Non fatevi ingannare dal titolo dell'articolo di sotto postato e ripreso da La Stampa. Non c'è ancora il divorzio abbreviato che in tanti attendono. Credo che stavolta arriverà, portando i tempi di attesa dopo la separazione da tre anni ad uno o anche sei mesi, laddove non ci sono figli. Ma per il momento sono ancora rumors.
No, per divorzio veloce s'intende che le separazioni consensuali, per esempio, laddove non ci sono minori - in questo caso si deve comunque passare per il vaglio dell'autorità giudiziaria che controllerà che non facciate cose malandrine contro i vostri figli - possano essere formalizzate nello studio degli avvocati e avranno perfettamente valore legale e anche esecutivo. Esattamente come nel caso del verbale oggi omologato dal Tribunale, al quale basta far apporre la formula esecutiva.
Figo no ? Veloce e con minori costi. E questo sistema potrebbe essere adottato anche in altre fattispecie, ancora però non esattamente individuate. E già perché le lenzuolate hanno questo di brutto : al momento sono idee, più o meno concrete, che il bravo ministro Orlando prospetta, e che aprono il cuore a molti colleghi, che sperano in un rilancio della professione, mentre i tribunali potrebbero essere effettivamente beneficiare di una iniziale deflazione, che la mediazione è ancora lontana dal produrre.
Non c'è che da attendere...con l'accortezza di non trattenere il respiro.
Divorzio più veloce senza giudice
In arrivo la riforma della giustizia civile
La “procedura di negoziazione assistita” consentirebbe di risolvere
le controversie dei coniugi senza passare dal giudice. Orlando:“sì
regole snelle”
ANSA
Il ministro della Giustizia Andrea Orlando
roma
Divorziare rapidamente e con meno spesa, senza dover
passare dal tribunale, ma semplicemente per uno studio di avvocati: è in
arrivo una riforma nel campo della giustizia civile che potrebbe
interessare milioni di italiani. Il governo Renzi è infatti pronto ad
accogliere una proposta che viene dal mondo degli avvocati, introducendo
nuove procedure alternative alla via ordinaria del processo civile. Una
prima applicazione della riforma potrebbe applicarsi alle separazione e
ai divorzi, quando consensuali, e senza figli minori di mezzo. Le
applicazioni concrete, però, potrebbero essere moltissime.
I tecnici la chiamano “procedura di negoziazione assistita”. In Francia è stata sperimentata da tempo e con risultati egregi. In pratica, anziché davanti al giudice, le parti definirebbero le controversie da sé, ovviamente assistiti dai propri avvocati. «Sarebbe una procedura cogestita dagli avvocati delle parti e volta, con il loro apporto professionale, al raggiungimento di un accordo conciliativo», ha spiegato al Senato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando.
Indubbi i vantaggi, dal punto di vista del governo: si crea un canale alternativo al processo civile, alleggerendo il carico dei tribunali; allo stesso tempo si dà spazio alla categoria degli avvocati, che non a caso vivono una luna di miele con questo Esecutivo. Basti riportare il commento del Consiglio nazionale forense: non soltanto «esprime condivisione riguardo al percorso di riforma della giustizia», ma si spinge a riconoscere che il disegno di Andrea Orlando «pare assumere i contorni di un progetto integrato che non trascura gli aspetti delle risorse umane e finanziarie, e coinvolge, correttamente con uguale dignità, gli attori della giurisdizione, Avvocatura e Magistratura».
Se questa riforma andrà in porto, comunque, anche il cittadino ne avrebbe da guadagnare: da un lato eviterebbe le lunghezze e anche le eventuali sorprese di un giudizio, dall’altro la procedura di negoziazione consentirebbe la rapida formazione di un titolo esecutivo. E le imprese, ad esempio, sanno bene quanto è importante avere presto un titolo esecutivo in mano.
In complesso, sempre restando alla giustizia civile, il ministro della Giustizia pensa a nuove “regole snelle” con le quali il giudice «possa pervenire a una decisione in tempi celeri con la soppressione di tempi morti e passaggi inutili», nonché ad istituire «sezioni specializzate per affrontare al meglio materie specialistiche». Il ministero pensa di irrobustire il neonato tribunale delle imprese (nato ai tempi del governo Monti) e di istituire il tribunale della famiglia e della persona per la tutela dei diritti fondamentali.
I tecnici la chiamano “procedura di negoziazione assistita”. In Francia è stata sperimentata da tempo e con risultati egregi. In pratica, anziché davanti al giudice, le parti definirebbero le controversie da sé, ovviamente assistiti dai propri avvocati. «Sarebbe una procedura cogestita dagli avvocati delle parti e volta, con il loro apporto professionale, al raggiungimento di un accordo conciliativo», ha spiegato al Senato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando.
Indubbi i vantaggi, dal punto di vista del governo: si crea un canale alternativo al processo civile, alleggerendo il carico dei tribunali; allo stesso tempo si dà spazio alla categoria degli avvocati, che non a caso vivono una luna di miele con questo Esecutivo. Basti riportare il commento del Consiglio nazionale forense: non soltanto «esprime condivisione riguardo al percorso di riforma della giustizia», ma si spinge a riconoscere che il disegno di Andrea Orlando «pare assumere i contorni di un progetto integrato che non trascura gli aspetti delle risorse umane e finanziarie, e coinvolge, correttamente con uguale dignità, gli attori della giurisdizione, Avvocatura e Magistratura».
Se questa riforma andrà in porto, comunque, anche il cittadino ne avrebbe da guadagnare: da un lato eviterebbe le lunghezze e anche le eventuali sorprese di un giudizio, dall’altro la procedura di negoziazione consentirebbe la rapida formazione di un titolo esecutivo. E le imprese, ad esempio, sanno bene quanto è importante avere presto un titolo esecutivo in mano.
In complesso, sempre restando alla giustizia civile, il ministro della Giustizia pensa a nuove “regole snelle” con le quali il giudice «possa pervenire a una decisione in tempi celeri con la soppressione di tempi morti e passaggi inutili», nonché ad istituire «sezioni specializzate per affrontare al meglio materie specialistiche». Il ministero pensa di irrobustire il neonato tribunale delle imprese (nato ai tempi del governo Monti) e di istituire il tribunale della famiglia e della persona per la tutela dei diritti fondamentali.
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