In genere quando le premesse per un evento ci sono tutte, quello poi accade. Penso alla guerra civile in corso in Ucraina, nella regione dell'Est di Donetsk ma è lecito supporre che l'incendio si estenderà.
In quella regione, sicuramente più europea della Turchia, che pure meditiamo se ammettere o no all'Unione,abbiamo :
- una nazione economicamente in grande difficoltà, cosa che favorisce sempre le divisioni ( non è un caso che l'indipendentismo catalano abbia avuto questa grande accelerazione dal 2008, e oggi sia tornata di gran moda la gloriosa repubblica veneziana da noi...)
- un paese diviso in due : ucraini nazionalisti e filoeuropei (in contrapposizione alla Russia) e filorussi
- questi ultimi appoggiati politicamente ma soprattutto militarmente da Putin. Come sarebbe possibile altrimenti che i secessionisti di Donetsk siano muniti di armi da guerra ?
Il primo punto pesa parecchio, che se l'Ucraina stesse bene economicamente, probabilmente la soluzione federalista, con forti autonomie nelle regioni dell'Est, sarebbe facilmente percorribile. Ma quelli di Donetsk probabilmente pensano che se fossero uniti alla madre Russia oggi se la passerebbero meglio, e quindi rifiutano la soluzione pure in teoria approvata da Putin a Ginevra, e lo hanno detto esplicitamente. Che ha fatto lo zar di Mosca ? Ha forse intimato ai secessionisti "guardate che o accettate il patto che ho sottoscritto o non aspettatevi aiuti da noi ?" Assolutamente no.
L'ho scritto più volte. E' vero che per l'Occidente la situazione Ucraina è un nodo gordiano difficile da sciogliere, che ogni opzione ha le sue serie controindicazioni, ma è altrettanto vero che per Putin non è la stessa cosa, e questo semplicemente perché ai Russi il regime autoritario ( ammettendo che non sia del tutto autocratico ) nel quale vivono a loro va bene. Non sanno cos'è la democrazia, non l'hanno mai conosciuta e ne possono fare a meno, a fronte della discreta libertà economica che comunque viene concessa e al discreto tenore di vita garantito dalle massicce entrate del ricco export energetico. Per Putin è tutto molto chiaro : l'Ucraina, almeno quella dell'est, deve tornare a far parte della Russia, esattamente come accaduto per la Crimea, e siccome una buona parte della popolazione di quelle regioni vogliono la stessa cosa, cosa c'è da discutere ?
Ora, io avevo capito che nell'est dell'Ucraina non vi era una situazione simil Crimea dove la maggioranza assoluta della popolazione era russofona. Nelle regioni come Donetsk si parla di minoranza, per quanto assai folta. La differenza è data che la maggioranza è imbelle, impaurita, poco disposta a lottare per la proprio indipendenza, e Kiev non ha la forza militare sufficiente, specie se i Russi decidessero di entrare direttamente nel conflitto, per ora "solo" aiutato.
A vedere quanto accade, mi viene in mente che alla fine siamo fortunati se nel 1948 in Italia c'era una persona come Togliatti alla guida del PCI invece di uno dei tarantolati che si vedono oggi (ma c'erano anche allora). Dopo le elezioni sfavorevoli, i comunisti imbracciavano le armi dichiarando che a loro non stava bene stare dalla parte della Nato e invocavano l'aiuto dei fratelli russi... Immagino che Stalin, reduce dal bagno di sangue del conflitto mondiale e ancora non dotato dell'arma atomica, avrebbe dovuto ignorare l'appello, ma certo sarebbero stati anni tremendi.
Mi viene in mente anche la storia americana, con la terribile guerra civile del 1861. Undici stati si staccarono da Washington e proclamarono la loro indipendenza. E il resto dell'Unione gli fece guerra, durata 4 anni, con 820.000 morti di cui un quarto civili.
Ovviamente c'è il più recente caso della Jugoslavia, tenuta insieme dall'autorità e la dittatura di Tito e poi smembratasi nei vari stati nazionali, anche lì spesso a seguito di guerre sanguinose.
Tutto questo per dire che argomenti oggi evocati per giustificare chi il diritto dei russofoni di staccarsi dall'Ucraina in nome dell'autodeterminazione dei popoli, chi invece il principio dell'unione nazionale, in passato hanno avuto soluzioni diverse.
Ciò posto, a ribadire la complessità della crisi in atto, sono d'accordo con quanto Andrej Illarianov, ex braccio destro di Putin, dichiara in una intervista alla Stampa.
L' Occidente deve decidere se accettare la secessione ucraina o conservarne l'unità, pagando in questo caso dei prezzi salati. Nel secondo caso, non ci sono sanzioni che tengano, e l'unica soluzione è, se il governo ucraino lo consentisse, schierare le truppe Nato ai confini.
Putin strillerà ma non sparerà. A quel punto c'è da sperare che i filo russi accettino la soluzione di Ginevra - forte autonomia con prerogative specifiche per i russofoni - e smettano di combattere.
Se così non fosse, la Nato dovrebbe fare la balia all'ennesima guerra civile, limitandosi ad impedire l'invasione russa.
Sembrano scenari pazzeschi, ma le decine di morti che già si contano da quelle parti non sono carriarmatini di Risiko.
Sono veri.
“Putin è pronto alla guerra
Schierare le truppe Nato
è il solo modo per fermarlo”
L’ex consigliere del Cremlino Illarionov: ha un piano preciso
Francesco Semprini
La Russia è pronta alla guerra contro l’Ucraina e per
fermarla occorre solo schierare le truppe Nato nel Paese». In pochi, meglio di
Andrei Illarionov, ex braccio destro di Vladimir Putin ed oggi «senior fellow»
al Cato Institute, conoscono il presidente russo.
La situazione in Ucraina sembra polverizzare ogni opzione diplomatica?
«Ginevra ha fallito e l’immobilità dell’Occidente conferisce forza e determinazione a Putin nel proseguire la sua campagna».
Vuol dire che è pronto alla guerra?
«Putin è già in guerra, una guerra dalle tante sfaccettature, commerciale, finanziaria, psicologica, finanche terroristica».
Intendevo dire guerra nel senso più tradizionale del termine...
«Quello che è accaduto in Crimea e che sta succedendo in Ucraina è guerra nel senso tradizionale. Ad ogni modo, a domanda rispondo: Putin è pronto a fare guerra all’Ucraina, a suo modo».
Cosa dovremmo aspettarci adesso?
«Una escalation, alla maniera di Putin, provocazioni, inasprimento delle azioni dei commando filo-russi e paramilitari, incursioni dell’esercito di Mosca e ritorsioni militari contro le azioni delle forze ucraine. Putin è convinto dell’immobilità dell’Occidente, del fatto che non risponderà militarmente, ma solo a parole, dichiarazioni e, nello scenario più estremo, con sanzioni. Azioni queste che non lo toccano affatto».
Cosa potrebbe fermarlo?
«Io ho detto che il presidente russo è pronto alla guerra ma contro l’Ucraina. Questo significa che solo il ricorso alla forza da parte dell’occidente sarebbe un valido deterrente».
Chi dovrebbe usare la forza?
«Ci vorrebbe un intervento coordinato. Attenzione però, usare la forza non vuol dire sparare, basterebbe schierare le truppe Nato in Ucraina, e Putin non muoverebbe più un dito».
Se fosse lui a sparare contro la Nato?
«Non lo farebbe mai».
Cosa ha in mente Putin?
«Riannettere la Nuova Russia alla “madre patria”, in particolare le otto regioni del Sud e dell’Est ucraino. È questo il termine che ha usato nei suo ultimi discorsi alla nazione. Per far questo è pronto a sacrificare la vita dei suoi concittadini».
Il popolo russo crede in lui?
«Putin ha capacità di presa, anche risvegliando sentimenti di superiorità in stile imperialistico, e ricorrendo a forme di propaganda, non tanto da Guerra fredda, ma da “Hot War”, come faceva Stalin alla fine degli Anni 30».
Quindi non è fuori controllo?
«È assolutamente razionale e concentrato, e ha un controllo di se stesso e degli eventi estremamente calcolato. La cosa che posso dire è che la sua personalità è cambiata in maniera drammatica negli anni, ora è assai differente da quando lavoravo con lui».
Come mai questo cambiamento?
«Questo occorre chiederlo a psicologi e psicanalisti».
La situazione in Ucraina sembra polverizzare ogni opzione diplomatica?
«Ginevra ha fallito e l’immobilità dell’Occidente conferisce forza e determinazione a Putin nel proseguire la sua campagna».
Vuol dire che è pronto alla guerra?
«Putin è già in guerra, una guerra dalle tante sfaccettature, commerciale, finanziaria, psicologica, finanche terroristica».
Intendevo dire guerra nel senso più tradizionale del termine...
«Quello che è accaduto in Crimea e che sta succedendo in Ucraina è guerra nel senso tradizionale. Ad ogni modo, a domanda rispondo: Putin è pronto a fare guerra all’Ucraina, a suo modo».
Cosa dovremmo aspettarci adesso?
«Una escalation, alla maniera di Putin, provocazioni, inasprimento delle azioni dei commando filo-russi e paramilitari, incursioni dell’esercito di Mosca e ritorsioni militari contro le azioni delle forze ucraine. Putin è convinto dell’immobilità dell’Occidente, del fatto che non risponderà militarmente, ma solo a parole, dichiarazioni e, nello scenario più estremo, con sanzioni. Azioni queste che non lo toccano affatto».
Cosa potrebbe fermarlo?
«Io ho detto che il presidente russo è pronto alla guerra ma contro l’Ucraina. Questo significa che solo il ricorso alla forza da parte dell’occidente sarebbe un valido deterrente».
Chi dovrebbe usare la forza?
«Ci vorrebbe un intervento coordinato. Attenzione però, usare la forza non vuol dire sparare, basterebbe schierare le truppe Nato in Ucraina, e Putin non muoverebbe più un dito».
Se fosse lui a sparare contro la Nato?
«Non lo farebbe mai».
Cosa ha in mente Putin?
«Riannettere la Nuova Russia alla “madre patria”, in particolare le otto regioni del Sud e dell’Est ucraino. È questo il termine che ha usato nei suo ultimi discorsi alla nazione. Per far questo è pronto a sacrificare la vita dei suoi concittadini».
Il popolo russo crede in lui?
«Putin ha capacità di presa, anche risvegliando sentimenti di superiorità in stile imperialistico, e ricorrendo a forme di propaganda, non tanto da Guerra fredda, ma da “Hot War”, come faceva Stalin alla fine degli Anni 30».
Quindi non è fuori controllo?
«È assolutamente razionale e concentrato, e ha un controllo di se stesso e degli eventi estremamente calcolato. La cosa che posso dire è che la sua personalità è cambiata in maniera drammatica negli anni, ora è assai differente da quando lavoravo con lui».
Come mai questo cambiamento?
«Questo occorre chiederlo a psicologi e psicanalisti».
La Russia è pronta alla guerra contro l’Ucraina e per fermarla
occorre solo schierare le truppe Nato nel Paese». In pochi, meglio di Andrei
Illarionov, ex braccio destro di Vladimir Putin ed oggi «senior fellow» al Cato
Institute, conoscono il presidente russo.
La situazione in Ucraina sembra polverizzare ogni opzione diplomatica?
«Ginevra ha fallito e l’immobilità dell’Occidente conferisce forza e determinazione a Putin nel proseguire la sua campagna».
Vuol dire che è pronto alla guerra?
«Putin è già in guerra, una guerra dalle tante sfaccettature, commerciale, finanziaria, psicologica, finanche terroristica».
Intendevo dire guerra nel senso più tradizionale del termine...
«Quello che è accaduto in Crimea e che sta succedendo in Ucraina è guerra nel senso tradizionale. Ad ogni modo, a domanda rispondo: Putin è pronto a fare guerra all’Ucraina, a suo modo».
Cosa dovremmo aspettarci adesso?
«Una escalation, alla maniera di Putin, provocazioni, inasprimento delle azioni dei commando filo-russi e paramilitari, incursioni dell’esercito di Mosca e ritorsioni militari contro le azioni delle forze ucraine. Putin è convinto dell’immobilità dell’Occidente, del fatto che non risponderà militarmente, ma solo a parole, dichiarazioni e, nello scenario più estremo, con sanzioni. Azioni queste che non lo toccano affatto».
Cosa potrebbe fermarlo?
«Io ho detto che il presidente russo è pronto alla guerra ma contro l’Ucraina. Questo significa che solo il ricorso alla forza da parte dell’occidente sarebbe un valido deterrente».
Chi dovrebbe usare la forza?
«Ci vorrebbe un intervento coordinato. Attenzione però, usare la forza non vuol dire sparare, basterebbe schierare le truppe Nato in Ucraina, e Putin non muoverebbe più un dito».
Se fosse lui a sparare contro la Nato?
«Non lo farebbe mai».
Cosa ha in mente Putin?
«Riannettere la Nuova Russia alla “madre patria”, in particolare le otto regioni del Sud e dell’Est ucraino. È questo il termine che ha usato nei suo ultimi discorsi alla nazione. Per far questo è pronto a sacrificare la vita dei suoi concittadini».
Il popolo russo crede in lui?
«Putin ha capacità di presa, anche risvegliando sentimenti di superiorità in stile imperialistico, e ricorrendo a forme di propaganda, non tanto da Guerra fredda, ma da “Hot War”, come faceva Stalin alla fine degli Anni 30».
Quindi non è fuori controllo?
«È assolutamente razionale e concentrato, e ha un controllo di se stesso e degli eventi estremamente calcolato. La cosa che posso dire è che la sua personalità è cambiata in maniera drammatica negli anni, ora è assai differente da quando lavoravo con lui».
Come mai questo cambiamento?
«Questo occorre chiederlo a psicologi e psicanalisti».
La situazione in Ucraina sembra polverizzare ogni opzione diplomatica?
«Ginevra ha fallito e l’immobilità dell’Occidente conferisce forza e determinazione a Putin nel proseguire la sua campagna».
Vuol dire che è pronto alla guerra?
«Putin è già in guerra, una guerra dalle tante sfaccettature, commerciale, finanziaria, psicologica, finanche terroristica».
Intendevo dire guerra nel senso più tradizionale del termine...
«Quello che è accaduto in Crimea e che sta succedendo in Ucraina è guerra nel senso tradizionale. Ad ogni modo, a domanda rispondo: Putin è pronto a fare guerra all’Ucraina, a suo modo».
Cosa dovremmo aspettarci adesso?
«Una escalation, alla maniera di Putin, provocazioni, inasprimento delle azioni dei commando filo-russi e paramilitari, incursioni dell’esercito di Mosca e ritorsioni militari contro le azioni delle forze ucraine. Putin è convinto dell’immobilità dell’Occidente, del fatto che non risponderà militarmente, ma solo a parole, dichiarazioni e, nello scenario più estremo, con sanzioni. Azioni queste che non lo toccano affatto».
Cosa potrebbe fermarlo?
«Io ho detto che il presidente russo è pronto alla guerra ma contro l’Ucraina. Questo significa che solo il ricorso alla forza da parte dell’occidente sarebbe un valido deterrente».
Chi dovrebbe usare la forza?
«Ci vorrebbe un intervento coordinato. Attenzione però, usare la forza non vuol dire sparare, basterebbe schierare le truppe Nato in Ucraina, e Putin non muoverebbe più un dito».
Se fosse lui a sparare contro la Nato?
«Non lo farebbe mai».
Cosa ha in mente Putin?
«Riannettere la Nuova Russia alla “madre patria”, in particolare le otto regioni del Sud e dell’Est ucraino. È questo il termine che ha usato nei suo ultimi discorsi alla nazione. Per far questo è pronto a sacrificare la vita dei suoi concittadini».
Il popolo russo crede in lui?
«Putin ha capacità di presa, anche risvegliando sentimenti di superiorità in stile imperialistico, e ricorrendo a forme di propaganda, non tanto da Guerra fredda, ma da “Hot War”, come faceva Stalin alla fine degli Anni 30».
Quindi non è fuori controllo?
«È assolutamente razionale e concentrato, e ha un controllo di se stesso e degli eventi estremamente calcolato. La cosa che posso dire è che la sua personalità è cambiata in maniera drammatica negli anni, ora è assai differente da quando lavoravo con lui».
Come mai questo cambiamento?
«Questo occorre chiederlo a psicologi e psicanalisti».
La Russia è pronta alla guerra contro l’Ucraina e per fermarla
occorre solo schierare le truppe Nato nel Paese». In pochi, meglio di Andrei
Illarionov, ex braccio destro di Vladimir Putin ed oggi «senior fellow» al Cato
Institute, conoscono il presidente russo.
La situazione in Ucraina sembra polverizzare ogni opzione diplomatica?
«Ginevra ha fallito e l’immobilità dell’Occidente conferisce forza e determinazione a Putin nel proseguire la sua campagna».
Vuol dire che è pronto alla guerra?
«Putin è già in guerra, una guerra dalle tante sfaccettature, commerciale, finanziaria, psicologica, finanche terroristica».
Intendevo dire guerra nel senso più tradizionale del termine...
«Quello che è accaduto in Crimea e che sta succedendo in Ucraina è guerra nel senso tradizionale. Ad ogni modo, a domanda rispondo: Putin è pronto a fare guerra all’Ucraina, a suo modo».
Cosa dovremmo aspettarci adesso?
«Una escalation, alla maniera di Putin, provocazioni, inasprimento delle azioni dei commando filo-russi e paramilitari, incursioni dell’esercito di Mosca e ritorsioni militari contro le azioni delle forze ucraine. Putin è convinto dell’immobilità dell’Occidente, del fatto che non risponderà militarmente, ma solo a parole, dichiarazioni e, nello scenario più estremo, con sanzioni. Azioni queste che non lo toccano affatto».
Cosa potrebbe fermarlo?
«Io ho detto che il presidente russo è pronto alla guerra ma contro l’Ucraina. Questo significa che solo il ricorso alla forza da parte dell’occidente sarebbe un valido deterrente».
Chi dovrebbe usare la forza?
«Ci vorrebbe un intervento coordinato. Attenzione però, usare la forza non vuol dire sparare, basterebbe schierare le truppe Nato in Ucraina, e Putin non muoverebbe più un dito».
Se fosse lui a sparare contro la Nato?
«Non lo farebbe mai».
Cosa ha in mente Putin?
«Riannettere la Nuova Russia alla “madre patria”, in particolare le otto regioni del Sud e dell’Est ucraino. È questo il termine che ha usato nei suo ultimi discorsi alla nazione. Per far questo è pronto a sacrificare la vita dei suoi concittadini».
Il popolo russo crede in lui?
«Putin ha capacità di presa, anche risvegliando sentimenti di superiorità in stile imperialistico, e ricorrendo a forme di propaganda, non tanto da Guerra fredda, ma da “Hot War”, come faceva Stalin alla fine degli Anni 30».
Quindi non è fuori controllo?
«È assolutamente razionale e concentrato, e ha un controllo di se stesso e degli eventi estremamente calcolato. La cosa che posso dire è che la sua personalità è cambiata in maniera drammatica negli anni, ora è assai differente da quando lavoravo con lui».
Come mai questo cambiamento?
«Questo occorre chiederlo a psicologi e psicanalisti».
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«Ginevra ha fallito e l’immobilità dell’Occidente conferisce forza e determinazione a Putin nel proseguire la sua campagna».
Vuol dire che è pronto alla guerra?
«Putin è già in guerra, una guerra dalle tante sfaccettature, commerciale, finanziaria, psicologica, finanche terroristica».
Intendevo dire guerra nel senso più tradizionale del termine...
«Quello che è accaduto in Crimea e che sta succedendo in Ucraina è guerra nel senso tradizionale. Ad ogni modo, a domanda rispondo: Putin è pronto a fare guerra all’Ucraina, a suo modo».
Cosa dovremmo aspettarci adesso?
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Chi dovrebbe usare la forza?
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Se fosse lui a sparare contro la Nato?
«Non lo farebbe mai».
Cosa ha in mente Putin?
«Riannettere la Nuova Russia alla “madre patria”, in particolare le otto regioni del Sud e dell’Est ucraino. È questo il termine che ha usato nei suo ultimi discorsi alla nazione. Per far questo è pronto a sacrificare la vita dei suoi concittadini».
Il popolo russo crede in lui?
«Putin ha capacità di presa, anche risvegliando sentimenti di superiorità in stile imperialistico, e ricorrendo a forme di propaganda, non tanto da Guerra fredda, ma da “Hot War”, come faceva Stalin alla fine degli Anni 30».
Quindi non è fuori controllo?
«È assolutamente razionale e concentrato, e ha un controllo di se stesso e degli eventi estremamente calcolato. La cosa che posso dire è che la sua personalità è cambiata in maniera drammatica negli anni, ora è assai differente da quando lavoravo con lui».
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La Russia è pronta alla guerra contro l’Ucraina e per fermarla
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Illarionov, ex braccio destro di Vladimir Putin ed oggi «senior fellow» al Cato
Institute, conoscono il presidente russo.
La situazione in Ucraina sembra polverizzare ogni opzione diplomatica?
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«Ci vorrebbe un intervento coordinato. Attenzione però, usare la forza non vuol dire sparare, basterebbe schierare le truppe Nato in Ucraina, e Putin non muoverebbe più un dito».
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«Non lo farebbe mai».
Cosa ha in mente Putin?
«Riannettere la Nuova Russia alla “madre patria”, in particolare le otto regioni del Sud e dell’Est ucraino. È questo il termine che ha usato nei suo ultimi discorsi alla nazione. Per far questo è pronto a sacrificare la vita dei suoi concittadini».
Il popolo russo crede in lui?
«Putin ha capacità di presa, anche risvegliando sentimenti di superiorità in stile imperialistico, e ricorrendo a forme di propaganda, non tanto da Guerra fredda, ma da “Hot War”, come faceva Stalin alla fine degli Anni 30».
Quindi non è fuori controllo?
«È assolutamente razionale e concentrato, e ha un controllo di se stesso e degli eventi estremamente calcolato. La cosa che posso dire è che la sua personalità è cambiata in maniera drammatica negli anni, ora è assai differente da quando lavoravo con lui».
Come mai questo cambiamento?
«Questo occorre chiederlo a psicologi e psicanalisti».
La situazione in Ucraina sembra polverizzare ogni opzione diplomatica?
«Ginevra ha fallito e l’immobilità dell’Occidente conferisce forza e determinazione a Putin nel proseguire la sua campagna».
Vuol dire che è pronto alla guerra?
«Putin è già in guerra, una guerra dalle tante sfaccettature, commerciale, finanziaria, psicologica, finanche terroristica».
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Cosa dovremmo aspettarci adesso?
«Una escalation, alla maniera di Putin, provocazioni, inasprimento delle azioni dei commando filo-russi e paramilitari, incursioni dell’esercito di Mosca e ritorsioni militari contro le azioni delle forze ucraine. Putin è convinto dell’immobilità dell’Occidente, del fatto che non risponderà militarmente, ma solo a parole, dichiarazioni e, nello scenario più estremo, con sanzioni. Azioni queste che non lo toccano affatto».
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«Io ho detto che il presidente russo è pronto alla guerra ma contro l’Ucraina. Questo significa che solo il ricorso alla forza da parte dell’occidente sarebbe un valido deterrente».
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Se fosse lui a sparare contro la Nato?
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Cosa ha in mente Putin?
«Riannettere la Nuova Russia alla “madre patria”, in particolare le otto regioni del Sud e dell’Est ucraino. È questo il termine che ha usato nei suo ultimi discorsi alla nazione. Per far questo è pronto a sacrificare la vita dei suoi concittadini».
Il popolo russo crede in lui?
«Putin ha capacità di presa, anche risvegliando sentimenti di superiorità in stile imperialistico, e ricorrendo a forme di propaganda, non tanto da Guerra fredda, ma da “Hot War”, come faceva Stalin alla fine degli Anni 30».
Quindi non è fuori controllo?
«È assolutamente razionale e concentrato, e ha un controllo di se stesso e degli eventi estremamente calcolato. La cosa che posso dire è che la sua personalità è cambiata in maniera drammatica negli anni, ora è assai differente da quando lavoravo con lui».
Come mai questo cambiamento?
«Questo occorre chiederlo a psicologi e psicanalisti».
RICCARDO CATTARINI
RispondiEliminaLa tua competenza in politica estera è come altre volte sorprendente, Stefano. Andando indietro di 25/30 anni, ricordo perfettamente come bastasse, qui, appena oltre il confine all'epoca già abbastanza aperto, chiacchierare in un bar o al distributore di benzina per capire che la guerra in Yugoslavia sarebbe arrivata ineluttabilmente. Solo la CIA e i servizi italiani non l'avevano capito, fosse non vanno né nei bar né ne a fare benzina. Qui tutto si ripete, ma anche questa volta l'Europa, ed anche gli USA, staranno a guardare, ci scommetterei. D'altronde, come non abbiamo voluto morire per Sarajevo, chissà perché si dovrebbe morire per Odessa.
MASSIMILIANO ANNETTA
RispondiEliminaAnalisi notevole Camerlengo !
e se e Putin a schierare le truppe che ffara la NATO,spparera per primo.
EliminaCATALDO INTRIERI
RispondiEliminaTurchetti dotto in utroque spiega la crisi ucraina. E bene