sabato 19 aprile 2014

PREVISIONI DI PAGNONCELLI PER LE EUROPEE : VOLA IL PD, SPARSI QUELLI DEL CENTRODESTRA, TIENE GRILLO E MALE TSIPRAS


Il PD vola nei sondaggi, ed è una fortuna per il Partito Socialista Europeo che i democrats italiani abbiano recentemente deciso di iscriversi nel loro gruppo, che altrimenti lo svantaggio che oggi i socialisti europei registrano nei confronti dei rivali del PPE (Partito Popolare, i moderati per intenderci ) sarebbe irrecuperabile. Così invece  la differenza è di circa 3 punti, e una rimonta nell'ultimo mese potrebbe essere possibile ancorché improbabile. Che i socialisti in europa siano in difficoltà si vede in tutte le tornate elettorali, ultime quelle in Francia e Ungheria.  Da noi invece il fenomeno Renzi impera e trascina i democratici che Pagnoncelli, direttore dell'IPSOS, dà addirittura al 35%, un risultato obiettivamente trionfale per il neo Premier che, a onor del vero, si sta dannando per ottenerlo, con tutta una serie di mosse ad alto contenuto propagandistico (per la sostanza, ripassare più avanti).
Come era però già accaduto con Veltroni nel 2008, che pur perdendo le politiche registrò il risultato finora più alto in una elezione per i democratici ( 33%, Bersani nel 2013 il 25, con oltre 3 milioni e mezzo di voti in meno ), la crescita del PD avviene a spese dell'"altra sinistra", che la lista TSIPRAS viene data addirittura sotto al 3% (il cartello sotto riportato non riporta le ultimissime rivelazioni, ma quelle immediatamente precedenti).  Il centrodestra soffre molto nel suo partito maggiore, che stenta ad arrivare al 20%, sopravanzato addirittura da Grillo (in discesa anch'esso, ma meno, accreditato di un 21,4%) , ma sostanzialmente tenendo come "coalizione" che sommando anche NCD, UDC, Lega e Fratelli d'Italia, si arriva anche qui attorno al 35%. 
Si tratta di vedere se nell'ultimo mese Berlusconi, sia pure penalizzato da mille avversità, riuscirà ancora una volta a far risalire le proprie quotazioni e quindi quelle di Forza Italia.
Impresa ardua, ma lo era anche in passato ( 2006 e 2013, ma anche 1994 ) eppure...
Curiosità per la formazione di liberali e democratici assemblata sotto l'insegna Scelta europea per Guy Verhofstad, che raduna i resti di FARE, Scelta Civica oltre al nuovo movimento di Passera, che tutti insieme forse riusciranno a raggiungere il 4%...
Alta sarà l'astensione, che questa Europa non è che scaldi molto i cuori, e a restare a casa si prevede sarà il 40%, o giù di lì.
L'articolo di Pagnoncelli è tratto dal Corriere della Sera


Il Corriere della Sera - Digital Edition


Il Pd allunga al 35 per cento Cresce il vantaggio di Grillo su FI
Per il 55% della base azzurra è 
impossibile sostituire Berlusconi 
 
Mancano cinque settimane all’appuntamento delle elezioni europee e l’interesse da parte degli elettori è leggermente aumentato rispetto alla rilevazione di inizio aprile: ad oggi la quota di coloro che esprimono l’intenzione di recarsi alle urne è pari al 62,1% (+1,2%) mentre gli indecisi e gli astensionisti rappresentano il 37,9%. Gli orientamenti di voto fanno segnare il consolidamento del Pd al primo posto (35%, +1,7%), l’aumento del vantaggio del M5S (21,4%) su Forza Italia (19,6%), la crescita di Ncd insieme a Udc e Popolari per l’Italia (6,4%) e una lieve flessione della Lega Nord (4,9%). A seguire, non distanti dalla soglia di sbarramento del 4%, si collocano Fratelli d’Italia-An (3,8%) e Scelta europea per Guy Verhofstad (3,5%); più distanziata Un’altra Europa con Tsipras (2,9%). Per le altre liste, al momento, la strada sembra in salita. In termini di seggi, si registra una sola variazione con l’aumento di un seggio per il Pd a scapito di Forza Italia, il cui calo nelle intenzioni di voto delle ultime settimane va ricondotto ad una fase molto delicata che il partito di Silvio Berlusconi sta vivendo, non solo per la vicenda giudiziaria del suo leader, che sembra giunta al suo epilogo con l’assegnazione ai servizi sociali senza pregiudicarne la cosiddetta agibilità politica ma soprattutto per i malumori a seguito della faticosa scelta delle candidature alle europee e per la clamorosa uscita dal partito del portavoce storico Paolo Bonaiuti, che segue quella di altri esponenti politici. Le fuoriuscite da Forza Italia sono vissute dall’opinione pubblica più come un’espressione di disagio da parte di alcune personalità del partito che faticano a riconoscersi nel nuovo corso susseguente alla scissione da parte dei fondatori del Nuovo Centrodestra (60%), che non come un’esigenza di ricambio promossa dal partito stesso (28%). È un’opinione che prevale tra gli elettori di tutti i partiti, compresi quelli che oggi voterebbero per Forza Italia. Indubbiamente il tema del rinnovo della leadership rappresenta un problema di non facile soluzione: quasi due intervistati su tre (62%) ritengono che al momento non ci sia un esponente politico in grado di prendere le redini del partito, mentre solamente il 30% è di parere opposto e ritiene che Forza Italia riuscirà a trovare un altro leader carismatico. Anche tra gli elettori di Forza Italia gli scettici (55%) prevalgono sui fiduciosi (36%). Quello del ricambio è un problema di non poco conto, soprattutto in considerazione del fatto che i competitor risultano nuovi (M5S, Ncd, Fratelli d’Italia, Scelta Civica, ecc.) o hanno avviato processi di profondo rinnovamento delle leadership (il PD in primis, ma anche la Lega Nord, l’Idv). Ma non va sottovalutato nemmeno il particolare tipo di rapporto che lega Berlusconi ad una parte consistente dell’elettorato di Forza Italia, un rapporto che si esprime in un vero e proprio voto personale. Un suo avvicendamento rischierebbe di tradursi in un una perdita significativa di elettori «devoti». Per questo nei mesi scorsi, in mancanza di certezze riguardo alle vicende giudiziarie e al futuro ruolo politico di Berlusconi, era stata evocata la possibilità di adottare una soluzione «dinastica», peraltro non molto gradita dai più. Ma oltre che con il tema della leadership, Forza Italia appare alle prese anche con la questione della definizione un nuovo progetto politico. Attualmente, infatti, il 66% degli elettori ritiene che la principale formazione del centrodestra non sia in grado di esprimere una chiara proposta. Di parere opposto, ovviamente, risultano gli elettori attuali di Forza Italia per i quali il partito è tuttora sostenuto da una visione chiara e da programmi in grado di rispondere alle aspettative degli elettori (79%). Si tratta di un dato sicuramente importante ma non eccessivamente rassicurante in prospettiva futura, dato che un elettore su cinque di quelli attuali (19%) manifesta dubbi sul progetto politico e potrebbe essere tentato di tradire Forza Italia perché attratto dalle proposte di altri partiti o di altri leader. E per lo stesso problema (la mancanza di progetti e visione) la capacità di attrazione di nuovi elettori da parte di Forza Italia sembra essersi fortemente ridotta rispetto al passato, soprattutto tra i più giovani, gli studenti, le persone più istruite e i ceti dirigenti. Insomma, se la leadership in Forza Italia rappresenta un dilemma di difficile soluzione, la via di uscita dalla situazione critica attuale sembra essere quella di rilanciare una proposta politica proiettata nel futuro che risulti adeguatamente originale e credibile.

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