domenica 26 gennaio 2014

PAGNONCELLI SOSTITUISCE MANNHEIMER SUL CORRIERE DELLA SERA ED ESORDISCE CON UN SONDAGGIO SULLA LEGGE ELETTORALE


Tirava quest'aria , dall'insorgere dei problemi fiscali di Renato Mannheimer...prima costantemente sulle pagine del Corriere come esperto di sondaggi. Da un po' le sue presenze si erano assolutamente diradate ed ecco che oggi arriva il cambio, con Nando Pagnoncelli, che a me non sta antipatico, anzi, ma che ammette poco i suoi errori, e ne ha fatti parecchi in questi anni, che le toppe più grandi sono state le sue in sede di exit poll (obiettivamente più difficili da gestire..ma allora NON fateli !! ).
Nel Post che segue, si nota il ritorno di una contraddizione non infrequente tra TITOLO e ARTICOLO .
Nel primo trovate che la maggioranza degli italiani vorrebbe la concentrazione del voto su due grandi partiti...poi però nel corpo del pezzo si ricorda, giustamente, che questa maggioranza NON SOLO è costituita per la quasi totalità degli elettori di PD e Forza Italia ( che anche il M5S si smarca), ma soprattutto che questi due partiti rappresentano INSIEME nemmeno il 40% dell'elettorato avente diritto !
Nel finale PAgnoncelli fa capire chiaramente che a lui alla fine l'Italicum piace e siccome così è si lancia in una del tutto parziale previsione sulla delusione degli italiani se questa riforma dovesse alla fine naufragare.
Sono pronto a scommettere, senza sondaggi alla mano, con PAgnoncelli o chi per lui che la proposta di legge, così come è, NON verrà approvata, che almeno sulle soglie di sbarramento i partiti maggiori dovranno cedere, visto che alla fine ANCHE LORO ( che in fondo sono un po' piccoli, ancorché più grandi dei cespugliosi alleati ) avranno bisogno di coalizzarsi, e quindi qualcosa dovranno concedere. 
Ho letto stamane anche l'intervento di Sartori, che rivendicando i nomi dei due precedenti sistemi (Mattarellum e Porcellum), vuole battezzare anche il terzo, che Italicum non va bene - "sa di treno" ha malignamente ricordato...- e lui propone "bastardellum", che denota una adesione meno favorevole di quella di Pagnoncelli.
Siccome quest'ultimo fa il sondaggista e il primo  è un professore universitario considerato esperto proprio di sistemi elettorali, forse c'è da riflettere con più attenzione sulle considerazioni di Sartori che scrive, tra l'altro, :  a me sembra scorretto, scorrettissimo, trasformare con un premio una minoranza in una maggioranza (il che avviene anche nei sistemi maggioritari, ma perché questa è la natura del maggioritario, non un regalo che Renzi e Berlusconi fanno a se stessi). E la domanda è: il doppio turno di coalizione con ballottaggio cosa ci sta a fare in questo contesto? È una ulteriore elezione per fare o ottenere che cosa? Il premio di maggioranza attribuito a una coalizione di minoranza (addirittura del 35%) è secondo me molto discutibile. 
Difficile dargli torto.  Sartori ne ha anche peraltro per i partiti piccoli, ricordando come :
"Si capisce che i partitini protestano a squarciagola: era comodo (vedi Mastella) diventare ministro della Giustizia essendo in tutto in tre. Ma la salute della politica esige che s p a r i s c a n o , e quando non ci sono più il dramma finisce ".  Un po' brutale, in questi termini, però riandando a certi ricatti passati, anche qui torto è difficile darglielo. 
Sulle preferenze infine, Sartori e Pagnoncelli sono d'accordo, ricordando entrambi  come il problema fosse stato affrontato in due referendum nazionali degli anni  '90,  che le avevano  abrogate. Se la loro assenza è stata ora considerata incostituzionale, perchè ai tempi il referendum fu ammesso ?
Io non so dare una risposta. Personalmente, mi piacerebbe votare, tra i candidati scelti dal partito la persona che ritengo migliore o meno peggio, ancorché consapevole di quanto questo strumento sia stato sempre manipolato da faccendieri della politica quando non dai criminali delle mafie. 
Però nelle elezioni locali le preferenze sono rimaste e quei sistemi di voto si sono rivelati non malvagi, ancorché imperfetti ( ma nessuna legge elettorale è perfetta : questo l'ho capito bene).
Ecco comunque di seguito l'esordio di Pagnoncelli sul Corriere della Sera  


  "Gli Italiani Approvano la Legge Elettorale. La Maggioranza Vuole due Grandi Partiti"


La legge elettorale da sempre è una materia ostica per gli elettori che faticano a comprendere le implicazioni derivanti dai singoli modelli proposti e dalle loro varianti. Ed è una materia che suscita un elevato scetticismo, soprattutto in un periodo caratterizzato da disaffezione nei confronti della politica e da elevata sfiducia nei confronti dei partiti. Basti pensare al voto delle Politiche del 2008 quando gli elettori vollero dare un inequivocabile segnale a favore della «semplificazione» del quadro politico eleggendo in Parlamento solamente cinque partiti e ritrovandosi, a fine legislatura, con un ben più elevato numero di gruppi parlamentari. Nonostante ciò l’opinione pubblica in larga misura (45%) giudica importante la discussione sulla nuova legge elettorale, anche se nel Paese vi sono altri problemi altrettanto urgenti, e il 28% la ritiene addirittura fondamentale.
Le valutazioni in proposito appaiono tuttavia talora confuse quando non ambivalenti e contraddittorie. Ad esempio: se gli elettori potessero scegliere la legge elettorale, la maggioranza (52%) preferirebbe un sistema con due soli grandi partiti, il 22% due grandi coalizioni e il 19% un sistema proporzionale. Diverso il dato se si analizza l’elettorato delle singole forze politiche: i sostenitori di Partito democratico (86,7%) e Forza Italia (82,1%) sono per una soluzione che prediliga due soli grandi partiti o coalizioni, gli attivisti Cinque Stelle invece sono divisi (il 43,6% sceglie il proporzionale, il 50,6% invece è favorevole alle altre due opzioni). Nel contempo, però, il 41% ritiene fondamentale o quanto meno importante che la nuova legge consenta una buona rappresentanza ai partiti minori. D’altra parte dobbiamo considerare che Pd e Forza Italia, cioè i due principali partiti secondo i sondaggi più recenti, oggi sarebbero nell’insieme accreditati del 55,9% dei voti validamente espressi, ma rappresenterebbero meno della metà degli elettori (38%), con la conseguenza che la parte maggioritaria dei cittadini guarda ad altri partiti o non voterebbe.
La domanda di semplificazione e governabilità coesiste con quella di rappresentanza, il modello «ideale» (meno partiti, maggiore efficienza) convive con l’esigenza di far sentire la propria voce. Insomma, la botte piena e la moglie ubriaca. Com’era prevedibile, l’Italicum divide le opinioni degli elettori, sia nel processo che lo ha generato, sia nei contenuti: il 50% giudica positivamente che inizialmente si siano accordati i due partiti maggiori, nonostante Pd e Forza Italia siano l’uno al governo e l’altro all’opposizione, ma il 42% ritiene che l’accordo avrebbe dovuto essere trovato in primis tra le forze che sostengono il governo e solo successivamente esteso alla minoranza. Se si entra nel dettaglio, la scelta di Renzi di accordarsi con Berlusconi risulta apprezzata in modo particolare dagli elettori azzurri (75,2%) e democratici (54,4%, per il no il 39,4%). Contrari, invece, gli alfaniani (56,3%) e i sostenitori di Grillo (70,6%). Anche riguardo alle preferenze e listino bloccato le opinioni sono altrettanto divise: il 36% giudica le preferenze indispensabili, il 33% pur giudicandole importanti ritiene un compromesso accettabile la proposta del listino bloccato nelle singole piccole circoscrizioni, assegnando in tal modo agli elettori la possibilità di scegliere sulla base di un elenco decisamente ridotto rispetto a quello previsto dal Porcellum e il 24% condivide la proposta senza esitazione.
Sono lontani i tempi e le argomentazioni che avevano infiammato gli animi in occasione del referendum abrogativo delle preferenze che nel giugno del 1991 vide una larga partecipazione (62,5% degli elettori) e un risultato inequivocabile: il 95,6% si espresse a favore dell’abrogazione delle preferenze. Il pendolo si è spostato: allora le preferenze vennero giudicate la principale causa di tutti le nefandezze della politica, oggi gli elettori vorrebbero poter scegliere. A giudicare dai recenti scandali regionali, da Franco «Batman» Fiorito in poi, verrebbe da chiedersi se il diritto di scelta attraverso le preferenze che i cittadini reclamano sia accompagnato dal dovere di informarsi sulle competenze, le motivazioni e la dirittura morale dei candidati.
Nel complesso la nuova proposta di legge viene giudicata positivamente dal 60% degli intervistati (di questi, 19% ne dà un giudizio molto positivo) mentre poco più di un terzo si esprime negativamente. È una valutazione piuttosto trasversale, con poche differenziazioni: la prima riguarda l’orientamento di voto, con gli elettori Pd entusiasti (tre quarti ne dà un giudizio positivo) e al contrario gli elettori del Movimento 5 Stelle fortemente critici (solo il 36% la assolve). Qualche altra differenza apprezzabile per professioni: i disoccupati (che hanno altro a cui pensare) bocciano la legge e fortemente critici sono i lavoratori autonomi, anch’essi alle prese con la crisi, mentre i picchi di approvazione vengono dai ceti superiori e dagli studenti. La nuova legge elettorale assume un significato altamente simbolico non solo per il neosegretario del Pd che, al suo esordio nello scenario politico nazionale, può accreditare l’immagine del leader concreto e di successo ma anche per l’opinione pubblica. Se il tentativo andasse a vuoto nonostante le elevate aspettative degli elettori, corroborate anche dai reiterati appelli del presidente Napolitano alle forze politiche, si alimenterebbe ulteriormente il clima di sfiducia. Indipendentemente dai contenuti della possibile nuova legge elettorale e nonostante il disagio nel districarsi nelle materie costituzionali gli elettori sembrano considerare l’Italicum come un segnale di cambiamento e vogliono ancora sperare in un tratto che caratterizza il nostro Paese: la resilienza, la capacità di superare le avversità .

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