domenica 5 ottobre 2014

ALL'UEFA CI STANNO PENSANDO : BASTA COL GOL CHE VALE DOPPIO IN TRASFERTA. SAREBBE ORA !



Il calcio si sa è il gioco più popolare al mondo, e probabilmente per questo modificarne le regole è cosa guardata con grande prudenza dai padroni (FIFA e UEFA), nel timore che si possa toccare il filo sbagliato e rovinare un giocattolo che, grazie alla passione di centinaia di milioni di tifosi, muove anche un mare di miliardi.
Tra gli elementi che, a mio avviso, rendono particolarmente  suggestivo il pallone, c'è il fatto che sia lo sport meno sportivo di tutti.
Nello sport, in generale, il più forte vince. Magari succede quel giorno, perché il campionissimo ha una giornata opaca. Ma resta che QUEL giorno, il vincitore è stato più forte.
Nel calcio no.
Tu puoi giocare una partita col pullman davanti alla porta ( prima era una prerogativa italiana, adesso i diritti sono passati a Mourinho), subire 90 minuti, avere la fortuna di pali e traverse che ti salvano, e al 94° fare un tiro anche scamuffo che un avversario devia nella propria rete. Così vinci, ma certo non sei stato il più forte. 
Il calcio ha un'altra regola abbastanza peculiare : le partite non devono finire per forza con la vittoria di una delle due squadre. Nel campionato e nei gironi delle coppe c'è il pareggio.
Aggiungeteci che il gol, il punto di questo gioco, non è semplice da fare, ed ecco servito un mix che ogni volta può far sperare che Davide sconfigga Golia (ma anche che Paride uccida Achille...). 
Il gol in trasferta è un'altra regola che, 30 anni fa, per i motivi ben descritti nell'articolo che leggete di seguito, aveva un suo perché, ma nel calcio moderno nessuno. Il vantaggio di giocare in casa, che sicuramente ancora c'è, non è paragonabile a quello di una volta e non equiparabile a quello di un gol che raddoppia la sua valenza.
E infatti, mentre prima si preferiva giocare la prima partita in trasferta e avere il pubblico amico  al ritorno, adesso è l'opposto, perché avere nella seconda partita, quella decisiva, l'arma del gol pesante, è elemento più importante. Così, vedi partite dove le squadre di casa preferiscono lo 0-0 che rischiare di prendere un gol, e scontri diretti che finiscono in assoluta parità, di gioco, di meriti e di gol, ma dove va avanti quella che li ha fatti in trasferta.
L'Uefa sta per questo valutando di abolire la regola, e io sono ben favorevole. Già che ci sono, provassero ad eliminare anche quella, pure questa pressoché unica negli sport a squadre, per la quale l'espulsione di un giocatore non ne prevede la sua sostituzione, condannando una delle due compagini a giocare tutto il resto della partita in inferiorità numerica (salvo un'altra espulsione anche per gli avversari). Ma questo è un altro discorso, fatto e che riprenderemo.






Il gol doppio in trasferta divide il calcio moderno
 «È tempo di abolirlo»
 


Esiste da così tanto tempo che ci siamo affezionati: come al pallone, alle porte e alle proteste contro gli arbitri. La regola del gol fuori casa («Away goals rule») è una delle prime verità che apprende il tifoso di calcio quando nasce: nei confronti a eliminazione diretta con andata e ritorno in caso di risultato aggregato di parità passa chi ha fatto più reti in trasferta. Che il «gol doppio» fosse una regola strana lo hanno sempre pensato in molti. E che la pratica sia diventata anacronistica stanno cominciando a pensarlo anche alla Uefa, dove addirittura si starebbe ragionando sulla sua abolizione. Nell’incontro fra gli allenatori di elite a Nyon del mese scorso il dibattito pare sia stato interessante e profondo come quello fra aristotelici e platonici un tempo. «Molti sono convinti che la regola non serva più», ha raccontato sir Alex Ferguson, lucido nell’analisi storica e tecnica: «L’enfasi moderna sul gioco d’attacco fa sì che siano sempre di più le squadre che vanno in trasferta, segnano, e vincono». Non era così quando la regola venne introdotta nel 1965 (Dukla Praga-Honved Budapest, Coppa delle Coppe, 2-3 e 2-1, ungheresi qualificati). Lo scopo era superare l’usanza medievale del sorteggio con la monetina. Inoltre a quei tempi ogni trasferta era un’avventura, i viaggi complicati, lo stato dei campi spesso pessimo, la tv assente e le informazioni sulle rivali scarse. Tatticamente poi, aggiunge Ferguson, «si faceva contropiede con uno o due giocatori, non cinque o sei come oggi». Vincere fuori casa era come conquistare l’Everest senza bombole, dunque pareva giusto premiare i visitor capaci di osare e uscire dai propri scudi catenacciari. Ma adesso è ancora così? Sir Alex crede di no: «I campi sono tutti perfetti, i viaggi non sono più un problema e tutti sanno tutto di tutti». Perciò, accusa l’allenatore dell’Arsenal, Arsene Wenger, «la regola oggi sbilancia troppo i valori reali e non ha più senso». Anche perché, paradossalmente, i suoi effetti si sono capovolti. Ricorda sir Alex: «Ai miei giocatori a Old Trafford dicevo: non prendiamo gol qui e giochiamoci tutto fuori». E non a caso un furbo come José Mourinho preferisce giocare in casa l’andata, dove non disdegna lo 0-0. Anacronistica e troppo condizionante le tattiche, ma non solo: secondo gli oppositori la regola sarebbe anche antisportiva. La casistica a supporto è infinita. Nel dibattito di Nyon si è citato il caso dello scorso anno in Champions League: Psg-Chelsea 3-1 e 0-2, Blues qualificati. Obiezione filosofica stimolante: «Perché a decidere dev’essere il gol della bandiera del Chelsea a Parigi?». Ovvero: perché certi gol contano più di altri? Se lo chiedono da 11 anni i tifosi dell’Inter: nel 2003 i nerazzurri uscirono in semifinale di Champions col Milan dopo uno 0-0 «in trasferta» e un 1-1 «in casa», entrambi a San Siro: c’è qualcosa di più beffardo e ontologicamente ingiusto? Nel 2013 invece l’Inter uscì in Europa League con il Tottenham dopo uno 0-3 a Londra e un 4-1 a Milano. E questo è il caso più assurdo, perché il gol doppio l’Inter lo subì nei supplementari, dopo il 3-0 nei 90’. Domanda: «È accettabile che una squadra abbia a disposizione 30 minuti in più per fare il gol doppio?». Se la regola deve restare, ecco allora la richiesta minima del pubblico ministero su cui la Uefa rifletterà: abolirla almeno nei supplementari. Altrimenti, il suo peso è davvero eccessivo. Fastidioso e incontrollabile come una monetina lanciata in aria.
Alessandro Pasini

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