazione, dove questi ultimi vengono apostrofati senza troppi giri di parole: «I partiti non possono sostituirsi al corpo elettorale», non possono espropriarne il voto attraverso lenzuolate di cognomi su cui è vietato apporre una crocetta, e infine sono gli elettori - non i partiti - a rivestire «attribuzioni costituzionali».
Una sonora bocciatura del passato, ma anche una lezione per il futuro. Significa che gli elettori vanno rispettati, perché la sovranità appartiene al popolo, non alle segreterie politiche.
 E significa, al contempo, che le esigenze della governabilità non devono andare a scapito della rappresentatività del Parlamento.  
Ne tengano conto, gli architetti del prossimo sistema.  
Poi, certo, il filo che collega il popolo votante al popolo votato si può annodare in varia guisa. Anche con le liste bloccate «corte», tipiche del modello spagnolo, sulle quali la Consulta accende il verde del semaforo. O con un maggioritario, che tuttavia non forzi oltre misura il principio dell’eguaglianza del voto, evocato a più riprese in questa decisione.
La correzione, dunque, tocca al Parlamento. E il Parlamento non ha affatto perso la sua legittimazione, come si disse a vanvera dopo la stroncatura del Porcellum . Anche su questo punto la sentenza usa parole chiare: c’è un principio di continuità degli organi costituzionali, sicché restano validi gli atti già compiuti, saranno validi quelli successivi. A cominciare, per l’appunto, dalla nuova legge elettorale. Sempre che il Parlamento sappia scriverla, sempre che non rimanga ostaggio dei veti incrociati. Perché allora sì, perderebbe ogni legittimazione.

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