domenica 20 luglio 2014

FERRARELLA E SARZANINI. DOPO DUE GIORNI DI LUTTO GRAVE SFOGANO IL LORO LIVORE PER L'ASSOLUZIONE DI BERLUSCONI


Letteralmente orbati dalla sentenza di assoluzione da parte della Corte d'Appello di Berlusconi nel processo Ruby, per un paio di giorni Ferrarella e Sarzanini, gli antiberlusconiani in quota del Corriere della Sera, anche perché amici delle toghe che gli girano le veline, oggi hanno ripreso fiato e nella stessa pagina dove finisce l'editoriale di Galli della Loggia nel quale la magistratura viene così definita :
In tema di mancanza di autocritica c’è solo l’imbarazzo della scelta. Si può cominciare dalle grandi corporazioni come quella dei magistrati, i quali, poco curandosi delle necessità del Paese, non ammetteranno mai di esercitare da sempre un paralizzante potere d’interdizione e di ricatto nei confronti di qualunque tentativo di modifica dell’ordinamento della giustizia. Che essi vogliono solo conforme al mantenimento delle loro prerogative e dei loro privilegi, abusivamente spacciati come sinonimo dell’interesse generale.
Bene, in questa stessa pagina i due pessimi cronisti del Corsera, travaglini in doppio petto, sfogano la loro rabbia per la sentenza detta e ripropongono in due distinti articoli tutto il loro livore di antiberlusconiani doc, spiegando perché questa assoluzione non sposti nulla di tutto il male detto per anni sul cavaliere. Hanno ragione, che nemmeno se il leader di Forza Italia fosse stato condannato, noi avremmo smesso di pensare male di loro e quelli come loro. 
Ferrarella, impaziente di aspettare  le motivazioni - datti una calmata giovanotto ! bromuro ? - cerca di intuirne il fondamento dalla lettera del dispositivo, giocando sulle distinzioni tra "il fatto non costituisce reato " e "il fatto non sussite", ma soprattutto si consola enumerando gli altri processi che ancora possono sorgere contro il da lui detestato uomo politico. 
La Sarzanini è ancora peggio, che torna sull'aspetto morale sotteso al processo Ruby, proprio quello condannato dai più saggi : il processo penale NON è l'affermazione di criteri etici, la condanna dei comportamenti privati dei cittadini, quando gli stessi sono giuridicamente leciti. 
Dei due post, quello più fazioso è forse proprio questo, e per questo ve lo propongo.
Come detto altre volte, sono abbonato al Corsera per i suoi editorialisti, che se fosse per i cronisti, specie della razza di questi due, da mà che avevo smesso di dare soldi a de Bortoli. 

l’Ombra dei Ricatti e quelle indagini Necessarie
La sentenza di assoluzione 
non ha cancellato le testimonianze
 
Decine di donne arruolate e pagate per partecipare alle feste del presidente del Consiglio, alcune disponibili anche a fermarsi per la notte. Giovani imprenditori, aspiranti attrici e noti faccendieri desiderosi di assecondare le richieste e i voleri del premier per essere inseriti nella ristretta cerchia dei suoi privilegiati. La sentenza della Corte d’appello di Milano non smentisce quanto è stato raccontato da chi ha partecipato a quelle serate oppure ha potuto trascorrere le vacanze a Villa Certosa.
La maggior parte di queste persone è stata foraggiata per anni con stipendi mensili, lussuose abitazioni, elargizioni una tantum, incarichi aziendali e politici: l’elenco comprende decine di «Olgettine», Gianpaolo Tarantini, Sabina Began, Nicole Minetti. E poi c’è chi ne ha tratto vantaggi affaristici come Valter Lavitola, oppure come Sergio De Gregorio. Tutti protagonisti di altri processi o inchieste tuttora in corso. Tutti testimoni della vita condotta da Silvio Berlusconi quando era alla guida del governo e dunque potenziali ricattatori perché partecipi di ciò che lo stesso presidente ha sempre cercato di nascondere.
Ribaltando la sentenza del tribunale, i giudici di appello di Milano hanno detto che Berlusconi non ha commesso reato telefonando ai funzionari della Questura per far liberare Ruby e non hanno ritenuto dimostrato il rapporto sessuale tra i due, oppure la consapevolezza che la ragazza marocchina fosse minorenne. E hanno deciso di assolvere. È uno dei passaggi fisiologici del processo che dimostra quanto liberi dalla politica siano i giudici e quanto infondato e lontano dai reali problemi della giustizia sia il dibattito che ha segnato gli ultimi anni. Ma questo non vuol dire che non si dovesse accertare quanto accaduto, né che non si debba continuare a farlo. Anche perché la sentenza di venerdì affronta soltanto uno degli aspetti che hanno segnato la vita di Berlusconi primo ministro.
Altri giudici, baresi, diranno se c’è stato favoreggiamento e induzione della prostituzione da parte di Tarantini e Began nel mettere in piedi la scuderia di donne a disposizione del premier, proprio come avrebbero fatto Lele Mora, Emilio Fede e la stessa Minetti che per questo sono già stati condannati dal tribunale a svariati anni di carcere. Ma anche se i soldi versati da Berlusconi a Tarantini — con la mediazione di Lavitola — fossero il prezzo del silenzio sui rapporti del presidente del Consiglio con quelle escort. Ancora altri giudici, napoletani, stabiliranno se i soldi versati da Berlusconi a De Gregorio fossero il prezzo per il voto dei parlamentari utile a indebolire e poi far cadere il governo Prodi.
Questa è stata l’immagine offerta dall’Italia quando Berlusconi era a Palazzo Chigi. E non si tratta di intrusioni nella vita privata ma di cronaca dei fatti. Nessun personaggio pubblico, tantomeno un rappresentante delle istituzioni, può ritenere che la sua sfera personale non abbia rilevanza. Soprattutto se decide di mantenerla segreta e come tale esposta al ricatto. Tanto più se sceglie di pagare rendendola inconfessabile. E così espone sulla scena internazionale il Paese fino a convincere i leader di altri Stati sull’inaffidabilità dell’intero sistema

fiorella sarzanini

Nessun commento:

Posta un commento