Una bella storia, quasi incredibile, che arriva giusta giusta per Pasqua. Due operai, bravi, fiduciosi in se stessi, che si sentivano limitati nell'azienda in cui lavoravano, che decidono di rischiare e provare dall'altra parte, da stipendiati a imprenditori.
Non solo gli è andata bene, ma , come per nemesi, sono stati poi loro a rilevare la vecchia azienda finita all'asta, salvando il posto ai loro ex colleghi.
Quasi una favola, riportata sul Corsera
I due operai diventati imprenditori
salvano l’azienda che non li voleva
salvano l’azienda che non li voleva
La scelta di licenziarsi e mettersi in proprio. «Nessuno ci credeva»
CASTELLALTO (Teramo) — La sensazione, all’inizio, fu quella di
saltare nel vuoto. Bersagliati dai commenti di chi giudicava un azzardo
la decisione di lasciare il posto fisso e investire l’intera
liquidazione nell’avvio di un’attività imprenditoriale. Un’operazione ad
alto rischio, portata avanti con il parere contrario delle rispettive
famiglie, mogli comprese. Ma è storia di sedici anni fa, e appartiene
ormai all’album dei ricordi, quella di Graziano Forcini e Peppino
Barlafante, due amici prima ancora che due capitani d’azienda. Nel 1998
smisero i panni di operai e si dimisero dalla Mta Service, azienda di
Mosciano Sant’Angelo specializzata in componenti per gli impianti di
scarico di automobili e tir, perché non si sentivano abbastanza
valorizzati. «Avremo una nostra società», fu la scommessa. Il tempo ha
dato loro ragione: oggi quella società, la Glm Componenti Meccanici, con
sede a Castelnuovo Vomano, frazione di Castellalto, in provincia di
Teramo, è la prima di un gruppo che conta circa 450 dipendenti ed è
leader mondiale nel suo settore. Realizza supporti per impianti di
scarico e rifornisce i principali gruppi automobilistici in Germania e
nel resto d’Europa così come in altri Paesi (Stati Uniti, Brasile,
Argentina, Messico, Russia, Cina). Il suo fatturato, nel 2013, è stato
di 56 milioni di euro, con un aumento del 14 per cento rispetto al 2012
(49 milioni). «All’inizio eravamo in tre — racconta Graziano Forcini —,
tutti dipendenti della Mta. Non si può dire che fossimo stufi della
sicurezza dello stipendio, anzi. Fu semplicemente una sfida, la voglia
di fare qualcosa di importante che, forse, in seno all’azienda non era
stata adeguatamente percepita». Qualche anno fa, Forcini e Barlafante hanno acquisito, salvandola dalla crisi, la Mta Service, l’azienda da cui erano partiti e dove era nata l’idea di dare una svolta alle loro vite. Usciti da dipendenti, rientrati da proprietari. «La Mta era in concordato presso il tribunale di Teramo — prosegue Forcini —. Decidemmo di partecipare all’asta con un’offerta per i macchinari e i diritti di sfruttamento del marchio, escluso l’immobile, e ce l’aggiudicammo. Quando la rilevammo, nel giugno del 2011, l’azienda aveva 145 dipendenti. Quasi tutti ex colleghi ai quali riuscimmo a regalare una speranza. Adesso la Mta ha duecento dipendenti e quest’anno chiuderà in pareggio con un fatturato doppio rispetto a quello di tre anni fa».
La Glm — la prima delle società dell’omonimo gruppo, che conta una unità produttiva gestita in collaborazione con il Gruppo Fischer anche in Messico, a Puebla, vicino agli stabilimenti Volkswagen — è nata sulla base di quella sfida, di quell’ambizione a cui i datori di lavoro di allora non avevano dato importanza. Racconta Barlafante: «Nel 1998 demmo fondo all’intera nostra liquidazione, che ammontava a quindici milioni di vecchie lire ciascuno, in totale 45 milioni. Aggiungemmo la nostra voglia di fare. Ai nostri primi clienti chiedemmo semplicemente di darci fiducia». Risultati sbalorditivi. Il gruppo ha vissuto e vive una crescita costante, fatta eccezione per una piccola parentesi all’inizio della crisi, nel 2008, durata solo qualche mese. Di recente la Glm ha ottenuto una linea di credito di due milioni di euro, garantita da Sace ed erogata da Bnl con fondi Bei, a sostegno dei propri piani di crescita all’estero.
«Uno dei segreti — confessano i due imprenditori — è che abbiamo avuto subito un ottimo feeling con i nostri clienti in Germania, ai quali garantiamo puntualità e serietà. Ci dicono sempre che la nostra è un’azienda tedesca in Abruzzo. Disponibilità e flessibilità sono i nostri ingredienti. E poi c’è il fattore umano, tra le risorse fondamentali della nostra azienda. Lavoriamo sette giorni su sette con i turni. E ad agosto capita che non ci si fermi. Ma non chiediamo mai ai nostri dipendenti di fare sacrifici se non lo facciamo noi per primi».
Nicola Catenaro
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