Uno può avere tutta l'accortezza del mondo a buttare qua e là, nel corpo dell'articolo, qualche condizionale o frase "garantista", come il fatto che tizio è indagato solo come "atto dovuto", o Sempronio, su cui convergono tutti i sospetti, nemmeno.
Ma se vuoi, la tua convinzione, il tuo messaggio lo mandi forte e chiaro e per Giusi Fasano, cronista di giudiziaria per il Corriere, inviata fissa a Ragusa, questo è : Veronica è colpevole.
Non lo scrive, certo. Ma se, come me, ne avete letto tutti i reportage in questi giorni, non ci possono essere dubbi. Ovviamente, con questa somma di circostanze strane, tutte convergenti verso una madre che non dice la verità, e che è partciolare di suo, è più facile alimentare il dubbio colpevolista.
In un altro articolo, su La Stampa questo, Veronica Panarello viene descritta come persona chiusa, con scarsi rapporti sia coi propri familiari - addirittura in rotta con la madre - che con quelli del marito, poche amicizie, nonostante sia giovane e viva un un piccolo centro, per non parlare dei tentativi di suicidio, uno addirittura con una fascetta di plastica simile a quella che avrebbe ucciso Loris ( in quel caso la fascetta si spezzò).
Ebbene, dopo 9 giorni così, anche io mi sono fatto persuaso (così direbbe il commissario Montalbano ) che la madre di Loris non è innocente, che un ruolo, nella morte del figlio, lo ha avuto.
Poi mi fermo, mi ricordo che finora sono emersi solo fatti supposti e trapelati, più o meno lecitamente, da coloro che stanno indagando. Insomma, sono condotto per mano da un pensiero unico, che raccoglie frammenti, dichiarazioni, ipotesi e ne fornisce una sola chiave di lettura.
Per cui sono ben deciso di tenere a bada questa mia ormai presente sensazione, e aspetto.
La pista di due persone
legate alla morte di Loris
Si indaga sulle telefonate
Verifiche sulla vita della madre e sul suo passato
DALLA NOSTRA INVIATA SANTA CROCE CAMERINA (Ragusa) Succede anche nel giorno numero nove. Ancora una volta l’inchiesta sull’omicidio di Loris Stival sembra alla stretta finale e di nuovo la giornata passa senza che nulla accada, nemmeno la restituzione del bambino alla famiglia per i funerali. In Procura è un continuo riunirsi per incrociare dati, immagini, tabulati, testimonianze, mentre si aspettano gli esiti degli esami di laboratorio sul dna.
Come anticipato dal Corriere il 5 dicembre, nell’arco di tempo che Veronica Panarello passa a casa con suo figlio Loris dopo aver accompagnato alla ludoteca il suo bambino più piccolo, parla al telefono una volta sola, e per pochi secondi, con suo marito Davide: «Solo un saluto», hanno confermato entrambi.
La conversazione avviene nei 36 minuti tra le 8.49 e le 9.25 di sabato 29 novembre, quelli in cui, secondo le riprese delle telecamere che la vedono entrare e uscire dal portone, Veronica Panarello rimane, appunto, sola con suo figlio Loris. Agli investigatori suo marito ha spiegato che no, non ha colto niente di strano nella voce di sua moglie. Tutto normale.
Era decisamente più agitata, invece, quando lo ha richiamato, più o meno alle quattro del pomeriggio. Le ricerche andavano ormai avanti da più di tre ore e sono stati i carabinieri a insistere perché avvisasse suo marito della scomparsa del piccolo. Secondo la versione di Veronica sparito da scuola, e con la luce del giorno che cominciava a diminuire. Ma l’uomo, in Veneto per lavoro, non ne sapeva nulla. «Ero convinta di ritrovarlo e non volevo che mio marito si preoccupasse per niente» ha detto lei quando qualcuno ha notato tutto quel tempo fra l’allarme per la scomparsa e l’avviso a Davide. Il bambino era già stato ucciso da ore.
Le indagini, per quanto seguano una pista precisa, non hanno ancora escluso ipotesi alternative. Nemmeno quelle sulle quali i primi accertamenti pare non abbiano portato a nulla. Per esempio la tesi secondo cui il bimbo potrebbe essere stato vittima di due persone che potrebbero coprirsi a vicenda, teoria che contemplerebbe anche la pista della pedofilia. Un’ipotesi con molti condizionali e ancora tutta da verificare. E resta non scartata anche l’eventualità che in qualche modo nello scenario di questa storia possa aver avuto un ruolo, fosse anche soltanto come confidente, il cacciatore che ha ritrovato il corpo. Che, va detto, è indagato «soltanto perché è un atto dovuto» come spiegano in Procura.
Una cosa è certa. Gli investigatori stanno scavando soprattutto nella vita di Veronica. Ed è cercando nel suo passato che hanno scovato quel vecchio tentativo di suicidio (uno dei due) che adesso è diventato un elemento delle indagini per l’omicidio di Loris, morto strangolato. Era il 2003 e Veronica provò a impiccarsi con una fascetta di plastica. Un laccio piuttosto sottile che rompendosi l’ha salvata.
Quell’episodio, documentato, ora è agli atti dell’inchiesta, nonostante l’avvocato della donna, Francesco Villardita, ieri pomeriggio abbia dettato alle agenzie di stampa un comunicato per «smentire nel modo più assoluto che la signora Veronica Panarello abbia tentato nel passato un suicidio, sia con che senza l’ausilio di fascette».
Tipo strano, Veronica. Un anno dopo quel tentato suicidio, a fine 2004, si presentò in caserma, a Santa Croce Camerina, per segnalare ai carabinieri la presenza nella zona di Denise Pipitone, la bambina scomparsa a Mazara del Vallo a settembre di quello stesso anno. «L’ho vista» giurò. Fu la sola segnalazione in zona.
Giusi Fasano
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