lunedì 29 settembre 2014

GALLI DELLA LOGGIA SE LA PRENDE CON LA GERMANIA EGEMONE : L'EUROPA HA BISOGNO DI UN NUOVO INIZIO



Davide Giacalone lo scrive da sempre : l'Italia ha le sue colpe e le sue cose da fare (tagliare spesa, tasse e debito, roba non da poco...), ma l'Europa germanocentrica non va bene. Non solo per noi.
Non è il discorso delle cicale e delle formiche, che pure ha un suo perché, proprio a causa delle nostre nefandezze nazionali, ma il fatto che la tenaglia moneta unica e vincoli fiscali, in un'Europa che resta disunita per tanti altri versi, ha finito per avvantaggiare l'economia forte tedesca e penalizzare le altre che, per esempio, potevano ricavare non pochi vantaggi commerciali dall'esistenza del supermarco, ovviamente nell'export (e magari limitando un po' anche l'import germanico). Insomma, è un fatto che la casa europea sta venendo su disomogenea con paesi avvantaggiati e altri sfavoriti da regole che non hanno immaginato scenari come il declino occidentale derivante dalla globalizzazione, la decrescita (poco felice), e che si rivelano insufficienti, molti sostengono dannose, per fronteggiare una crisi che ormai ha superato il lustro. 
Galli della Loggia si iscrive a questo partito, ed esorta il Premier a rappresentare queste verità ai tedeschi.
Francamente, non credo che in precedenza non ci sia stato qualcuno che abbia provato, sicuramente i francesi, ma non mi pare che i teutonici siano disponibili, come del resto il conflitto sempre più aspro tra Bundesbamk e  il troppo "generoso" Draghi sta lì a dimostrare. 
Il problema, come sottolinea Galli della Loggia, è che questo aspetto condiziona pesantemente (non da oggi) la politica interna, con i vari Premier chiamati a governare con un occhio a casa nostra e un altro a Berlino.



ALLA GERMANIA VA DETTO QUESTO
di Ernesto Galli della Loggia



 Da tempo tra i protagonisti a ogni effetto della politica interna italiana ce ne sono almeno due che italiani non sono: l’Unione Europea e, principalmente per suo tramite, la Germania. E la loro presenza dietro le quinte serve spesso ad alimentare qui da noi progetti di natura ambigua, voci incontrollate. Il fatto è che la crisi sta portando a termine il radicale mutamento del profilo dell’Ue, che si sostanzia in una cruciale novità: l’ormai evidente, definitiva egemonia al suo interno della Germania. Da questo punto di vista Renzi è stato certo ingenuo a pensare che bastasse il suo 40 per cento elettorale a cancellare un dato di fatto così decisivo.
La Germania possiede tre formidabili punti di forza: 1) è la potenza economica dominante del continente; 2) ha dalla sua l’appoggio in pratica permanente di una cintura di Stati suoi satelliti di fatto (Repubblica Ceca, Austria, Belgio, Lussemburgo, un po’ meno Finlandia e Olanda, ma insomma stiamo lì); 3) può infine contare sugli uffici di Bruxelles dell’Unione, i quali, seppure non composti in maggioranza di cittadini tedeschi, della Germania hanno però assorbito la mentalità e i punti di vista circa ciò che l’Unione deve essere e come essa deve funzionare. La Germania insomma dispone di ben tre registri per la sua politica: la voce di Berlino, il pacchetto di Stati che essa ispira, le decisioni e le raccomandazioni di Bruxelles. L’Italia — come altri membri dell’Unione — è da anni presa in questa tenaglia. E alla fine, se vuole mantenere in piedi l’Ue e l’euro, non può che chinare la testa.
A meno che... a meno che l’Italia stessa non decida di porre con forza il grave problema, non solo politico ma di formidabile rilievo storico, rappresentato da questa evoluzione della costruzione europea, rappresentato dalla virtuale egemonia della Germania. Un’evoluzione non voluta né prevista da nessuno dei padri fondatori e da nessuna delle forze ideali dell’europeismo. E che pone una domanda: è proprio sicuro che una simile Europa corrisponda ai nostri interessi nazionali? Comunque, accettare una situazione nuova come questa con regole vecchie non può portare a nulla di buono. E contribuisce ancora di più ad alienare il consenso dell’opinione pubblica.
L’Europa dunque ha assoluto bisogno di un nuovo inizio. Il presidente del Consiglio può fare una cosa assai utile per sé e per tutti se invece di cercare di strappare qualche concessione economica su questo o su quello, come hanno fatto fin qui i suoi predecessori, porrà con forza questa esigenza nelle sedi opportune. Parlando alto e forte, con il linguaggio della dignità e della verità. E magari, come è buona regola da che mondo è mondo, facendo accompagnare discretamente le sue parole, nel caso trovassero scarso ascolto, con qualche credibile minaccia di ritorsione.

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