martedì 9 dicembre 2014

LA PROCURA SCIOGLIE GLI INDUGI : VERONICA PANARELLO INDAGATA PER L'OMICIDIO DI LORIS



L'avvocato Villardita non potrà più dire "la mia cliente non è indagata". A Veronica Panarello è stata contestata la terribile accusa di omicidio volontario del figlio Loris. Troppe le contraddizioni, per la procura vere e proprie bugie, che la donna avrebbe ripetuto in questi dieci giorni :
1) ha accompagnato il figlio a scuola, ma dalle numerose telecamere consultate questo non risulta 
2) viceversa ci sono immagini che vedono Loris che fa ritorno verso casa, mentre la madre accompagna il più piccolo alla ludoteca
3) se non ci sono immagini della polo nera di Veronica verso e presso la scuola di Loris, ce ne sono invece che mostrano la vettura in prossimità del canale dove il bambino è stato ritrovato. E la madre sostiene di non essere mai andata lì.
Poi ci sono altri elementi indiziari quali :
a) le fascette consegnate alle maestre sono simili a quella usata per uccidere Loris
b) nel periodo di tempo in cui Loris, secondo i medici, sarebbe stato strangolato, il bambino poteva essere in casa, con la madre
Infine gli aspetti psicologici caratteriali, dai quali emergerebbe una donna giovane e complessa, dal passato tormentato e un presente non sereno, spesso sola, poco ambientata nella cittadina, col marito in viaggio per lavoro. 
Ma Veronica non confessa, anzi sostiene con crescente forza la propria innocenza, come se essere passata da vittima di un omicidio atroce ad accusata dello stesso avesse fatto scattare in lei un meccanismo di sopravvivenza.
L'articolo che trovate, con la notizia del fermo, è tratto dal Corriere della Sera. Interessante anche la breve intervista su La Stampa resa dal Professore e Avvocato Natale Fusaro, che pure riportiamo, sulla possibilità di una madre che uccida il figlio e veramente non lo ricordi  :


Una madre che uccide il proprio figlio per sopravvivere non ha che due strade: uccidersi o dimenticare. Natale Fusaro, docente di criminologia all’Università La Sapienza di Roma, avvocato, spiega questo percorso.

Professore, ma ogni volta che accade una cosa del genere per spiegarla si usa la parola rimozione. È sempre così?
«Vorrei intanto fare una premessa di metodo. Ossia che in questo caso ci mancano ancora troppi elementi. Quindi quella che facciamo è una ipotesi e non un’analisi del fatto». 

Certo. Stiamo parlando dell’ipotesi su cui lavorano oggi gli inquirenti e cioè che sia stata la madre a uccidere il figlio. Poi ha dimenticato tutto?
«Si dobbiamo parlare di amnesia dissociativa. Perché le dico che i casi di madri malevole sono rarissimi. Non di rado le madri che uccidono i loro figli incorrono in una condizione patologica che chiamiamo amnesia dissociativa nel momento immediatamente successivo alla commissione del fatto». 

Ossia lo cancellano?
«Ciò è spiegato dall’emersione del senso di colpa che spinge subito verso il suicidio. E a volte per non incorrere in tale gesto estremo si instaura un meccanismo di falsi ricordi in ragione del quale la madre che ha ucciso il figlio compone immediatamente uno scenario per liberarsi dall’oppressione del senso di colpa che altrimenti la spingerebbe al suicidio». 

Istinto di sopravvivenza?
«Certo». 

Ma, sempre seguendo l’ipotesi degli inquirenti, in questo caso il bambino sarebbe stato legato. Quindi nel caso fosse stata la madre avrebbe dovuto cancellare non solo il momento dell’omicidio ma anche quello della preparazione. Possibile?
«Si cancella tutto, qualunque dato che contrasti con la nuova rappresentazione dei fatti. Ma ripeto è un’ipotesi non un analisi del fatto concreto su cui sappiamo ancora troppo poco».


Il Corriere della Sera - Digital Edition


«Ha ucciso Loris». I pm fermano la madre
Sentita per quasi sei ore: non ha confessato. È accusata di omicidio aggravato e avrebbe agito da sola 
Foto 6
SANTA CROCE CAMERINA (Ragusa) Pesa come una cappa agghiacciante l’ipotesi che in fondo alla provincia di Ragusa, fra serre e barocco, si sia ripetuto un «caso Cogne», come ritengono i magistrati che, dopo quasi 6 ore di interrogatorio, ieri notte hanno deciso di sottoporre a fermo Veronica Panarello, la madre del piccolo Loris, accusata di averlo strangolato, da sola, senza complici, con una fascetta da elettricista occultandone poi il cadavere. È la svolta impressa nel giorno dell’Immacolata a un’inchiesta seguita da tanti investigatori specializzati che da alcuni giorni si scambiavano messaggi sulle contraddizioni, anzi, sulle «bugie» della madre chiamandola semplicemente «la Franzoni».
La svolta maturata a mezzanotte, mentre la madre sospettata di omicidio aggravato continuava a negare replicando con toni accesi ai magistrati, è stata determinata dalle contraddizioni fra quanto dice lei e quanto hanno «visto» le telecamere. Era arrivata davanti al procuratore della Repubblica Carmelo Petralia e al sostituto Marco Rota come persona informata dei fatti, ma al culmine di un confronto condotto senza avvocato la posizione è mutata ed è stato chiamato il legale comunicando l’adozione del provvedimento. Seguito dall’accompagnamento di Veronica Panarello in questura dove trascorre la notte in attesa della ripresa mattutina dell’interrogatorio e, con tutta probabilità, di un trasferimento in carcere. «È indagata ma non significa che sia colpevole» ripete l’avvocato Francesco Villardita.
Il cappuccio del giubbotto calato sul volto, una sciarpa gialla a chiusura, passetti veloci sui gradini di casa assediati dalle troupe televisive. È uscita così alle 5 della sera, seguita dal marito, Davide Stival, che mezz’ora dopo sale anche lui verso il bunker della Procura. Uffici e verbali distinti per marito e moglie. Ascoltati anche dal capo della Mobile Nino Ciavola e dal capitano dei carabinieri Domenico Spataro. I soli ammessi. Per scelta del procuratore che fa sbarrare la porta anche a maggiori e colonnelli bloccati da una guardia giurata: «È un ordine. Chi è dentro è dentro, gli altri fuori».
Atteggiamento deciso di un procuratore che fino a notte tira le fila su indagini e verifiche, soprattutto sui video delle telecamere. I controlli dicono che Loris non è mai andato a scuola, al contrario di quanto sostiene la madre. E quando ieri sera se l’è sentito ripetere più volte dalla giovane e determinata mamma, Petralia ha tirato fuori tabulati, orari, passaggi della sua Polo nera. Con la contestazione di un buco di 36 minuti durante i quali mamma e bimbo dovrebbero essere rimasti da soli in casa, fino alle 9.30 circa, cioè quando per i medici legali il piccolo muore asfissiato anche se il cuore batterà ancora per poco. Eccola uscire da casa, o meglio dal garage dove ha parcheggiato l’auto e dirigersi lungo la strada che porta a una rotonda e all’imbocco dell’ultimo tratto in cui c’è il canalone della morte. L’auto è inquadrata dalla telecamera di un distributore a 50 metri dall’imbocco, a un chilometro da quel fossato. Ma proprio ieri la definizione tecnica di alcuni frame delle registrazioni lascerebbero intravedere la sagoma della Polo mentre si immette sulla strada del canneto che cela quel canalone.
I rapporti presentati al procuratore parlano di «quadro psicopatico con sdoppiamento della personalità» facendo riferimento a un delitto che denoterebbe freddezza assoluta. Perché Loris è stato ucciso prima legandogli i polsi con le fascette, poi stringendone una al collo. Se fosse vera questa ricostruzione sarebbe sorprendente come il mattino dell’omicidio, verso le 9.30, rispondendo a una chiamata del marito, sul tir in Lombardia, Veronica sia stata priva di emozioni: «Tutto a posto, i bimbi a scuola».
Felice Cavallaro

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