Il PD vola nei sondaggi, ed è una fortuna per il Partito Socialista Europeo che i democrats italiani abbiano recentemente deciso di iscriversi nel loro gruppo, che altrimenti lo svantaggio che oggi i socialisti europei registrano nei confronti dei rivali del PPE (Partito Popolare, i moderati per intenderci ) sarebbe irrecuperabile. Così invece la differenza è di circa 3 punti, e una rimonta nell'ultimo mese potrebbe essere possibile ancorché improbabile. Che i socialisti in europa siano in difficoltà si vede in tutte le tornate elettorali, ultime quelle in Francia e Ungheria. Da noi invece il fenomeno Renzi impera e trascina i democratici che Pagnoncelli, direttore dell'IPSOS, dà addirittura al 35%, un risultato obiettivamente trionfale per il neo Premier che, a onor del vero, si sta dannando per ottenerlo, con tutta una serie di mosse ad alto contenuto propagandistico (per la sostanza, ripassare più avanti).
Come era però già accaduto con Veltroni nel 2008, che pur perdendo le politiche registrò il risultato finora più alto in una elezione per i democratici ( 33%, Bersani nel 2013 il 25, con oltre 3 milioni e mezzo di voti in meno ), la crescita del PD avviene a spese dell'"altra sinistra", che la lista TSIPRAS viene data addirittura sotto al 3% (il cartello sotto riportato non riporta le ultimissime rivelazioni, ma quelle immediatamente precedenti). Il centrodestra soffre molto nel suo partito maggiore, che stenta ad arrivare al 20%, sopravanzato addirittura da Grillo (in discesa anch'esso, ma meno, accreditato di un 21,4%) , ma sostanzialmente tenendo come "coalizione" che sommando anche NCD, UDC, Lega e Fratelli d'Italia, si arriva anche qui attorno al 35%.
Si tratta di vedere se nell'ultimo mese Berlusconi, sia pure penalizzato da mille avversità, riuscirà ancora una volta a far risalire le proprie quotazioni e quindi quelle di Forza Italia.
Impresa ardua, ma lo era anche in passato ( 2006 e 2013, ma anche 1994 ) eppure...
Curiosità per la formazione di liberali e democratici assemblata sotto l'insegna Scelta europea per Guy Verhofstad, che raduna i resti di FARE, Scelta Civica oltre al nuovo movimento di Passera, che tutti insieme forse riusciranno a raggiungere il 4%...
Alta sarà l'astensione, che questa Europa non è che scaldi molto i cuori, e a restare a casa si prevede sarà il 40%, o giù di lì.
L'articolo di Pagnoncelli è tratto dal Corriere della Sera
Il Pd allunga al 35 per cento
Cresce il vantaggio di Grillo su FI
Per il 55% della base azzurra è
impossibile sostituire Berlusconi
Mancano cinque settimane all’appuntamento delle elezioni europee e
l’interesse da parte degli elettori è leggermente aumentato rispetto
alla rilevazione di inizio aprile: ad oggi la quota di coloro che
esprimono l’intenzione di recarsi alle urne è pari al 62,1% (+1,2%)
mentre gli indecisi e gli astensionisti rappresentano il 37,9%. Gli
orientamenti di voto fanno segnare il consolidamento del Pd al primo
posto (35%, +1,7%), l’aumento del vantaggio del M5S (21,4%) su Forza
Italia (19,6%), la crescita di Ncd insieme a Udc e Popolari per l’Italia
(6,4%) e una lieve flessione della Lega Nord (4,9%). A seguire, non
distanti dalla soglia di sbarramento del 4%, si collocano Fratelli
d’Italia-An (3,8%) e Scelta europea per Guy Verhofstad (3,5%); più
distanziata Un’altra Europa con Tsipras (2,9%). Per le altre liste, al
momento, la strada sembra in salita. In termini di seggi, si registra
una sola variazione con l’aumento di un seggio per il Pd a scapito di
Forza Italia, il cui calo nelle intenzioni di voto delle ultime
settimane va ricondotto ad una fase molto delicata che il partito di
Silvio Berlusconi sta vivendo, non solo per la vicenda giudiziaria del
suo leader, che sembra giunta al suo epilogo con l’assegnazione ai
servizi sociali senza pregiudicarne la cosiddetta agibilità politica ma
soprattutto per i malumori a seguito della faticosa scelta delle
candidature alle europee e per la clamorosa uscita dal partito del
portavoce storico Paolo Bonaiuti, che segue quella di altri esponenti
politici. Le fuoriuscite da Forza Italia sono vissute dall’opinione
pubblica più come un’espressione di disagio da parte di alcune
personalità del partito che faticano a riconoscersi nel nuovo corso
susseguente alla scissione da parte dei fondatori del Nuovo Centrodestra
(60%), che non come un’esigenza di ricambio promossa dal partito stesso
(28%). È un’opinione che prevale tra gli elettori di tutti i partiti,
compresi quelli che oggi voterebbero per Forza Italia. Indubbiamente il
tema del rinnovo della leadership rappresenta un problema di non facile
soluzione: quasi due intervistati su tre (62%) ritengono che al momento
non ci sia un esponente politico in grado di prendere le redini del
partito, mentre solamente il 30% è di parere opposto e ritiene che Forza
Italia riuscirà a trovare un altro leader carismatico. Anche tra gli
elettori di Forza Italia gli scettici (55%) prevalgono sui fiduciosi
(36%). Quello del ricambio è un problema di non poco conto, soprattutto
in considerazione del fatto che i competitor risultano nuovi (M5S, Ncd,
Fratelli d’Italia, Scelta Civica, ecc.) o hanno avviato processi di
profondo rinnovamento delle leadership (il PD in primis, ma anche la
Lega Nord, l’Idv). Ma non va sottovalutato nemmeno il particolare tipo
di rapporto che lega Berlusconi ad una parte consistente dell’elettorato
di Forza Italia, un rapporto che si esprime in un vero e proprio voto
personale. Un suo avvicendamento rischierebbe di tradursi in un una
perdita significativa di elettori «devoti». Per questo nei mesi scorsi,
in mancanza di certezze riguardo alle vicende giudiziarie e al futuro
ruolo politico di Berlusconi, era stata evocata la possibilità di
adottare una soluzione «dinastica», peraltro non molto gradita dai più.
Ma oltre che con il tema della leadership, Forza Italia appare alle
prese anche con la questione della definizione un nuovo progetto
politico. Attualmente, infatti, il 66% degli elettori ritiene che la
principale formazione del centrodestra non sia in grado di esprimere una
chiara proposta. Di parere opposto, ovviamente, risultano gli elettori
attuali di Forza Italia per i quali il partito è tuttora sostenuto da
una visione chiara e da programmi in grado di rispondere alle
aspettative degli elettori (79%). Si tratta di un dato sicuramente
importante ma non eccessivamente rassicurante in prospettiva futura,
dato che un elettore su cinque di quelli attuali (19%) manifesta dubbi
sul progetto politico e potrebbe essere tentato di tradire Forza Italia
perché attratto dalle proposte di altri partiti o di altri leader. E per
lo stesso problema (la mancanza di progetti e visione) la capacità di
attrazione di nuovi elettori da parte di Forza Italia sembra essersi
fortemente ridotta rispetto al passato, soprattutto tra i più giovani,
gli studenti, le persone più istruite e i ceti dirigenti. Insomma, se la
leadership in Forza Italia rappresenta un dilemma di difficile
soluzione, la via di uscita dalla situazione critica attuale sembra
essere quella di rilanciare una proposta politica proiettata nel futuro
che risulti adeguatamente originale e credibile.
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