sabato 1 marzo 2014

E' SEMPRE UN DIRITTO AVERE UN FIGLIO ? E COMPRARLO ?


Ogni volta che si parla di temi sensibili riguardanti fecondazione assistita, (eu)genetica, diritti ad avere figli e se e quali limiti porre ad essi, io confesso la mia inadeguatezza. Ne ho letto, facendomi un'idea guidato da quella che è la mia bussola personale : la maggior libertà individuale possibile, da conciliare, e quindi a volta pure da limitare, in ragione della libertà altrui. Tra questi "altri" vanno considerati anche soggetti che non hanno potere decisionale quali sono nenonati e minori di piccola età. 
Da avvocato, non mi piace la giurisprudenza "creativa" e/o "suppletiva", quando i giudici disattendono una legge forzandone l'interpretazione oppure ritengono di riempire con le loro sentenze  un vuoto normativo. NON è il loro compito, NON possono sostituirsi al legislatore. Il motivo è molto semplice. I cittadini il legislatore lo ELEGGONO, e se non gradiscono le leggi che fa, possono non rivotarlo. I giudici NO, Vincono un concorso e poi restano lì a vita a meno che non ammazzino qualcuno. 
Ciò posto, guardo con sfavore le sentenze che hanno questa valenza e quella del Tribunale di Milano dell'altro ieri, dove veniva assolta una coppia che aveva affittato un utero all'estero (in Ucraina) ed era stata accusata di falso anagrafico. Posso sbagliare ma la sensazione è che i giudici, contrari al divieto di legge italiano a questa pratica, cerchino di aggirarlo, affermando un sostanziale "diritto ad avere dei figli". Un condono, lo ha chiamato opportunamente Isabella Bossi Fedigrotti.
E' veramente così ? Esiste un Diritto di avere dei figli ? Comunque ? Senza regole e senza limiti ? Evidentemente no, che per esempio sono (ancora) comunemene accettati i divieti relativi a unioni tra consanguinei, per dire, e con un prevalente sfavore sono guardate genitorialità scelte solo in tardà età, con un nenonato che si ritrovi i genitori nonni, per non parlare della disciplina, addirittura draconiana, delle adozioni.  Queste ultime sono TROPPO severe, tanto è vero che molti preferiscono le più dispendiose internazionali, e certi questionari, esami e test psicologici non sarebbero superabili dalla maggioranza dei genitori naturali. Però tra eccessi bisognerà pur trovare sensate vie di mezzo.
Mentre facevo queste riflessioni, è arrivato il commento della citata Isabella Bossi Fedigrotti , una scrittrice, apprezzata per la sensibilità dimostrata nell'affrontare i temi delicati dell'esistenza. 
Lo leggerei con attenzione



UTERO IN AFFITTO

Diventare genitori con una sentenza

 
Esiste il diritto ad avere figli? È la domanda di fondo che siamo costretti a porci dopo che il tribunale di Milano ha assolto, con questa motivazione, una coppia italiana che si è procurata un neonato in Ucraina tramite il metodo dell’utero in affitto, pratica legale in quel Paese, non però nel nostro. Non è la prima sentenza del genere ed è facile prevedere che ne verranno altre ancora, più o meno uguali, per il semplice motivo che, a cose fatte, una condanna danneggerebbe gravemente in primo luogo il bambino. I genitori, per così dire, «adottivi» sarebbero, infatti, costretti a restituirlo, con la conseguenza che il povero piccolo finirebbe con tutta probabilità sballottato tra una madre naturale riluttante a riprenderselo e un istituto per l’infanzia abbandonata.
Una sentenza, per così dire, umanitaria, somigliante in qualche modo a un condono, è, dunque, quella di Milano, e in questo senso la si può comprendere: lascia, invece, nella perplessità quando cita il diritto ad avere un figlio. La legge prevede un bel numero di diritti, quella americana addirittura un utopistico diritto alla felicità, un po’ come, di questi tempi, appare utopistico il diritto al lavoro sancito dalla nostra Costituzione. Ma un figlio spetta a chiunque in tutti i casi, maschi e femmine, giovani e anziani, single oppure in coppia, indipendentemente dal metodo usato per procurarselo? Comprandolo, per esempio, da qualche madre povera, facendosi inseminare a qualsiasi età, o, come in questo caso, con il sistema dell’utero in affitto, che non si differenza poi molto dal nudo e crudo acquisto?
Trentamila euro sono stati versati alla madre surrogata ucraina, ma in India ne sarebbero bastati diecimila e ventottomila in Cina, mentre in Guatemala se ne sarebbero dovuti sborsare sessantamila e ottantamila negli Stati Uniti: ovvio che un bimbo nato in America e quindi, con passaporto americano, costi di più. Sono questi i prezzi di mercato e pare difficile sostenere che non si tratti di un procedimento assai somigliante a un commercio riservato a compratori ricchi.
Poi c’è la questione della scelta della donna giusta cui affidare il delicato compito: su catalogo? Via internet? O dal vivo? Dovrà essere povera, ovviamente, ma giovane e sana, possibilmente anche bella o almeno fatta bene, non fumatrice, non bevitrice, di buon carattere. Serviranno certificati medici e magari anche un’occhiata ai famigliari: prima di investire nell’affare necessitano certezze, è naturale. E durante la gravidanza ci vorranno controlli, esami, verifiche, buon cibo e ambiente igienico affinché la vicenda vada a buon fine; salvo poi — così si immagina — una volta consegnato il bimbo, saldare la puerpera e dimenticarla al più presto.
All’estero, in molti Paesi, tutto questo è routine perfettamente legale, se non addirittura, nelle zone più povere del mondo, una vera e propria industria: da noi non ancora, e si è fortemente tentati di aggiungere «per fortuna».
Potrebbe — come molti sostengono — essere l’adozione una risposta, a questo ipotetico «diritto ad avere un figlio»? Potrebbe, sì, però — conviene riconoscerlo — soltanto in parte. Attese lunghissime, accertamenti di ogni tipo, esami su esami, ripetute indagini psicologiche, cui si aggiungono, com’è successo di recente, vere e proprie truffe o, anche, divieto di espatrio dei bambini già assegnati da parte dei Paesi di provenienza, la rendono, infatti, un percorso particolarmente arduo che soltanto i più forti e ostinati riescono a portare a termine. In più, paradossalmente, la possibilità concessa ora ai figli adottati di risalire ai loro genitori naturali, spesso sembra contribuire a una destabilizzazione del rapporto con quelli adottivi. Assai meno virtuoso ma purtroppo anche molto più facile commissionare un bambino a qualche sana ragazza ucraina in pesanti ristrettezze economiche.

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