La carissima amica, e fedele lettrice devo dire, Caterina mi segnala un bell'articolo pubblicato sul Sole 24 Ore nel quale viene data una spiegazione arguta e condivisibile sulle ragioni per le quali in Occidente mai, ma proprio mai, ci si agita e ci si sdegna veramente per le efferratezze di coloro che occidentali non sono, mentre se si può dare addosso a Stati Uniti e Israele, è una festa.
Sono gli ultimi danni ideologici del terzo mondismo, quella subcultura iniziata negli anni '70 del secolo scorso e che ancora avvelena i pozzi, ancorché quasi 50 anni e il crollo del miraggio della rivoluzione comunista nel mondo abbiano sicuramente il numero dei proseliti. Ma c'è una folta minoranza, dura e pura, cresciuta a slogan e parole d' ordine (farci caso, la generazione redical chic, gli intellettuali di sinistra più a la page, sono tutti piuttosto attempatelli...) che non molla e continua a diffondere il "verbo", riuscendo ancora a coinvolgere parte delle nuove generazioni, con punte di demenza di cui ha spesso dato prova il deputato ortettero Di Battista.
Bellissime al riguardo le parole di Adriano Sofri (l'intero articolo lo trovate sul link : http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/09/adriano-sofri-e-la-follia-inspiegabile.html ) :
e però viene il momento di prendere una vecchia bilancia, di quelle con due piatti, e mettere su un piatto questo occidente infedele a se stesso di fatto e perfino per definizione, e sull’altro la vita delle bambine escluse dalla scuola nell’Afghanistan talebano, delle donne attente a non lasciar intravvedere il viso a Raqqa (“perché ad Allah dispiace”, e ai suoi vigili urbani soprattutto), dei patiboli e delle patenti d’auto di Riyad, dei ginnasi del nord della Nigeria, della servitù asiatica negli emirati, delle ragazze cristiane e yazide di Mosul, degli omosessuali in ciascuno di questi paesi e in decine di altri ancora, metterlo su questo secondo piatto - e finalmente decidere su quale piatto accomodare se stessi e i propri figli e nipoti di nipoti.
Gli ultimi danni ideologici del terzomondismo
di Sofia Ventura
Nelle settimane del conflitto tra Israele e Hamas, a migliaia sono scesi nelle strade delle capitali europee per manifestare contro Israele. Allo strabismo che connota lo sguardo delle opinioni pubbliche occidentali sulle vicende che riguardano Israele sono state dedicate diverse pagine nello scorso numero di questa rivista, dove si è posto l'accento sulla permanenza nelle nostre società di un sentimento antisemita. Per comprendere quel pregiudizio, tuttavia, vi è un altro utile tassello da inserire nel mosaico degli umori delle nostre pubbliche opinioni. Un tassello che ci dice qualcosa anche sul perché tanti orrori, che pure arrivano nelle nostre case attraverso la televisione e la rete, non destino mobilitazione e passione. Restando alla storia recente e all'oggi, le carneficine e le pratiche repressive e terroristiche attuate dalle autorità politiche di paesi del Medio Oriente contro i loro stessi cittadini, così come il mostruoso dominio che i militanti del Califfato stanno costruendo, sembrano lasciare pressoché indifferenti i mobilitati permanenti contro gli Stati Uniti e Israele.
Quel tassello è il lascito del terzomondismo. Il terzomondismo è un'ideologia manichea che divide il mondo in una parte buona e una cattiva e per la quale, naturalmente, europei e americani interpretano la parte dei cattivi. Il terzomondismo appiattisce le nazioni occidentali sulle pagine più discutibili e tragiche della loro storia, come lo schiavismo e il colonialismo, e interpreta le fasi successive come evoluzioni del peccato originale di dominio e sfruttamento di altri popoli, sulla scorta della vulgata del famoso pamphlet di Lenin L'Imperialismo come fase suprema del capitalismo. Esso ignora, sottovaluta e svilisce il pensiero e le realizzazioni occidentali sul piano della costruzione di regimi altamente imperfetti – le democrazie liberali – ma che hanno posto al centro i diritti dell'individuo, il suo diritto all'autorealizzazione, il suo benessere. Al tempo stesso assolve a priori i Paesi un tempo definiti del Terzo mondo, e in special modo i loro governanti, da qualunque responsabilità o colpa. Così Israele è comunque sempre dalla parte del torto anche perché viene iscritto all'universo dell'Occidente.
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