Il problema non è nuovo anzi, se ne parla spesso e ultimamente di più. Nuova è la provocazione di "fare causa alla Cassazione", che emette sentenze a tutela dei pensionati di oggi a scapito di quelli di domani, fatta dal prof. Antonio Brambilla, docente dell'Università Cattolica di MIlano proprio di discipline previdenziali che si fa ad aggiungere alla vibrata protesta del presidente della Cassa dei ragionieri. Entrambi si ribellano alla bocciatura da parte della Corte di Cassazione del cosiddetto metodo pro rata, una sorta di ricalcolo dell'assegno previdenziale, già erogato sulla base del solo criterio retributivo, mischiando quest'ultimo con l'altro, assai meno generoso, del contributivo.
Una cosa devo capire meglio, che questa materia non è semplicissima : ma se il sistema contributivo, che è quello che determina la pensione sulla base dei contributi effettivamente versati, dà pensioni misere, al di là del fatto che il retributivo sia stato e per ancora tanti sia una pacchia immeritata, c'è qualcosa che non va, anche nelle proteste.
Mi pare evidente che queste ultime si basino sul presupposto che i lavoratori di oggi, che versano i loro bravi contributi per mantenere i pensionati (retributivi) attuali, domani avranno pensioni da fame. E fin qui ho capito. Ma se queste saranno tali NON perché oggi sono salassato dal mantenimento del sistema previdenziale troppo generoso fino alla legge Fornero (ma in realtà la riforma era stata già avviata da Dini, la ministra di Monti l'ha solo accelerata, oltre a spostare in là l'età dell'andata in pensione) , ma perché i MIEI contributi, quelli che ho versato, calcolati come media e non facendo più riferimento all'ultima retribuzione, portano a quei risultati magri, con chi me la voglio prendere ?
Beati i miei nonni e i miei genitori, ma io avrò in proporzione a quello che ho pagato nell'arco della mia vita lavorativa.
Evidentemente in questo ragionamento ci deve essere un errore, che però io non riesco ad individuare, appunto per ignoranza della materia.
Qualcuno mi illimina, con parole semplici possibilmente ?
Perseverando, per il momento, nella mia ipotesi sicuramente sbagliata, l'obiezione semmai mi viene più sul lato delle tasse. Infatti, siccome non avrò la fortuna dei miei cari di una previdenza generosa, almeno vorrei poter contare su maggiori risorse per risparmiare e avere quindi risorse aggiuntive un domani che avrò cessato di lavorare. Cosa che con la pressione fiscale tra le più alte al mondo vedo estremamente difficile, almeno per la maggior parte delle persone.
«Meno soldi a chi è ora in pensione, altrimenti i giovani restano senza»
Il presidente della Cassa dei ragionieri Luigi Pagliuca: «Ri-calcoliamo gli assegni pensionistici con il metodo pro-rata come previsto dalla legge di Stabilità»
Una recente sentenza della Corte di
Cassazione l’ha mandato su tutte le furie perché - dando ragione a un
ricorrente ora in pensione - in sostanza invalida una norma contenuta
nell’ultima legge di Stabilità che aveva introdotto il cosiddetto metodo
“pro-rata” (un calcolo misto contributivo e retributivo per
l’erogazione dell’assegno di quiescenza) per le pensioni già maturate.
La norma s’ispirava a maggiori criteri di solidarietà inter e
intra-generazionale (e in un’ottica di maggiore sostenibilità
finanziaria delle casse previdenziale dei professionali) provando a
riequilibrare progressivamente l’entità degli assegni tra chi ora è in
pensione e usufruisce in parte del metodo retributivo (cioè l’importo è
legato alla media della rivalutazione dei redditi dell’assicurato
relativi agli ultimi anni di lavoro in cui generalmente si guadagna di
più) e chi invece ci andrà col metodo contributivo (cioè tutti quelli
che ora sono nella fase di vita lavorativa e dovrebbero percepire solo
quanto effettivamente versato).
La tenuta finanziaria delle Casse dei professionisti
Lui,
Luigi Pagliuca, è il presidente della Cassa dei ragionieri e al
«Corriere della Sera» lancia l’allarme sulla tenuta finanziaria del
sistema della previdenza dei professionisti, dopo questa «bomba» della
Cassazione. «Così finirà per pagare la collettività - dice - perché le
Casse previdenziali non sono in grado di sostenersi senza procedere a un
riequilibrio del sistema. Falliranno tutte progressivamente e la
gestione di oltre 2 milioni e mezzo di professionisti confluirà nel
perimetro dell’Inps perché ai nostri giovani professionisti dovremo pur
garantire almeno la pensione sociale dopo una vita al lavoro negli
studi. Mi dica lei chi pagherà se non tutti attraverso le tasse. Cioè la
fiscalità generale servirà per pagare le pensioni di milioni di
persone». In un recente convegno a Napoli Alberto Brambilla, docente di
gestione delle forme previdenziali pubbliche e complementari alla
Cattolica di Milano, ha invitato provocatoriamente «i giovani
professionisti a fare causa alla Cassazione», che - in punta di diritto -
si ostinerebbe a tutelare i diritti acquisiti e non a preservare i
diritti futuri. Secondo Pagliuca - senza la possibilità di introdurre il
pro-rata - non saremo neanche in grado di restituire 700-800 euro al
mese ai giovani avvocati, ragionieri, commercialisti, medici,
giornalisti, architetti, ingegneri che ora stanno versando i contributi
sostanzialmente pagando chi ora è in quiescenza. Un sistema totalmente
perverso - secondo il suo parere - che penalizza due volte i giovani che
stanno accantonando ora per non avere nulla tra 30 anni, quando le
forze mancheranno e un assegno di sostentamento sarà necessario.
Guerra generazionale alle porte?
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