Curiosa questa cosa. Sui siti internet del Corriere e di Libero trovo lo stesso sondaggio : la Germania doveva fermarsi e non vincere con una goleada così umiliante ?
Io ho risposto di sì, scoprendo di aver votato come il 70% dei votanti del primo sito e come il 30 del secondo.....
Voglio premettere però che la sensazione avuta, nel secondo tempo della partita, è che in realtà i tedeschi avessero effettivamente frenato, che con quel Brasile in bambola che avevano di fronte ne potevano fare altri cinque. Gli ultimi due gol sono venuti quasi da soli, per "inerzia", non perché cercati con accanimento. Del resto anche da un punto di vista pratico, oltreche cavalleresco, perché tenere premuto l'acceleratore con il rischio di infortuni (anche legati a reazioni scomposte degli avversari irrisi ?), di ammonizioni, di dispendio ormai inutile di energia, anche e soprattutto in vista della finale, che a questo punto vede i tedeschi assoluti favoriti ?
Detto questo, sostengo il principio che in un'agone sportivo, di fronte alla palese inferiorità dell'avversario, si debba non infierire.
Per cavalleria, perché lo sport deve evitare l'umiliazione, per quanto possibile, e in questo caso anche di un popolo, palesemente stordito e affranto da quanto stava vedendo.
Se ci fosse qualche antico amico dei tempi del tennis, probabilmente mi eccepirebbe i tanti "ovetti" distribuiti nella mia carriera di appassionato dilettante di quello sport.
Nel gergo romano l'ovetto sta ad indicare il 6-0 (ovviamente per la forma ovale dello zero...), quindi la sconfitta inferta senza concedere nemmeno il punto della bandiera. Perché lo facevi ? Rispondo : per due limiti miei : 1) Insicurezza 2) gara con me stesso. I due sono in realtà correlati. Io temevo che se avessi mollato la concentrazione, poi avrei corso il rischio di non ritrovarla più, nel caso l'avversario, rinfrancato da uno o due punti fatti grazie ad un mio disimpegno, avesse preso a giocare meglio. Inoltre ogni volta che giocavo, la partita più autentica era con me stesso, teso com'ero a voler migliorare, quindi a portare bene i colpi.
Col tempo, acquistai un pochino più di sicurezza e di rilassatezza, e nei casi in cui ero certo che la partita non poteva sfuggirmi, il 6-0 iniziai ad evitarlo.
Tornando a Brasile Germania, i tedeschi hanno fatto bene a sfruttare la bambola di 20 minuti dei brasiliani per chiudere la partita e stroncare ogni velleità di rimonta ( tutti ricordano Milan Liverpool, con il 3-0 alla fine del primo tempo e il 3-3 finale, con la sconfitta poi ai rigori dei milanisti).
Nella ripresa la partita non c'era più, e i tedeschi non hanno, a mio parere, maramaldeggiato. I due gol sono, ripeto, "venuti", per l'assoluta inconsistenza dei giocatori della Selecao.
Se fosse stato un incontro di pugilato, l'arbitro dopo il 5-0 avrebbe dichiarato il ko tecnico .
Resta che negli annali rimarrà per sempre questa incredibile sconfitta per 7-1, e i giornali brasiliani erano un coro di "vergogna" e "umiliazione".
Non vedo giorni sereni per Scolari e la maggior parte di quelli che erano in campo per quella che è la sconfitta più dolorosa e umiliante dell'intera storia del calcio brasiliano.
Leggete qui...
Nel Brasile sotto choc è l’ora dei veleni
Processo a Scolari: “All’inferno vacci tu”
La stampa attacca: «Umiliati, massacrati». E le scuse della Seleçao non bastano
L’home page del sito brasiliano “O
Globo”. Il titolo recita: «Dopo la goleada, la partita che nessuno
vuole disputare», con riferimento alla finale per il terzo posto di
sabato
La resa incondizionata senza onore ai panzer tedeschi (1-7 il risultato finale) ha lasciato il segno nei giocatori della Seleçao e nei quasi 200 milioni di tifosi, che si erano gradualmente compattati al fianco della nazionale che raccoglieva successi mettendo da parte le proteste di piazza contro i cronici problemi sociali.
In Brasile è l’ora delle scuse. Ha cominciato il ct Scolari («La responsabilità è solo mia»), ha proseguito David Luiz, che passerà alla storia del calcio verdeoro come il capitano della disfatta («È un colpo durissimo, chiedo scusa ai tifosi e al popolo»), ed ha concluso il vecchio leone dei pali, Julio Cesar, in lacrime davanti ai microfoni («Non riesco a spiegare come sia potuto succedere»). «È una grande delusione, un risultato molto doloroso, che nessuno ha previsto, non solo in Brasile ma in tutto il mondo», dice il capitano Thiago Silva (ieri squalificato). Dal palazzo di Planalto è intervenuta anche la presidente Dilma Rousseff, che si è sempre tenuta lontana dagli stadi per paura dei fischi. «Mi dispiace immensamente per tutti noi tifosi e per i giocatori», ha scritto su Twitter. La stampa parla di massacro tecnico e tattico. Ovviamente sul banco degli accusati c’è “Felipao” Scolari, al quale si augurano le pene dell’inferno: in fondo era stato il presidente uscente della Cbf, José Maria Marin, a dire, riferendosi a se stesso, la squadra e il tecnico, che «se non vinceremo il Mondiale finiremo tutti da Satana».
Sinto imensamente por todos nós. torcedores, e pelos nossos jogadores.
— Dilma Rousseff (@dilmabr) 8 Luglio 2014
Ma all’opinione pubblica il mea culpa collettivo della Seleçao non basta. «Felipao, ora all’inferno vacci tu», titola “O Dia” all’indomani della sconfitta. Nella copertina di prima il giornale riporta la foto di Scolari a tutta pagina che con le dita indica sette - forse il numero di maglia di un giocatore, involontario riferimento alla clamorosa debacle - e scrive: «Guadagna un milione di Reais al mese, non è preparato, sbaglia i cambi, è responsabile della peggiore umiliazione della Selecao in un secolo di storia. La settimana scorsa a chi gli chiedeva conto delle sue scelte ha risposto: faccio di testa mia, se piace piace altrimenti andatevene all’inferno». E poi il titolo a tutta pagina, «all’inferno vacci tu, Felipao». «Vergogna delle vergogne», rincara la dose il sito di Globoesporte. Il giornal “Folha de Sao Paulo” nell’edizione online scrive che il ct rimarrà al suo posto fino a sabato, giorno della finale per il terzo posto, poi per sostituirlo il favorito è Tite.
Scolari per ora rimane in carica, fino a sabato e alla finale del terzo e quarto posto nessuna precisione verrà presa, intanto deve incassare le accuse di essere arrogante, concedere troppi giorni di riposo ai suoi e di non lavorare abbastanza sulla tattica. E pensare che nemmeno due anni fa veniva considerato l’unico tecnico in grado di riportare il Brasile sul trono mondiale, conquistando l’Hexa. «Per noi non è stato un pessimo Mondiale - si è difeso oggi “Felipao” -, perché di estremamente negativo c’è stata solo la sconfitta di ieri. Quella del Minerao è una macchia rimarrà nella storia per il numero di reti che abbiamo incassato, ma anche un episodio che non si ripeterà. E deve rimanere nella memoria anche il fatto che il Brasile non arrivava nelle semifinali mondiali dal 2002. Guardiamo tutto l’insieme, e ricordiamoci anche che venivamo da nove vittorie in dieci partite, comprese quelle di preparazione. Quest’anno abbiamo fatto lo stesso numero di allenamenti del 2013 pur avendo meno giorni a disposizione: se volete i dati ve li passo. Ma ho l’impressione che certi discorsi che sento adesso fossero stati preparati da tempo. La pressione di dove giocare in Brasile? È stata una cosa meravigliosa, come il pubblico che ieri ci incitava anche quando perdevamo 5-0. Noi eravamo in buone condizioni, che dovremmo dire allora di Giappone, Spagna e Italia pensando a come giocavano l’anno scorso alla Coppa delle Confederazioni e a come sono andate adesso?».
Discorsi che non salveranno il ct da un destino già scritto, nel frattempo Scolari è stato duramente attaccato da Carlos Alberto, capitano della conquista della Rimet a Messico ’70, che gli rimprovera di aver cocciutamente, convocato sempre gli stessi, «la sua famiglia», e di aver ignorato gente come Ganso e Philippe Coutinho, gli unici uomini in grado di fornire un po’ di classe e tecnica nel settore di metà campo. Adesso arriverà Tite, che il Mondiale l’ha già vinto a livello di club con il Corinthians e sarà l’uomo della rifondazione: di questa squadra umiliata dai tedeschi rimarranno solo le macerie, tutti o quasi verranno “cancellati”, a cominciare da Julio Cesar all’ultimo dei rincalzi. Si salveranno solo Neymar, che ora vuole essere a fianco dei compagni e tornerà in ritiro (con le dovute cautele), e pochissimi altri, come la coppia difensiva Thiago Silva-David Luiz, che però sono fra i più emotivi del gruppo e quindi impiegheranno del tempo per riprendersi da questa terribile botta per i quali i tedeschi ora chiedono scusa. Intanto il pupazzo di Hulk che c’era nei pressi del ritiro di Teresopolis è stato distrutto, il bus della Selecao in nottata è stato accolto con lanci di arance, sono state bruciate delle bandiere e, malinconicamente, da oggi le maglie della Selecao 2014 cominciano ad essere vendute a prezzo di saldo. Non solo, specificano in molti negozi, perché il Mondiale sta per finire.
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