venerdì 25 aprile 2014

IERI DA VESPA : IL CAVALIERE INVECCHIATO E RISPETTATO



Il Leone è invecchiato, e del resto a 77 anni l'età è quella. Ieri da Vespa il Cavaliere è apparso appesantito, poco incline all'ironia, viceversa retorico e ripetitivo in alcuni concetti ormai arcinoti.
Eppure, solo un anno fa, ben altra era stata la figura del Cavaliere ospite della trasmissione di Santoro, dove tenne banco al punto da suscitare l'ira dei talebani anti, furiosi col teletribuno accusato di intelligenza col nemico solo per qualche punto (molti in realtà) di share in più.
Possibile che l'orologio biologico si sia messo a correre tutto insieme ? Accade, ma più probabile è che l'uomo sia stato segnato dagli avvenimenti del 2013. Iniziato benissimo, con il "pareggio" alle elezioni politiche, la sconfitta di Bersani, la grande coalizione, l' anno ha visto susseguirsi i ko forti delle condanne penali, tra cui quella definitiva per evasione fiscale, e la decadenza dal Senato. Oggi, la mortificazione dell'affidamento ai servizi sociali, con il nemico che si permette anche di essere generoso, evitandogli il carcere (sarebbe stato il colmo) e anche  gli arresti domiciliari.
Sì, credo che sulle spalle del vecchio combattente pesino più questi ultimi dodici mesi che le molte decadi che pure gravano su di esse. 
Eppure l'arrivo del Cavaliere a via Teulada suscita ancora curiosità agitazione e anche rispetto, tanto da provocare la reazione biliosa di Don Mazzi, infastidito assai da questo modo di ricevere un "condannato".
Sono ben contento di questo mal di fegato, che auguro a Don Mazzi essere persistente . Francamente   che pure un uomo di Chiesa si arruoli tra i livorosi ossessionati anti cav mi pare troppo. 
Leggendo Galli della Loggia ieri e Orsina oggi, i cui editoriali sono incentrati sul fallimento berlusconiano e del centrodestra, mi limito a ripetere ciò che in altre occasioni ho già scritto. Berlusconi non ha evidentemente mantenuto le promesse di una rivoluzione liberale, e nemmeno della creazione di un partito di massa ispirato alle idee di Croce ed Einaudi (per citare due grandi italiani): Non credo che francamente fosse possibile. Resta che dell'Italia con meno Stato, meno Burocrazia e meno Tasse, si è visto nulla. E' un fatto. Altrettanto è un fatto che se abbiamo un debito pubblico mostruoso, e non c'è verso di diminuire la spesa pubblica, di modernizzare l'Italia contro la resistenza conservativa di corporazioni arroccate, tra cui le più retrive e forti sono quelle dei sindacati e dei magistrati, non si può imputare solo al Cavaliere, che in fondo di questi 20 anni ne ha governati meno della metà, dividendo Palazzo Chigi con la sinistra, e partecipando insieme all'ammucchiata del governo montiano.
Dire che Berlusconi non ha salvato l'Italia è dire il vero. Affermare che è quello che l'ha affossata è falso. 


P.S.
Non credo di essere un intollerante. Però se qualcuno cerca rogna, con me LA TROVA. Non serve essere berlusconiani per litigare con i talebani ossessionati da Silvio Berlusconi.






La levità smarrita tra applausi e fard
 
«Scherza?», si scandalizza uno
della scorta. «Il Presidente Berlusconi arriverà già truccato». «Contento lui...», sospira la truccatrice della Rai. Poi chiude la scatoletta del fard, spegne la luce dello specchio e va a mettersi alla finestra. 

Lo aspettano affacciati, certi sui balconi, e altri impiegati sono scesi nel cortile. I fotografi e i cameraman dietro alle transenne. Fuori, su via Teulada, giovani di Forza Italia sventolano eccitati due bandiere tricolore.
«In tanti anni, mai nessuno è stato accolto così» dice Lilli Fabiani, storica responsabile comunicazione di «Porta a porta».
Il corridoio è deserto. Luci al neon.
Da dietro l’angolo sbuca don Mazzi (è uscito dagli studi de La vita in diretta ): «Gli fanno pure le feste, al condannato? Bah, da rovinarsi il fegato a vedere scene così».
Passa Gigi Marzullo: «Oh, sta salendo...».
La porta dell’ascensore si apre con un sibilo. Silvio Berlusconi viene fuori un po’ curvo, la giacca doppiopetto blu, la cravatta blu con disegnini bianchi, non una smorfia che assomigli a un sorriso. Stringe un paio di mani, fanno strada. Di qua, Presidente, siamo pronti, tra poco cominciamo a registrare.
La trasmissione che poi avete visto è forse stata un poco tagliata in fase di montaggio. Comunque è volata. Dentro, un bel po’ di titoli per le pagine della politica e anche molto altro. Berlusconi è partito lento, controllato, così controllato che, per qualche minuto, la voce quasi gli si impastava sulle labbra. Per la prima volta davanti alle telecamere ha dovuto tenere conto della sua nuova condizione di condannato affidato ai servizi sociali. Bruno Vespa abilissimo a gestire la situazione. Lo hanno aiutato tre direttori: Antonio Polito (Corriere del Mezzogiorno ), Luca Landò (l’Unità ) e Maurizio Belpietro (Libe ro ). Non sono stati teneri. Il Cavaliere si è sciolto con il trascorrere dei minuti. Certo sarebbe impietoso ricordare le puntate di Porta a porta in cui era padrone assoluto della scena. Quando firmava un contratto con gli italiani o si alzava per cantare insieme a Mariano Apicella. Ha come smarrito la capacità di scivolare leggero nell’ironia; un po’ appesantito nella retorica (ad un certo punto, s’è perso a parlare del buco dell’ozono) sopperisce con il carisma naturale e il mestiere.
Comunque è chiaro che due cose voleva dire, in questa prima uscita tivù, apertura ufficiale della sua campagna elettorale: la legge elettorale va rivista e la riforma del Senato, «così com’è, non è votabile». È sembrato un colpo durissimo al patto sancito con Matteo Renzi, la mossa per togliere a Renzi un po’ di trofei da portare in dote alle prossime elezioni europee. Poi, però, è arrivata un’interruzione pubblicitaria. Allora Berlusconi s’è alzato ed è andato a consultarsi con i suoi, che erano lì, dietro le quinte. «Ho fatto bene, no?». Giovanni Toti, Deborah Bergamini e Maria Rosaria Rossi: consiglieri vecchi e nuovi, ma tutti concordi nel dire che, forse, beh, sai Presidente, magari sarebbe opportuno limare un po’.
Ci ha provato, però è parso assai poco convinto. E invece ha messo su la faccia dei bei tempi, quando ha cominciato a raccontare che, a quanto ne sa lui, il Quirinale avrebbe tramato nell’ombra nei giorni in cui Gianfranco Fini abbandonò il Pdl. S’è confuso con le date, ha accavallato un paio di episodi, e così, in scioltezza, con una capriola delle sue è tornato a dire che lui, comunque, conta di vincere non le elezioni europee — «Essere intorno al 20%, dopo gli esodi di Fratelli d’Italia e di Ncd, è già un miracolo» — ma quelle politiche: «Prenderemo il 35%, e così potremo tornare a governare».
Le ultime battute sono state sul Milan e sulla fidanzata, Francesca Pascale, che lo rende felice ma non ancora papà (e non è sembrato particolarmente dispiaciuto).
Saluti.
Sigla.
Titoli di coda.
Dovete sapere che, a questo punto, c’è il rito dei pasticcini. Berlusconi, quando viene ospite da Vespa, alla fine della registrazione va subito a infilarsi nella saletta vip: per rilassarsi e mangiare, appunto, pasticci e babà. Solo che stavolta il catering della Rai, in tempi di spending review, ha tagliato i babà. «No, scusate: come sarebbe che non ci sono? Eh? Bruno? Come si fa?».
Vespa, come si fa?
«Ci siamo adeguati al momento economico. Risparmiamo».
Impressioni, direttore? Come ti è sembrato Berlusconi?
«Ha iniziato piano... In fondo, era un nuovo esordio. Mezz’ora per scaldarsi: poi, però, si è scatenato, raggiungendo anche momenti di una certa aggressività. Certo, non quella di un tempo. Però, insomma...».
Hai dovuto frenarlo, sul Quirinale.
«Eh... Era una passaggio piuttosto delicato. Ma anche quando stava per dedicarsi ai magistrati... sai, se lì si mette a parlare di congiura, di complotto...».
Dopo essere stato ospite qui da te, a Porta a porta , lui ha sempre recuperato qualche punto nei sondaggi. Credi possa accadere anche stavolta?
«Qualche punto magari sì, lo prende pure stavolta. In realtà, ogni previsione è abbastanza complicata. Perché non era mai successo che non fosse candidato. Perciò, beh...».
Berlusconi, intanto, è lì che mangiucchia: si è accontentato di piccoli bigné.
La senatrice Rossi si avvicina premurosa. «È ora, dobbiamo andare...».
Come ogni sera, entro le 23, deve essere di nuovo ad Arcore. Così ha stabilito il Tribunale di sorveglianza.

1 commento:

  1. CATALDO INTRIERI

    Analisi condivisibile Stefano, ed aggiungo che un'eventuale sconfitta ed uscita di scena di B. causerebbe pericoli gravi per la stabilità del paese, privato di una destra istituzionale sostituita da pulsioni distruttive e xenofobe. A suo modo B. Ha esercitato il ruolo che nella prima Rep fu della DC

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